(Claudio Urbani - ForzaRoma Stadio) Smaltiti (si spera) panettoni, cotechini e spumanti, si torna in campo (una breve, magari sciocca annotazione:
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Nell'anno della verità
(Claudio Urbani – ForzaRoma Stadio) Smaltiti (si spera) panettoni, cotechini e spumanti, si torna in campo (una breve, magari sciocca annotazione:
passeremo a miglior vita prima di vedere, come in Inghilterra, calciatori super ricchi e viziati come Rooney, Drogba, Fabregas, Balotelli ecc. ecc. giocare a Santo Stefano e Capodanno per la gioia dei tifosi britannici?) e per la Roma l'avversario si chiama Catania che evoca due avvenimenti a loro modo storici: l'esaltante, ubriacante trionfo della Roma spallettiana con sette gol nella porta etnea, e il sogno spezzato da Ibra (con corredo di vergognose intimidazioni dei catanesi mai indagate e tantomeno punite) di uno scudetto che sarebbe stato leggendario, per la scansione degli eventi che lo avrebbero determinato (più o meno come quello infrantosi sul colpo di testa di Pazzini il 25 aprile scorso).
Il match dell'Epifania ha un album di fotografie meno ricco e intrigante, almeno alla vigilia, anche se, masochisticamente, l'ambiante giallorosso non perde mai l'occasione per complicarsi la vita. Ma andiamo per ordine e iniziamo dalla note liete, valorizzate dalla vittoria di S.Siro che riapre di fatto il campionato della Roma anche rinfocolando ambizioni di successo che sembravano riposte mestamente nel cassetto dei sogni. Meglio, cioè,della scorsa stagione, dominata dai Mourinho boys per 3/4 e poi quasi gettata via dagli stessi nerazzurri nel finale, coi giallorossi capaci di aprofittarne purtroppo non compiutamente.Stavolta il sovrano equilibrio che regna nel torneo, se fa scrivere e parlare tutti noi di un abbassamento sensibile della qualità complessiva delle squadre di vertice, consente al tempo stesso di alimentare progetti fulgidi pur dovendo superare, come la Roma, mesi in bilico fra crisi d'identità e sprazzi di classe, fra incomrensione dei problemi e lampi di genio.
Ranieri ha vissuto mesi intensissimi, forse tra i più stressanti della sua lunga carriera, ma a nostro modesto avviso, ne sta uscendo benissimo: certo, ha commesso errori, anche gravi, ma ha saputo, insieme ai suoi calciatori, riprendere il filo di quell'energia, quella carica, quell'ambizione che stavano per farci tutti impazzire di gioia soltanto qualche mese fa. Un merito su tutti, per il testaccino: la gestione, perfetta, di Jeremy Menez, sbertucciato anche da chi scrive per la sua indolenza e la dissipazione del suo innegabile, sconfinato talento che Ranieri ha avuto la pazienza e la saggezza di far lievitare anche trattandolo male, anche sostituendolo dopo un tempo. E poi Greco, che Ranieri ha saputo inserire nel puzzle al momento giusto, col ragazzo che ha dimostrato un fosforo e una serietà da veterano.
Per la rosa Menez c'è però la spina Pizarro, e senza entrare nel merito degli spifferi di corridoio che possono anche far venire la bronchite, sottolineiamo l'importanza di un uomo come il cileno, rimasto insieme a Pirlo e Xavi uno dei pochi organizzatori di gioco del calcio moderno, dove a centrocampo spesso si preferiscono i muscoli alla materia grigia.
C'è poi la questione Adriano, che non ci voleva Einstein per capire che era perlomeno come sperare di vincere la lotteria, idea che avevano chiara anche a Trigoria, visto che hanno fatto carte false (e non è solo un gioco di parole, visto che c'è di mezzo Unicredit...) per accaparrarsi Borriello, chiuso al Milan dall'arrivo di Ibra.
Resta l'enorme paradosso di una società in amministrazine controllata come di fatto è la Roma che paga un sontuoso stipendio a un giocatore le cui cose migliori le puoi vedere solo in un dvd vecchio di almeno tre anni.
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