(di Mirko Porcari) -“La Roma ha grandi campioni, gente come Totti, De Rossi e Perrotta.”
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Ma Perrotta?
(di Mirko Porcari) – “La Roma ha grandi campioni, gente come Totti, De Rossi e Perrotta.”
Ripensando alle parole estive di Luis Enrique, è logico chiedersi cosa sia cambiato nella sua personale gerarchia: tre nomi per assaporare l’essenza della squadra, tre campioni del Mondo che hanno vissuto una stagione con altalenanti fortune.
Di Totti e De Rossi sappiamo tutto e anche di più: tra incomprensioni e ritardi, fra carezze e colpi di scena, le due anime della Roma continuano ad essere il fulcro di un progetto in chiaroscuro. Per Simone Perrotta, invece, la storia sta proponendo un canovaccio differente: le foto di Brunico, nelle quali l’asturiano si confrontava, sorridente, con uno dei senatori giallorossi, sono ricordi sbiaditi da una presenza sempre più anonima.
Con quella di domani a Palermo, il centrocampista ha bissato l’esclusione del derby, sollevando più di un dubbio su cosa stia accadendo dalle parti di Trigoria: dopo l’esperimento da terzino destro, per l’ex calciatore del Chievo si sono praticamente chiuse le porte della prima squadra (14 presenze quest’anno, delle quali solo sette da titolare), una retrocessione silenziosa che lo ha visto scavalcato dai vari Greco, Simplicio e, roba di queste ultime settimane, anche da Marquinho. Dal Bernardini si parla di un infortunio di lieve entità, un risentimento ai flessori che ha portato il mister a decidere per un forfait del centrocampista, ma la sensazione che dietro ci sia uno “stop” diplomatico inizia a farsi largo tra i misteri stagionali in giallorosso.
Nonostante il rinnovo del contratto per un altro anno (nuova scadenza nel giugno 2013), la sua esperienza sembra non essere più parte integrante di un gruppo in cerca di identità: con l’infortunio di Pjanic e le “relative” garanzie date dalle alternative in mediana, in molti pensavano di rivedere SuperSimo al centro della manovra romanista, un “ritorno al passato” supportato dal dinamismo di Gago e dalla grinta di De Rossi; il tecnico, però, ha preferito convocare il giovane Matteo Ricci, uno dei protagonisti della Roma Primavera, riprendendo il filo della “linea verde” in una delle trasferte più difficili.
Le analogie con la situazione di Marco Cassetti prendono consistenza se si analizzano le parabole discendenti del feeling con l’asturiano: da imprescindibili per l’idea di gioco di Luis Enrique a semplici spettatori di un finale di campionato in cui la Roma vivrà solamente di tanti rimpianti, un abisso che potrebbe segnare la fine di una storia pluriennale.
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