La gente è con José Mourinho. Lo stadio gli ha tributato l'ovazione alla lettura delle formazioni, scrive Gianluca Lengua su Il Messaggero. E il punto fermo della Roma, l'uomo da cui ripartire dopo la crisi di Genova. I tifosi lo hanno capito ed è il suo l'unico nome strillato dal 62mila dell'Olimpico quando lo speaker ha elencato la formazione titolare. Tutto può cambiare, ma non José perché i limiti della squadra sono ormai evidenti. Soprattutto quelli difensivi. Il reparto fa un enorme fatica anche ad arginare il Frosinone di Di Francesco, ma è non sua la colpa se viene venduto Ibanez, poi si infortunano Smalling e Llorente e l'unica soluzione è piazzare Cristante fuori ruolo. Non ha colpa se Ndicka senza il pallone non ha ancora assimilato i movimenti difensivi. Concetti che ha provato a spiegare in una delle conferenze stampa più lunghe da quando è arrivato alla Roma. Il momento lo richiedeva perché il rischio era di presentarsi ieri all'Olimpico con 62 mila tifosi inferociti. Invece, la gente ha scelto di stare dalla sua parte. E se per la squadra si è registrata una leggera freddezza, per lui il calore è stato garantito. Un messaggio ai naviganti, come non succedeva da tempo. Negli anni passati il primo ad essere messo in discussione in un momento di crisi è stato spesso l'allenatore (Di Francesco ne sa qualcosa), oggi è diverso perché la sua caratura va oltre tutto. La gente riconosce che è l'unico fuoriclasse (assieme a Lukaku e Dybala) che non merita di essere esonerato.
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La gente riconosce che è l'unico fuoriclasse (assieme a Lukaku e Dybala) che non merita di essere esonerato
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