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Rocca, Ancelotti, Strootman, Zaniolo: quando la Roma piange per il crac al ginocchio

Paolo Franzino

Ci sono principalmente due motivi per cui Damiano Tommasi è stato – e continua a esserlo – così amato dai tifosi giallorossi. Il primo è l'apporto dato nella stagione 2000-01, quella in cui le caratteristiche da mastino dell'Anima Candida risultarono fondamentali per lo Scudetto. Il secondo è legato alla sua scelta, nel 2005, di firmare un contratto al minimo sindacale, per riconoscenza verso la società che lo aveva seguito durante l'infortunio dell'anno prima. Perché nel luglio del 2004, in un'amichevole con lo Stoke City, un'entrata assassina di Taggart costringe Tommasi a finire sotto i ferri. Il referto parla della rottura del crociato anteriore, di quello posteriore, del collaterale mediale esterno e interno e dei due menischi: viene descritto come un infortunio da motocross. Mariani lo opera e gestisce personalmente la riabilitazione, come accadrà con Totti due anni dopo. Il rientro avverrà quindici mesi più tardi, ma Tommasi si toglierà la soddisfazione di realizzare altri quattro gol, prima di lasciare definitivamente la Roma e volare in Spagna.

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