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Rocca, Ancelotti, Strootman, Zaniolo: quando la Roma piange per il crac al ginocchio

Paolo Franzino

Il 1976 non porta fortuna ai giocatori romanisti di quegli anni. Un mese dopo la nascita di Totti, attraverso cui il destino, qualche stagione più tardi, ripagherà i tifosi, Francesco Rocca subisce il primo dei diversi infortuni al ginocchio che gli costeranno la carriera. Il 10 ottobre all'Olimpico arriva il Cesena e il terzino gioca tutta la partita nonostante uno scontro con Bittolo. Il dolore aumenta col passare delle ore, ma Rocca decide ugualmente di giocare con la Nazionale sei giorni dopo, contro Lussemburgo. E anche di proseguire gli allenamenti, fino al 19 ottobre, quando al Tre Fontane, nel tentativo di colpire la palla con il destro, il ginocchio sinistro salta. Rottura del menisco con interesse dei legamenti, più distacco osteo-cartilagineo del condilo femorale interno. Lo stop dura sei mesi, Rocca rientra ad aprile, ma il ginocchio fa ancora male. Salta praticamente tutto il precampionato successivo e a settembre va di nuovo sotto i ferri. Dieci mesi dopo, un'altra operazione per permettere all'équipe del professor Trillat di asportare alcuni frammenti ossei. Rocca torna a giocare nell'ottobre del 1978; il suo calvario, però, non è finito. A maggio il ginocchio si gonfia, viene operato una quarta volta e poi una quinta, nel dicembre nel 1980. Ma ad agosto, durante la preparazione estiva, arriva l'ennesimo stop. È in quel momento che il terzino decide di alzare bandiera bianca, arrendendosi a un ginocchio che non gli permetterà nemmeno di salutare i tifosi nel modo giusto, costringendolo a uscire al diciannovesimo minuto della sua gara d'addio.

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