No, non ci siamo sgonfiati alle prime difficoltà. Non ancora, almeno. L’andata degli ottavi di Europa League ridimensiona il risultato fin qui trionfale del calcio italiano nella vecchia Uefa tra rimpianti e speranze, dubbi e opportunità.
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Pardo: “Roma-Fiorentina partita aperta. Aspettiamoci un altro pareggio”
Un'analisi sulle partite delle squadre italiane della gara di andata degli ottavi di finale di Europa League
Carrizo, perché? Se lo chiedono in queste ore i tifosi dell’Inter. Se questa coppa è la strada maestra per provare a qualificarsi alla prossima Champions League (bisogna vincerla però), allora non si possono fare calcoli e questo vale soprattutto per il ruolo dove il turnover è meno necessario, quello del portiere.
Carrizo ha una buona carriera internazionale, ma ovviamente Handanovic è tutta un’altra cosa. Se la strada nerazzurra adesso è una ripida salita la colpa è tutta in questa scelta, scellerata. Stesso discorso per Ventura. Il Toro paga l’ingenuità di Benassi e lo 0-2 da ribaltare adesso mette paura.
Servirà lo stesso spirito di Bilbao e potrebbe comunque non bastare. Fiorentina-Roma è stata gara di paradossi. La squadra di Garcia sembra fragile, non sta ancora bene, ma alla fine torna a casa con un buon pareggio e un rigore buttato via. I viola fanno mezzora da Grande Bellezza e poi si afflosciano senza energie dopo l’uscita di Pizarro.
La Roma pareggia sempre, la qualificazione è apertissima, bisogna solo capire se al ritorno sarà 0-0 (e passerebbe Garcia) o 2-2 (e a quel punto a godere sarebbe Montella). Scherzi a parte, al Franchi è andato in scena un bello spettacolo, dopo quello eccezionale di Palazzo Vecchio aperto gratuitamente ai tifosi (circa 500) che con il biglietto della partita hanno dato vita a un piccolo, bellissimo, gemellaggio culturale tra due città magnifiche.
Magnifica è anche Napoli e il Pipita ancora di più. L’Europa League non è il suo territorio naturale, lui è più abituato alla coppa dalle grandi orecchie, ma si sta adattando.
E’ la differenza della squadra di Benitez, il campione che sposta gli equilibri.
Lui, e la naturale predisposizione di Rafa per le coppe (unico con Lattek ad averne vinte tre con tre squadre diverse), possono portare molto lontano. Fino a Varsavia, ad esempio. In una notte di fine maggio. A giocarsi tutto, senza paura. Adelante, Italia
No, non ci siamo sgonfiati alle prime difficoltà. Non ancora, almeno. L’andata degli ottavi di Europa League ridimensiona il risultato fin qui trionfale del calcio italiano nella vecchia Uefa tra rimpianti e speranze, dubbi e opportunità.
Carrizo, perché? Se lo chiedono in queste ore i tifosi dell’Inter. Se questa coppa è la strada maestra per provare a qualificarsi alla prossima Champions League (bisogna vincerla però), allora non si possono fare calcoli e questo vale soprattutto per il ruolo dove il turnover è meno necessario, quello del portiere.
Carrizo ha una buona carriera internazionale, ma ovviamente Handanovic è tutta un’altra cosa. Se la strada nerazzurra adesso è una ripida salita la colpa è tutta in questa scelta, scellerata. Stesso discorso per Ventura. Il Toro paga l’ingenuità di Benassi e lo 0-2 da ribaltare adesso mette paura.
Servirà lo stesso spirito di Bilbao e potrebbe comunque non bastare. Fiorentina-Roma è stata gara di paradossi. La squadra di Garcia sembra fragile, non sta ancora bene, ma alla fine torna a casa con un buon pareggio e un rigore buttato via. I viola fanno mezzora da Grande Bellezza e poi si afflosciano senza energie dopo l’uscita di Pizarro.
La Roma pareggia sempre, la qualificazione è apertissima, bisogna solo capire se al ritorno sarà 0-0 (e passerebbe Garcia) o 2-2 (e a quel punto a godere sarebbe Montella). Scherzi a parte, al Franchi è andato in scena un bello spettacolo, dopo quello eccezionale di Palazzo Vecchio aperto gratuitamente ai tifosi (circa 500) che con il biglietto della partita hanno dato vita a un piccolo, bellissimo, gemellaggio culturale tra due città magnifiche.
Magnifica è anche Napoli e il Pipita ancora di più. L’Europa League non è il suo territorio naturale, lui è più abituato alla coppa dalle grandi orecchie, ma si sta adattando.
E’ la differenza della squadra di Benitez, il campione che sposta gli equilibri.
Lui, e la naturale predisposizione di Rafa per le coppe (unico con Lattek ad averne vinte tre con tre squadre diverse), possono portare molto lontano. Fino a Varsavia, ad esempio. In una notte di fine maggio. A giocarsi tutto, senza paura. Adelante, Italia
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No, non ci siamo sgonfiati alle prime difficoltà. Non ancora, almeno. L’andata degli ottavi di Europa League ridimensiona il risultato fin qui trionfale del calcio italiano nella vecchia Uefa tra rimpianti e speranze, dubbi e opportunità.
Carrizo, perché? Se lo chiedono in queste ore i tifosi dell’Inter. Se questa coppa è la strada maestra per provare a qualificarsi alla prossima Champions League (bisogna vincerla però), allora non si possono fare calcoli e questo vale soprattutto per il ruolo dove il turnover è meno necessario, quello del portiere.
Carrizo ha una buona carriera internazionale, ma ovviamente Handanovic è tutta un’altra cosa. Se la strada nerazzurra adesso è una ripida salita la colpa è tutta in questa scelta, scellerata. Stesso discorso per Ventura. Il Toro paga l’ingenuità di Benassi e lo 0-2 da ribaltare adesso mette paura.
Servirà lo stesso spirito di Bilbao e potrebbe comunque non bastare. Fiorentina-Roma è stata gara di paradossi. La squadra di Garcia sembra fragile, non sta ancora bene, ma alla fine torna a casa con un buon pareggio e un rigore buttato via. I viola fanno mezzora da Grande Bellezza e poi si afflosciano senza energie dopo l’uscita di Pizarro.
La Roma pareggia sempre, la qualificazione è apertissima, bisogna solo capire se al ritorno sarà 0-0 (e passerebbe Garcia) o 2-2 (e a quel punto a godere sarebbe Montella). Scherzi a parte, al Franchi è andato in scena un bello spettacolo, dopo quello eccezionale di Palazzo Vecchio aperto gratuitamente ai tifosi (circa 500) che con il biglietto della partita hanno dato vita a un piccolo, bellissimo, gemellaggio culturale tra due città magnifiche.
Magnifica è anche Napoli e il Pipita ancora di più. L’Europa League non è il suo territorio naturale, lui è più abituato alla coppa dalle grandi orecchie, ma si sta adattando.
E’ la differenza della squadra di Benitez, il campione che sposta gli equilibri.
Lui, e la naturale predisposizione di Rafa per le coppe (unico con Lattek ad averne vinte tre con tre squadre diverse), possono portare molto lontano. Fino a Varsavia, ad esempio. In una notte di fine maggio. A giocarsi tutto, senza paura. Adelante, Italia
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