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La favola dei “secondi”

(di Mirko Porcari) – Storie da un anno di calcio, di quelle che piace leggere perchè non parlano sempre delle stesse persone: la Roma di oggi è fatta di una “ribalta anomala”, in cui si mischiano, a volte scavalcandosi, le...

Redazione

(di Mirko Porcari) - Storie da un anno di calcio, di quelle che piace leggere perchè non parlano sempre delle stesse persone: la Roma di oggi è fatta di una "ribalta anomala", in cui si mischiano, a volte scavalcandosi, le gerarchie immaginate all'inizio della stagione, regalando sorprese e momenti indimenticabili.

Fabio Simplicio è l'emblema della rinascita dei "secondi": gli esperti li chiamerebbero riserve, ma guai a considerarli solo dei rincalzi. Arrivato in punta di piedi, il brasiliano ha vissuto in un cono d'ombra per buona parte dell'estate, oggetto misterioso rinnegato dal suo ex presidente, Maurizio Zamparini: "A Roma farà ben poche partite, nel suo ruolo c'è Perrotta, un intoccabile" . Mai previsione fu più infausta: condizione fisica migliorata e fiducia ad oltranza di Ranieri, così Fabio Simplicio ha conquistato una maglia da titolare nel centrocampo dei campioni, prima ovviando alla prolungata assenza di Pizarro, poi costringendo il tecnico a cucirgli un ruolo su misura. L'apoteosi nel derby dell'altra sera, un gol in cui sono racchiuse tutte le caratteristiche migliori di un calciatore silenzioso: rapidità, senso del gol ed un'innata bravura nei tempi di inserimento. Discorso analogo per Philippe Mexes: i gradi, nella scorsa stagione, glieli aveva tolti Nicolas Burdisso. L'argentino era partito con il favore della critica grazie alle ottime prestazioni nel corso di un anno (quello passato) in cui era stato il dominatore assoluto dell'area giallorossa. L'avvio di campionato ha rispettato le previsioni: Burdisso titolare e Mexes a guardare, una condizione alimentata anche dalle voci sul francese, visto al centro degli intrecci di mercato e lontano anni luce dal progetto romanista. Il lavoro, nel tempo, ha cambiato le carte in tavola. Mexes ha ritrovato stima e campo, offrendo il meglio del suo repertorio ed aprendo ufficialmente il turn-over anche in difesa: adesso si guarda al suo futuro con rinnovata serenità, pur essendo in scadenza di contratto non è più così azzardato ipotizzare un nuovo matrimonio pluriennale. Anche Jeremy Menez ha dovuto fare i conti con l'imprevedibilità del destino: da "optional di lusso" a pedina fondamentale, un passo più lungo di quanto non sembri. Se i mezzi tecnici non sono mai stati messi in discussione, ben altro discorso c'è da fare dal punto di vista caratteriale: "Non si impegna abbastanza" oppure "fa tutto da solo" le critiche con cui ha dovuto convivere nel corso del triennio giallorosso, una situazione rivoluzionata nel tempo grazie anche al supporto incondizionato di Claudio Ranieri: il "diamante grezzo" è stato minuziosamente incastonato nel meccanismo della squadra, un lavoro certosino portato avanti tra musi lunghi e sorrisi inaspettati. Adesso la Roma si gode i suoi "secondi", il campionato è lungo, non è detto che non si possa raccontare ancora qualche nuova favola...