(goal.com)Davvero non si sa più da dove cominciare quando si parla della Roma. A volte la sensazione è quella di essere unici, in Europa e forse nel mondo, sempre così strani e così imprevedibili nelle prestazioni e nei risultati. Forse nemmeno il bookmaker più scaltro ed esperto riuscirebbe a valutare correttamente come potrebbe finire una partita dei giallorossi.
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Lupa da psicanalisi: manca totalmente la voglia di vincere
(goal.com) Davvero non si sa più da dove cominciare quando si parla della Roma. A volte la sensazione è quella di essere unici, in Europa e forse nel mondo,
La squadra ha delle caratteristiche peculiari che forse nessuna ha. Ha un attacco con un mix di giovani ed esperti, una giusta media, che dispone di classe sopraffina e grandi capacità che gli permettono di segnare tanto e far sognare chi li guarda. Poi c’è un centrocampo molto strano, sicuramente non ben assortito perché tra dinamismo e tecnica non si capisce chi deve difendere e fare da filtro e chi invece deve partecipare attivamente alla manovra.
De Rossi è l’esempio lampante di questo equivoco, ma anche Pjanic e Tachtsidis rimangono due misteri a sé stanti: perché il primo non è un incursore ma dovrebbe esserlo nei piani del mister, mentre il secondo viene continuamente confermato ed incensato dall’allenatore quando è evidente ormai a tutti che non è in grado di guidare da titolare una squadra come la Roma.
Non ha le spiccate qualità per interpretare un ruolo così importante e delicato, visto che le sue lacune spaziano dalla fase difensiva alla costruzione del gioco ma questo sembra importare poco a Zeman che, per difendere le sue scelte, conferma che invece si sta comportando come richiesto. Un paradosso che va sistemato quanto prima grazie al buon senso e alla saggezza.
Poi c’è la difesa, spesso sotto attacco dei media e dei tifosi come la prima responsabile delle imbarcate prese a tutte le latitudini.
Ma se analizziamo bene anche le reti subite, non è che tutte le volte si può dare la croce addosso ai terzini o agli stopper: sono forse goal “da difesa di Zeman” quelli presi con il Catania alla prima giornata?
O lo è forse quello di Domizzi ieri sera, su passaggio di testa di Osvaldo? È tipico del gioco di questo allenatore il fatto che, in occasione del ridicolo rigore concesso all’Udinese, sia Lamela a perdere stupidamente palla con un appoggio sbagliato e lento sulla trequarti offensiva?
Questo porta, ad esempio, a lanciare un contropiede che si stava già spegnendo se non fosse intervenuto l’arbitro di porta, questa nuova entità della quale abbiamo capito come se ne possa fare a meno volentieri visto che i danni procurati in 9 giornate di Serie A sono maggiori rispetto a i vantaggio ottenuti.
C’è soltanto un’opinione in più alla quale far fronte, che interviene addirittura autonomamente e non su richiesta del primo arbitro in caso di dubbio o indecisione, come invece dovrebbe essere.
Perché finora non ci si è lamentati su queste pagine di nessun comportamento arbitrale nei confronti della Roma e non è stato certo il giovane Massa a far perdere da 2-0 a 2-3 la Roma ieri sera. Possiamo soltanto sarcasticamente dire che una decisione del genere non aiuta a conquistare un risultato che sarebbe stato meritato.
La Roma comincia male la partita? Potrebbe finire 4-0 per gli avversari. La Roma ha venti minuti di sbandamento totale? Può andare sotto 2-0 e poi però vincere quattro a due. La Roma va in vantaggio dominando, mostrando bel calcio e occasioni a go-go? E’ probabile che perderà in rimonta.
Questo continuo ragionamento al contrario sta logorando menti e cuori dei tifosi, che non sopportano più altalene pazzesche di risultati, prestazioni e umore a distanza di pochi secondi gli uni dagli altri.
Se si comportasse così un essere umano qualsiasi, gli consiglierebbero un medico bravo. La Roma non può andare in blocco dallo psicologo, ma una soluzione la deve trovare: deve trovare un’unità di intenti, perché è quella che tiene insieme difesa e attacco, il centrale con il terzino, è quella che ti fa fare un metro in più per mettere in fuorigioco la punta, è quella cosa che ti fa reagire subito appena senti un campanello d’allarme che gli altri stanno per segnare.
È il contrasto più deciso, è il passaggio più preciso. È quella dannata voglia di vincere contro i rimpalli, l’arbitro e la sfortuna. Quella che, ad oggi, manca totalmente a questa Roma.
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