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La Roma riparte col piede giusto e Pallotta sorride

(di Daniele Scasseddu) – Il 2012 inizia come era finito il 2011. Luis Enrique, in fondo, non chiedeva altro. Il timore che viaggi, panettoni, pandori, torroni e brindisi potessero essere ancora presenti nelle menti e nelle gambe romaniste è...

Redazione

(di Daniele Scasseddu) - Il 2012 inizia come era finito il 2011. Luis Enrique, in fondo, non chiedeva altro. Il timore che viaggi, panettoni, pandori, torroni e brindisi potessero essere ancora presenti nelle menti e nelle gambe romaniste è stato spazzato via dai fatti:

doppietta di Totti, De Rossi coccolato da tutto l’Olimpico, tutti gli altri sempre sul pezzo, James Pallotta felice e contento e il povero Chievo spazzato via. Gennaio è il mese del mercato di riparazione, vedremo se la Roma riuscirà a mettere a segno quei colpi che le permetterebbero di andare a completare una rosa già valida.

 

LA PRIMA DI PALLOTTA ALL’OLIMPICO -«Sono molto contento di aver portato fortuna a Totti – ha dichiarato l’imprenditore statunitense – è una stata una giornata bellissima. Sono rimasto impressionato dal pubblico e dalla Curva Sud che non ha mai smesso di incoraggiare i calciatori». Queste le parole di James Pallotta, il vero ed il più importante investitore della nuova società. La Roma ha messo in campo un’altra grande prestazione e prosegue così la striscia positiva iniziata nel dicembre del 2011. Il calcio di Luis Enrique, da meno di un mese e con una sosta in mezzo per le festività di diciotto giorni, non è più solo il possesso palla fine a se stresso. I tre successi consecutivi e la seconda partita senza prendere reti sono il messaggio dell’asturiano alle grandi del torneo. La Roma lievita nel gioco e raccoglie punti. L’impronta non è italiana. Il risultato è la conseguenza di un’iniziativa che i giallorossi non vorrebbero mai lasciare agli avversari.

Quando ci riescono, come all’inizio della gara con il Chievo, vanno al tiro con facilità. Dieci punti nelle ultime 4 partite. Il segreto? La ritrovata compattezza difensiva, con soli due gol subiti nelle 4 sfide, contro i 17 delle precedenti 13. Ma non per Luis Enrique, che sull'argomento è chiaro.«La mia unica chiave di lettura è che il lavoro alla fine paga. Ma c'è ancora tanto da fare, stiamo insieme da soli 5 mesi. Il Chievo non era facile da affrontare, si difende sempre in dieci dietro la linea del pallone. Abbiamo fatto una partita "completa", bene in tutte le fasi. Dopo una sosta c'è sempre un po' di paura. Ma non chiedetemi pronostici, sapete che la classifica non la guardo». Ora, però, mercoledì c'è la Coppa Italia e la Fiorentina, la squadra che ha messo a rischio il suo futuro. «È una partita che voglio vincere, il k.o. per 3-0 di Firenze è stato una vera ingiustizia». Per riuscirci, Luis Enrique si affiderà anche al turnover.

Sicuro il rientro di Rosi e Borini. Aleandro, che in settimana aveva saltato qualche allenamento per via della febbre, negli ultimi due giorni si era allenato col gruppo ma Luis Enrique non lo ha portato neanche in panchina. Se oggi sarà in campo senza problemi, è probabile che mercoledì tocchi di nuovo a lui sulla fascia destra. Un altro che è pronto per tornare nella lista dei convocati è Fabio Borini: l’attaccante manca da fine ottobre quando, schierato titolare contro il Milan, ha subìto dopo pochi minuti una lesione muscolare. Da una settimana si allena col gruppo, fosse stato per lui sarebbe tornato già col Chievo, ma Luis Enrique e lo staff medico vogliono andarci coi piedi di piombo anche per evitare ricadute.

LE “IDEE CHIARE” DI DE ROSSI - Passa un altro giorno e Daniele De Rossi è ancora senza contratto: questa è l’unica certezza sotto gli occhi di tutti. Il resto è il campo. Non poco.Perché il centrocampista, prima di lasciare il posto a Greco per una decina di minuti, gioca un’altra grande partita. Quando torna in panchina, dopo il coro della Sud nel riscaldamento, è standing ovation. Partecipa anche James Pallotta, il socio forte del consorzio Usa, alzandosi in piedi per battere le mani con i quarantamila. Si unisce Luis Enrique che lo abbraccia, come farà più tardi con Francesco Totti, lasciandolo andare in panchina dove lo aspetta una borsa del ghiaccio con cui attenua il fastidio muscolare che si porta dietro da un mese. De Rossi, quando si concede per le interviste a caldo, parte proprio dal lungo applauso dell’Olimpico al momento della sostituzione.

«La standing ovation non è legata al mio futuro. Ovviamente. Il rapporto che abbiamo nasce da una decina d’anni. Io continuo a non parlarne, anche se ho le idee sempre più chiare e continuo a lavorare». Normale che debba anche approfondire sulle sue «idee sempre più chiare»: «Significa che in questa città una parola o una virgola in più scatenerebbero quello che non voglio scatenare. C’è un’attenzione mediatica che non dico spaventa ma mi fa impressione perché io sono uno che, se non è in prima pagina o su Sky sport 200 con servizi di dieci minuti, vive benissimo lo stesso». Non vuole sbilanciarsi, insomma, nemmeno in senso positivo. Per non illudere, forse, visto che ancora non ha messo niente per iscritto. «Per me l’importante è che la Roma vinca» è la prima cosa che si sente di aggiungere. I prossimi saranno giorni

TOTTI SEMPRE PIU’ NELLA STORIA - «È stata una liberazione, ma ero consapevole che prima o poi sarei tornato al gol. Era una giornata che aspettavo da tanto, vincere con i miei gol non succedeva da un po'. Sono contento per me, per la squadra e per i tifosi. La doppietta la dedico ai miei figli, non erano più abituati». Ha cominciato l'anno nel migliore dei modi, Francesco Totti, con una doppietta che fa salire a 209 il totale dei suoi gol in serie A. E, tanto per far vedere che il 2011 è finalmente alle spalle, ha realizzato entrambi i rigori assegnati dall'arbitro Russo. «Scusate il ritardo» c'era scritto sull'immancabile maglietta celebrativa mostrata dopo il primo, che gli è costata l'ammonizione. Francesco Totti è tornato, precisamente è tornato al goal, in quanto con lui in campo la Roma, ha davvero perso pochissimi colpi.

SCENARI DI MERCATO Il mercato è già in fermento e la Roma sta cercando di mettere a segno alcuni colpi in ottica rinforzamento. In attacco difficilmente si tornerà sul mercato se non per un calciatore che potrà tornare utile alla causa non solo per i prossimi tre mesi ma anche per quelli a venire. Per il centrocampo, il nome segnato con l’evidenziatore sulla scrivania di Sabatini rimane Casemiro del San Paolo. E’ previsto un contatto in questi giorni con il procuratore Joseph Lee. Ma finché non si conoscerà il destino di De Rossi, la Roma non sa quante risorse investire tra i mediani. Servirà pazienza. E mentre Guarin del Porto sembra allontanarsi per una questione di costi, in Brasile sono ancora raggiungibili Paulinho del Corinthians e Marquinho del Fluminense. Intanto, Sabatini si sta dedicando alle operazioni di taglio e tratta le cessioni di Barusso e Antunes. Okaka è vicino al Parma. Cicinho non ha offerte e potrebbe restare. Caprari, che Luis Enrique non vorrebbe perdere adesso, andrà al Pescara a fine mercato, quando sarà stato preso un altro attaccante. In settimana, infine, è atteso a Trigoria Beppe Bozzo. Oltre a rappresentare Quagliarella e Pizarro, è il manager di Greco, che firmerà fino al 2015.