(di Alessio Nardo) Ogni storia finisce, nella vita come nel calcio. E’ finita anche quella tra Claudio Ranieri e la Roma, nel modo più triste, dopo un primo periodo di grande amore seguito da incomprensioni, equivoci e disastri. Ultima fermata per il sor Claudio, ormai stordito e stanco, piegato dalle feroci tensioni di un ambiente troppo caliente, affamato. Una fame mai saziata nonostante le imprese, le rincorse, i capolavori. Zero scudetti, zero coppe. Per dirla alla Mourinho ‘zero titoli’, ed è ciò che più conta. La Roma ripartirà dalle sue solite macerie e dai soliti cocci. Quelli che Ranieri raccolse quando arrivò, ereditando una situazione pesante e devastata per poi tramutare tutto in novello paradiso di gioie, sorrisi, buoni rapporti e risultati. Cronaca di pochi mesi fa, già sepolta dall’impietosa velocità del tempo. Riviviamo il percorso, dall’arrivo all’addio, dell’ormai ex condottiero giallorosso.
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Ranieri e la Roma, ultima fermata
(di Alessio Nardo) Ogni storia finisce, nella vita come nel calcio. E’ finita anche quella tra Claudio Ranieri e la Roma, nel modo più triste, dopo un primo periodo di grande amore seguito da incomprensioni, equivoci e disastri.
UNA NUOVA ERA – Sono giorni caldi, afosi, terribili. Siamo nell’estate del 2009 e la Roma vive uno dei suoi classici periodi estenuanti. La crisi, una delle tante, accolta con la solita rabbia di tifosi inviperiti. C’è un allenatore stanco, Luciano Spalletti, ormai ai ferri corti con società e ambiente, rimasto al timone della Magica illuso da presunte rassicurazioni di Rosella Sensi relative al mercato e ai rinforzi. La sessione estiva regala un paio di prestiti (Burdisso e Lobont) e un parametro zero (Guberti), le due sconfitte consecutive in avvio di campionato con Genoa e Juventus fanno crollare una situazione già compromessa. E’ il 1° settembre e Spalletti dice addio, se ne va dopo quattro anni di vittorie e soddisfazioni. L’annuncio del suo sostituto è immediato: arriva Claudio Ranieri, da poco cacciato brutalmente dall’ingenerosa Juve di Blanc e Cobolli Gigli. L’abbronzatissimo tecnico testaccino, di ritorno a casa dopo 35 anni, è un fiume in piena nella conferenza stampa di presentazione. Grinta, entusiasmo, voglia di lavorare e riportare in alto una Roma derelitta. L’effetto Ranieri coinvolge l’intera città che spera in una nuova era di successi. “Dimenticatevi il bel gioco di Spalletti, io porterò il mio pragmatismo”, promessa numero uno. Meno frivolezze, più cattiveria. L’esordio è duro ma vincente: 2-1 in rimonta a Siena, un punto di partenza. Il primo bimestre è un alternarsi di alti e bassi, dura fase di transizione utile a conoscere il gruppo, i giocatori, l’ambiente. C’è anche una minicrisi a complicare il lavoro del mister: ad ottobre la Roma perde tre partite consecutive con Milan, Livorno e Udinese. L’atmosfera è sempre tesa, ma gli imputati principali sono i giocatori. Non certo lui, Claudio, appena sbarcato in un oceanico mondo fatto di problemi e contraddizioni.
IL CAPOLAVORO – E’ il 1° novembre, Ranieri ‘festeggia’ il suo secondo mese di panchina giallorossa. Un anniversario non esaltante. La Roma, reduce dal triplo ko, è immersa nelle malinconie di una classifica orrenda e deve affrontare la durissima contestazione dei tifosi. All’Olimpico c’è il Bologna, ma dalla Sud piovono solo improperi. Persino quando Mirko Vucinic segna il provvisorio 1-1 (dopo il vantaggio di Adailton), uno dei pochissimi gol della storia del calcio accolti con fischi e urla di disapprovazione. Nella ripresa segna Perrotta, finisce 2-1, ma sembra una tappa interlocutoria in un percorso senza via d’uscita. E invece, proprio quel giorno, inizia la magica scalata di Claudio Ranieri. Ventiquattro risultati utili consecutivi, un autentico capolavoro di forza, abnegazione, lavoro e determinazione. Il primo grande volo è del 6 dicembre: Claudio vince il derby, la Roma inizia a sentir profumo di quarto posto e lo raggiunge prima di natale, battendo il Parma all’Olimpico. La città si tranquillizza e si rasserena, ma nessuno osa pronunciare nemmeno per scherzo la parola ‘scudetto’. Il mercato di gennaio regala il 32enne Luca Toni, un rinforzo richiesto e ben gradito da Ranieri, che ne fa il punto di riferimento offensivo in alternanza con capitan Totti. La Roma perde per strada l’Europa League (eliminata ai sedicesimi dal Panathinaikos), ma poco importa: in campionato arriva una vittoria dopo l’altra, punticino dopo punticino l’Inter è sempre più vicina e si giunge al fatidico scontro diretto del 28 marzo: De Rossi e Toni stendono l’armata di Mourinho all’Olimpico, lo scudetto è a -1. La Città Eterna s’infiamma d’entusiasmo, l’Inter il 10 aprile pareggia a Firenze e poche ore dopo la Roma, battendo l’Atalanta, si ritrova in vetta a cinque giornate dalla fine. Una settimana più tardi c’è il derby di ritorno, uno scoglio arduo. E’ il gran giorno delle sostituzioni di Ranieri (fuori Totti e De Rossi all’intervallo), del rigore parato da Julio Sergio a Floccari e della duplice perla di Mirko Vucinic. La Roma sa solo vincere, lo scudetto sembra ormai cosa fatta. Già, sembra. Il sogno si spezza il 25 aprile contro la Sampdoria: i due gol di Pazzini annullano l’1-0 di Totti e la Roma si vede riscavalcata dall’Inter. Le vittorie con Parma, Cagliari e Chievo non serviranno ad evitare la delusione, acuita dalla sconfitta in finale di Coppa Italia. Sempre ad opera dei nerazzurri dell’ingordo José Mourinho.
GLI ULTIMI MESI – E’ finita male, cioè bene. Senza scudetto ma con un secondo posto d’oro in chiave Champions (inimmaginabile ad inizio anno) e con la piena consapevolezza di aver trovato un grande allenatore ed eccelso motivatore, abile nel recuperare ai massimi livelli un gruppo apparentemente morto e sepolto. Siamo alla fine di maggio e già si riparte. La FIGC prega Ranieri di accettare l’offerta per allenare la nazionale italiana, ma Claudio rifiuta. Solo la Roma nei suoi pensieri, e la voglia di conquistare quanto sfiorato nel 2010. Ma i presagi sono subito negativi, qualcosa che non va già si percepisce. Arriva Adriano, la scommessa bufala. Ranieri accetta di giocarsela, ma dal mercato vuole e pretende di più. La preparazione estiva in quel di Riscone di Brunico appare un’allegra scampagnata tra amici, la squadra non ingrana sul piano atletico. Le amichevoli precampionato vanno malissimo: fin troppo sottovalutato l’1-5 rimediato ad Atene contro l’Olympiakos. Arriva la Supercoppa Italiana, finale attesissima. A Milano, a fine agosto, è di nuovo Inter: il gol di Riise illude, la rimonta è firmata da Pandev e Eto’o (doppietta). Ranieri non appare sereno, sembra nervoso. Il campionato parte male: 0-0 interno col neopromosso Cesena. Il mercato regala in extremis al tecnico i due rinforzi richiesti, Burdisso e Borriello. La gente aspetta messaggi positivi, vuol ripartire alla grande dopo la sosta settembrina per gli impegni delle nazionali. Ma alla vigilia di Cagliari-Roma (11 settembre), Ranieri avverte: “Quest’anno è dura, o si rema tutti dalla stessa parte o faticheremo ad entrare in Europa League”. L’1-5 incassato il giorno dopo al Sant’Elia accende la miccia. La Roma è in crisi: perde a Monaco col Bayern in Champions, pareggia in casa col Bologna e riperde a Brescia. Poi c’è l’Inter, stesa da Vucinic all’89?. Il bagliore di una piccola ripresa che in effetti avviene nei mesi di ottobre e novembre. Il terzo derby vinto da Ranieri rilancia definitivamente le ambizioni giallorosse. La gente spera in una nuova grande rinascita,. ma si va avanti ad alti e bassi: il 3-2 in rimonta al Bayern santifica la qualificazione agli ottavi di Champions, la doppia trasferta Palermo-Chievo è una mazzata terribile e imprevista, l’1-0 di San Siro sul Milan firmato Borriello regala un natale sereno e denso di speranze ai tifosi. Gennaio, si riparte. La Roma, eccezion fatta per l’1-2 a casa Samp, non sbaglia un colpo: fatte fuori Catania, Cesena e Cagliari in campionato, Lazio e Juve in Coppa Italia. A fine mese la squadra è terza in campionato e ancora impegnata nelle due coppe. E’ un momento d’oro, la rivincita del tanto criticato Claudio Ranieri. Poi, il baratro. Cinque partite, un disastro. Prima il pari interno col Brescia, seguito da quattro sconfitte consecutive: 3-5 con l’Inter, 0-2 col Napoli, 2-3 con lo Shakhtar e 3-4 col Genoa. Quindici gol subiti, Champions compromessa, classifica devastata da un crollo fragoroso. Le contestazioni a Trigoria divampano, Ranieri capisce di aver perso la sua sfida e il 20 febbraio, intorno all’ora di cena, annuncia: “Me ne vado, per il bene della Roma”. L’amaro epilogo di una storia intensa, finita nel modo peggiore.
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