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Primavera, Bouah: “Voglio tornare per le finali, ma senza rischiare. Riccardi un fratello”

LaPresse

Il terzino classe 2001, ai box per un grave infortunio al ginocchio: "Spero di vincere qualcosa con Riccardi. In questo periodo mi sono avvicinato molto a Calafiori"

Redazione

La Roma continua ad avere a che fare con una vera e propria maledizione infortuni, che negli ultimi mesi ha colpito anche il settore giovanile. L'ultimo a farne le spese è stato Devid Bouah, che a novembre ha subito un grave infortunio al ginocchio. Il terzino classe 2001 si è raccontato ai microfoni di Roma Tv.

Cosa ti manca di più in questo momento?

Mi manca stare con la squadra. Allenarmi insieme a loro e passarci quasi tutta la giornata. Mi ferisce un po’ stare lontano perché ero abituato a stare in campo con gli amici e mi dispiace non esserci per l’infortunio. Ormai è così, sto due-tre ore in fisioterapia, per cercare comunque di tornare nei prossimi mesi. Il mio obiettivo è quello di tornare per le finali e di aiutare la squadra ma non devo forzare troppo allo stesso tempo. Non posso rischiare di farmi male di nuovo, devo stare bene attento a quello che faccio. Voglio rientrare per le finali, anche guardando a luglio se la Nazionale Under 19 riesce a passare il girone dell’Europeo.

Ci tieni tanto alla Nazionale?

Sì perché soprattutto negli ultimi anni sono stato quasi sempre convocato e soprattutto questo salto con l’Under 19 non me lo sarei mai aspettato.

Ridiamoci su: chi sta meglio, tu o Calafiori?

Lui ha avuto un infortunio più grave, ma stiamo lavorando tutti e due: passo dopo passo. Ci siamo avvicinati tanto e abbiamo parlato facendoci forza. Ci siamo detti di stare tranquilli, di non forzare troppo perché sono episodi che in questo sport capitano. Poi ce l’ho anche in classe quindi praticamente ci sto insieme tutta la giornata e spero che anche lui si rimetta al più presto.

Perché Devid con la ‘e’?

Perché mia madre all’epoca aveva un negozio di cd e c’era un cantante che aveva questo nome. Il suo soprannome era Didi ed è anche il mio.

Sei nato qui in Italia…

Sono nato in Italia, mio padre è della Costa d’Avorio. Da piccolo andavo spesso dai miei zii e c’era sempre musica africana: mi piace vivere quell’ambiente. Non sono mai stato lì e non sento un’appartenenza particolare, poi mio padre purtroppo neanche mi ha insegnato il francese, ma mi piace molto la loro musica.

Qual è il primo anno in cui sei entrato alla Roma?

Avevo 10 anni, quindi 7 anni fa. Parecchio tempo fa.

Sbaglio se dico il cambio di ruolo con Toti è stato il bivio nel settore giovanile della Roma?

Sì, devo tutto a Toti. Mi ha cambiato totalmente. Giocare sempre esterno alto e cambiare ruolo quando sono salito con gli Under 17 è stao bello ma anche molto difficile, non pensavo di farcela. Mi ha aiutato molto, all’inizio ci sono state molte difficoltà perché non sai come muoverti. C’è tutta la fase difensiva nella quale tutt’ora devo migliorare perché è un mio difetto. Con questo ruolo però ho fatto il salto di qualità: se fosse andata diversamente forse non sarei qui.

Poi la firma, il rinnovo con la Roma. Il sogno sta prendendo forma?

Da poco ho rinnovato e sono veramente contento, era uno degli obiettivi che volevo anche con mia madre. Significa che la società tiene a te e che ho fatto anche tanti sacrifici.

Sei molto attaccato alla tua famiglia vero?

Sì, abbiamo passato momenti difficili negli anni passati. Una mamma come la mia è difficile da trovare. Si è fatta sempre in due: anche mio fratello gioca qua. Noi abitiamo lontani e lei o faceva avanti e indietro oppure aspettava ore per noi. Le devo tutto. Dedico a lei questo rinnovo.

Pensi che un giorno potresti giocare con tuo fratello?

Questo me lo ha sempre detto anche papà. La prima volta che sono andato allo stadio, prima di entrare nella Roma, mi ricordo era contro l’Udinese lui mi ha detto: “Pensa se un giorno dovessi giocare qui dentro con la maglia della Roma”. Io ho risposto che non lo sapevo perché era una cosa difficile ma lui ha detto che “non si sa mai”. Spero un giorno di esordire e vedere anche mio fratello, o addirittura giocare insieme sarebbe bello.

So che c’è un rapporto particolare con Riccardi…

Lo conosco da tantissimo, è un ragazzo speciale. Lo reputo come un fratello, negli ultimi anni soprattutto abbiamo approcciato in un modo pazzesco gli anni con Toti, siamo saliti solo io e lui e quindi ci siamo avvicinati tanto.

Riuscirete a vincere qualcosa insieme? Non siete stati fortunatissimi…

No infatti, spero che quest’anno riusciremo a portare qualcosa insieme che sia la Youth League o il campionato. Dobbiamo spezzare la maledizione della finale.