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Mascetti: “Roma, un possesso palla interessante. Attenzione all'Atalanta”

Dino Viola lo volle a Roma qualche anno dopo quello scudetto storico conquistato a Verona. Era il 1988.

Redazione

Dino Viola lo volle a Roma qualche anno dopo quello scudetto storico conquistato a Verona. Era il 1988.

Franco Sensi, addirittura, lo impose a dispetto di Luciano Moggi, che transitò per un annetto a Trigoria, ma che non ebbe mai quel potere a cui era abituato. Anno 1994. Emiliano Mascetti, 68 anni, oggi è semplicemente un osservatore del calcio italiano, incuriosito dal prossimo Roma-Atalanta, due società in cui ha lasciato il segno da dirigente. Il suo passato è stato in campo, in mezzo al campo, da centrocampista, ma anche dietro la scrivania, da direttore sportivo. Del periodo romano ricorda tutto, persino di un amico giornalista.

Subito l’attualità, dunque, Roma-Atalanta?

“Partita complicata per entrambe. Il risultato è aperto e non saprei prevederlo. La squadra di Colantuono è partita benissimo, con spirito combattivo, per recuperare la penalizzazione. Da Luis Enrique, invece, mi aspettavo qualcosa di più”.

Cosa, in particolare?

“Ho visto la partita col Siena e non mi ha del tutto convinto. Il possesso palla è interessante, ma deve essere velocizzato, altrimenti non serve a nulla. Bisogna dare del tempo all'allenatore, anche se non sarà semplice in una piazza come Roma, dove si vuole tutto e subito”.

Eppure, si è arrivati ad applaudire la squadra dopo la sconfitta interna col Cagliari.

“Un bellissimo gesto. D’altronde, la gente di Roma è passionale, ma sa stare vicino alla squadra nei momenti di difficoltà. Hanno anche un’altra qualità: sanno responsabilizzare i giocatori, che con quella maglia devono sempre dare il massimo. Ricordo, per esempio, la stagione del Flaminio con Radice (’89-’90, ndr): il presidente ad inizio anno mi disse che non c’erano soldi e non si poteva costruire una formazione molto attrezzata. Con la grinta dei ragazzi e il sostegno di uno stadio sempre pieno e caloroso, facemmo un ottimo campionato”.

I tempi sono cambiati: ora la Roma è in mano ad una proprietà americana.

“È sicuramente una buona opportunità per il nostro calcio. Se prendiamo spunto dalle esperienze inglesi, c’è solo da star tranquilli. Evidentemente, l'Italia suscita interesse anche all’estero e questa è una buona notizia. Vedremo come andrà, la squadra è stata rinnovata e c’è bisogno di pazienza”.

Da ds a ds: un giudizio su Walter Sabatini?

“È una persona seria, lo conosco abbastanza, avendolo frequentato in tanti anni di lavoro. Sa di calcio e questo è il suo segreto, non a caso ha fatto buone cose ovunque”.

A Roma si parla tanto di stadio di proprietà. Ai suoi tempi, Viola ci provò a lungo, senza fortuna.

“Ricordo bene quei giorni: il presidente era deciso ad andare fino in fondo, ma non riuscì mai a mettere il primo mattone. Dino era un grande dirigente, aveva capito il futuro con vent'anni d'anticipo”.

Ha qualche rimpianto per il suo trascorso romanista?

“Giusto non aver portato a casa la Coppa Uefa del '91 contro l'Inter. Quella fu una stagione esaltante, arrivammo a giocare due finali: una europea, l'altra di Coppa Italia, che vincemmo con la Sampdoria. L'Olimpico di quei tempi era uno spettacolo. Scusi, mi permette una cosa?”.

Certo, prego.

“Volevo mandare un pensiero ad Alessandro Vocalelli, il direttore del Corriere dello Sport, per la scomparsa del padre. Non lo sento da un po', lo abbraccio in questo momento così difficile”.

 

 

FONTE. LaRoma24.it