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Ritiri, ecco gli 'strumenti di tortura'. Tancredi: “La psicocinetica migliora le capacità dei portieri”

C’erano una volta la corda per saltare e la palla medica. Poi arrivarono le sagome per perfezionare le punizioni (care a specialisti come Platini e Maradona) e gli estenuanti su e giù lungo le gradinate degli stadi (con cui Zeman...

Redazione

C'erano una volta la corda per saltare e la palla medica. Poi arrivarono le sagome per perfezionare le punizioni (care a specialisti come Platini e Maradona) e gli estenuanti su e giù lungo le gradinate degli stadi (con cui Zeman 'torturavà i suoi giocatori).

E la gabbia in metallo voluta da Arrigo Sacchi, a Milanello, necessaria ad allenare il Milan degli olandesi. Strumenti spesso nati dall'esperienza diretta sul campo, qualche volta dalla fantasia 'sadicà dei preparatori pronti a tutto, come costringere i compagni di reparto a mantenere le distanze vincolandoli con una lunga corda legata alla caviglia. Oggi anche le attrezzature, come i metodi di gioco, si sono modernizzate ed evolute. E lo dimostrano le novità in cantiere per i ritiri delle squadre che stanno cominciando. Uno degli strumenti più in voga dedicati all'allenamento, in particolare dei portieri, è la macchina 'spara pallonì (fino ad una velocità di 140 km orari). Dopo Inter, Napoli, Genoa e Samp, anche la Juventus ha adottato questo apparecchio - l'Eurogoal di Globus, azienda trevigiana -, in grado di simulare tutti i tipi di tiro, di potenza e ad effetto, ma anche per allenare sui calci d'angolo ed in situazioni complesse di gioco nell'area di porta. Sono però diversi e sofisticati gli strumenti utilizzati sempre più spesso per affinare le tecniche di allenamento.

A Trigoria, ad esempio, la scorsa stagione Montella aveva introdotto i fratini con il Gps per studiare in tempo reale i movimenti sul campo e le distanze percorse da ciascun giocatore. Uno strumento ormai indispensabile è il cardiofrequenzimetro, che consente di monitorare l'allenamento, sapendo in che fascia di pulsazioni sta lavorando il cuore e ottimizzare al massimo l'attività fisica. Tecnologia in primo piano, quindi. Ma senza disprezzare metodi ed 'attrezzì più empirici. Come spiega Franco Tancredi, attuale preparatore dei portieri per la nazionale inglese. «Io spesso uso i palloni da rugby - spiega l'ex n.1 della Roma - perchè hanno un'imprevedibilità nel rimbalzo che affina la reattività. Poi ci sono le tecniche con i palloni numerati o colorati. La psicocinetica migliora la capacità di anticipazione e reazione del portiere. La macchina 'spara pallonì? Ben venga, ma è importante anche l'allenamento classico. La macchina non può imitare la spontaneità del movimento della gamba quando prepara il tiro, un movimento che il portiere deve imparare a 'leggere'»

 

 

(ansa)