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Pirlo, che succede? Fuori con la Roma

Richiamato per scelta tecnica. Mai successo in tredici mesi di Juve. Andrea Pirlo l’intoccabile

Redazione

Richiamato per scelta tecnica. Mai successo in tredici mesi di Juve. Andrea Pirlo l'intoccabile - due sole partite saltate nell'ultima stagione, con migliore media-voto e maggior numero di assist - sperimenta in appena quattro giorni l'accantonamento per turnover e l'uscita anticipata. Nessun pregiudizio: l'opacità della forma è evidente. E gli antidoti tattici progettati per disinnescarlo funzionano sempre di più. A Londra l'ha imbrigliato Oscar, lasciandogli briciole di calcio (53 passaggi in tutto: record negativo della sua storia bianconera), mentre Vincenzo Montella, martedì sera, non ha battezzato marcatori, costruendo però una gabbia con Adem Ljajic e Romero.

TEMPO - L'effetto è comunque identico: Pirlo finisce in trappola, incapace di andare oltre tocchi banali e ritmi ordinari, spento lui e spento il gioco della squadra. Stanchezza, la diagnosi, ma il reggente Massimo Carrera non prescrive riposo assoluto: «Piuttosto dobbiamo trovare il modo di farlo lavorare di più: si gioca ogni tre giorni e non ha il tempo per allenarsi. A Firenze ha accusato anche questo» . Questione di prospettiva, ma la sensazione è che per rilucidare (e gestire) il regista sarà opportuno istituzionalizzare il turnover: avvicendarlo, in caso di incontri ravvicinati, con Paul Pogba, già schierato contro il Chievo e nel finale del Franchi, oppure con Luca Marrone, benché riciclato intanto difensore, in modo da consentirgli un recupero di forze completo.

CONSIGLIO - Pirlo rimane sereno, conosce i paradossi del calcio. Capita, a quelli del suo livello, d'essere additati se per qualche partita non fanno i fenomeni, e capita, a quelli della sua età, che normali flessioni vengano confuse con avvisaglie di tramonto. Figurarsi se può amareggiarsi un ragazzo di trentatrè anni capace di rinascere dopo essere stato scaricato dal Milan: riconosce, onestamente, il momento poco brillante ma lo colloca nei cicli del pallone, senza individuare spie di logorìo anagrafico o di energie smarrite. E la voglia di sbucarne è racchiusa nella reazione avuta al momento del cambio: non stizza verso Carrera, ma rabbia verso se stesso per non aver reso, ancora una volta, secondo gli standard.

FONTE corrieredellosport.it