(repubblica.it - M.Pinci)"Non mollerò". Il derby perso, la classifica che segna un pesante meno dieci dal terzo posto della Lazio, non sembrano avere intaccato le certezze di Luis Enrique.
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“Progetto va avanti, voglio restare 5 anni”
(repubblica.it – M.Pinci)“Non mollerò”. Il derby perso, la classifica che segna un pesante meno dieci dal terzo posto della Lazio, non sembrano avere intaccato le certezze di Luis Enrique.
Anzi. Il tecnico romanista non si arrende, ma rilancia la propria posizione aprendo, per la prima volta, a un prolungamento del contratto in scadenza tra un anno. Senza dimenticare però il futuro a breve termine, il viaggio di domani a Palermo: "L'esame vero è ogni giorno e la partita più importante è sempre la prossima"."NON MOLLO, MI DOVRETE SOPPORTARE ALTRI 5 ANNI" - Due sconfitte di fila da dimenticare, un 2012 senza sorrisi lontano dall'Olimpico. Il viaggio di domani della Roma a Palermo - reduce da 4 vittorie e una sconfitta nelle ultime 5 gare in casa - ha più di un motivo per preoccupare il tecnico asturiano. Che conosce le insidie del viaggio e non si nasconde: "Dobbiamo recuperare dopo una sconfitta, dopo una settimana difficile sul piano mentale per i calciatori. E il presente della squadra è il Palermo, una possibilità difficile, in casa stanno facendo benissimo". Difficoltà che però non fanno pensare al tecnico che all'interno del gruppo ci siano giocatori scontenti del "progetto" tecnico: "È una vostra ipotesi. Io mi sono messo a disposizione della squadra e ho sempre fatto quello che ho ritenuto il meglio per la squadra". Anche per questo, Luis esclude l'ipotesi dimissioni. Con forza: "Non mollerò, continuerò a fare quello che penso sia il meglio per la squadra". Chiarissimo: dipendesse da lui, la sua carriera romanista sarebbe solo all'inizio: "Resto al minimo fino alla fine del contratto. Al minimo, perché sono un uomo di parola. Poi magari mi dovrete sopportare altri 4-5 anni". All'asturiano non sfugge però la realtà di risultati deludenti, che nonostante una fiducia cieca del club potrebbero (potrebbero?) minare la sua posizione: "Il calcio dipende dai risultati, e se i dirigenti riterranno che non sia più la persona giusta mi cambieranno. Ma a prescindere dai risultati, anche se ci sono difficoltà, io resto qui felicissimo". "VOGLIO VINCERE SEMPRE, MA CON IL GIOCO È MEGLIO" - Tempo di esami, quindi. Per il tecnico, ma anche per la squadra: da qui alla fine, 12 partire per valutare chi è da Roma e su chi puntare per il futuro. Ma non ditelo a Luis: "L'esame è ogni giorno - giura l'asturiano - ogni partita. In 12 partite, io cerco la concentrazione e il meglio nella prossima gara, che è sempre la più importante". E allora, per una volta, potrebbe essere più importante vincere che non giocare bene, almeno per dare un segnale. Lo aveva detto pochi giorni fa Sabatini, spiegando che per vincere il derby Luis Enrique sarebbe stato pronto anche a non giocare bene. "Sì, io preferisco vincere sempre, in qualsiasi modo - sorprende Luis - e sono anche convinto che non solo il derby, ma qualsiasi partita, si possa vincere anche giocando male". Una crepa nelle convinzioni a cui il tecnico aveva abituato? Non proprio: "Sono convinto però che sia meglio vincere sapendo perché l'hai fatto, giocando bene. Perché giocando bene si vince di più, almeno queste sono le mie idee". La Roma lo sa e le ha sposate: "Poi è certo che dobbiamo migliorare gli errori che facciamo, quando siamo distratti siamo più vulnerabili. Ma se facciamo bene quello che chiedo, e qualche volta è capitato in questo campionato, è un altro discorso". "UN PASSO INDIETRO MAI" - Luis non si rimangia quindi il progetto estivo, la scelta di puntare su una squadra di giovani. Neanche dopo l'invito di De Rossi a scegliere giocatori di maggiore esperienza: "Un passo indietro mai", giura l'allenatore, "Io non faccio la differenza tra giovani e non giovani, abbiamo con la società il pensiero di fare una squadra forte. L'esperienza si fa ogni giorno, si può essere bravi a 35 anni come Totti o a 19 come Piscitella o Viviani. Conta la qualità". Nessuna accusa, anche per questo, all'immobilismo nel mercato invernale: "Sabatini e Baldini sanno cosa era importante ma abbiamo deciso che a gennaio non c'era fretta. Sono contentissimo di quello che mi hanno dato, non ho rimproveri, anzi. Mi prendo io le mie responsabilità e continuo a pensare che siamo una buona squadra che può fare di meglio". Anche perché, adesso, la parola più in voga a Roma è "fallimento". E Luis che ne pensa? "Ognuno può dire la sua. Io mi aspetto che non sarà così, ma in ogni caso lo dirò alla fine".
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