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In A media di 23.081 spettatori. Il sogno è un nuovo stadio

(repubblica.it Spy Calcio – F. Bianchi) Stadi e spettatori: un vecchio problema italiano, mai risolto. Ha ragione Giancarlo Abete quando sostiene che la legge sugli stadi (impantanata alla Camera da anni, una vergogna tutta italiana) è...

Redazione

(repubblica.it Spy Calcio - F. Bianchi) Stadi e spettatori: un vecchio problema italiano, mai risolto. Ha ragione Giancarlo Abete quando sostiene che la legge sugli stadi (impantanata alla Camera da anni, una vergogna tutta italiana) è quanto mai indispensabile, e basta guardare l'esempio della Juventus.

Ma certe situazioni vanno analizzate con maggiore serenità: siamo sicuri ad esempio che a Roma ci voglia davvero uno stadio nuovo, anzi due? Sia la (New) Roma che la Lazio pensano infatti al loro impianto, più raccolto (circa 40.000 posti) e più confortevole. L'Olimpico (oltre 70.000 posti) viene considerato troppo scomodo, dispersivo e non adatto al gioco del calcio. Può anche darsi che sia vero, ma prima di imbarcarsi, e di questi tempi poi, in un'impresa come la costruzione di due nuovi impianti (e poi dove, e con quali servizi?) guardiamo a qualche cifra. Stagione attuale: la Roma ha una media di 38.875 spettatori, con un incremento del 14,4% rispetto alla precedente stagione. Nel 1970-71 , nello stesso impianto, l'Olimpico, la Roma aveva 50.625 spettatori medi, nel '73-'73 erano 47.597, nel 1982-83 erano 54.410, nel 1994-95 erano 56.356, nel 2000-'01 erano 64.270... Un calo significativo. Lo sa Mister Pallotta? E, altra domanda: la colpa è solo dell'Olimpico? O ci sono di mezzo altri fattori (la crisi economica, lo strapotere delle tv, un nuovo modo di "fruire" lo sport, la tessera del tifoso, eccetera)? Stesso discorso si può fare della Lazio: 53.184 spettatori medi nel 1998-99, 34.607 nella stagione in corso. Dove vuole costruire il nuovo stadio Lotito? Speriamo sia facilmente raggiungibile dai mezzi e i prezzi non siano troppo alti (a proposito: perché non abbassare quelli dell'Olimpico visto che è sempre mezzo vuoto?). Ma non è un discorso soltanto relativo alle due romane. Gli spettatori restano pochini, con grandi "buchi" sugli spalti. In base ai dati della Lega di serie A, e del suo attento Centro Studi, la media spettatori della stagione 2011-12 sinora è stata di 23.081.

Un incremento del 4% rispetto a quello dello stesso periodo della stagione 2010/2011 (22.197) e una lievissima flessione (- 0,25%) rispetto a quello delle prime sedici giornate del campionato 2009/2010 (23.137). Di solito in inverno ci sono meno spettatori che poi crescono verso la primavera. La scorsa stagione fu chiusa infatti con una media di 23.541 (24.126 l'anno precedente): c'è da sperare quindi che un vivace girone di ritorno porti più gente negli stadi (soprattutto se Roma e Napoli continueranno ad andare bene come ultimamente), in modo da chiudere così in linea con gli anni precedenti. E' chiaro comunque, e questa non è certo una scoperta, che la percentuale di riempimento dei nostri impianti è lontanissima rispetto a quella della Premier League e della Bundesliga. Per quanto riguarda i club, quest'anno comanda ancora l'Inter (media 50.629) davanti a Napoli (43.660) e Milan (41.606). Sono numeri ragguardevoli, per carità, ma si tratta sempre di stadi, San Siro e San Paolo, con larghissimi vuoti.

Exploit della Juve, con il 66 per cento in più grazie al nuovo impianto e una politica forte di fidelizzazione, con il concetto del "ritorno a casa" molto gradito dai tifosi. Ma cosa fanno, salvo rare eccezioni, gli altri club per venire incontro ai loro tifosi? Poco (qualcosina, di recente, il Milan). Perché non hanno studiato qualche nuova iniziativa per la ripresa del campionato? Perché non "curano" di più i loro abbonati (con relativa tessera del tifoso), e quei pochi ormai che vanno anche in trasferta? Il discorso deve essere globale: non bastano i sogni degli stadi nuovi, poi bisogna essere capaci (la Juve lo è stata) anche di riempirli. La Figc, di recente, con Michele Uva, aveva tenuto un importante corso per i dirigenti di club, proprio sul pianeta-stadi. Iniziativa che va ripetuta.

Serie B: qui c'è un aumento, e anche significativo. Un più 27 per cento importante. Media spettatori 6.190 (prima era 4.870), miglior dato delle ultime quattro stagioni. La squadra che ha più spettatori è la Sampdoria, con media superiori a moltissimi club di a : notevole incremento anche a Torino (più 35 per cento), Verona e Pescara (effetto Zeman). Andrea Abodi, presidente della giovane (ma battagliera) Lega, sa guardare avanti: "Abbiamo trovato molti spazi in più anche in tv ma non basta ancora". Presto un bando d'asta per il triennio 2012-'15. Abodi non solo vuole i soldi in cassa (dopo lo choc Dahlia) ma soprattutto maggiore visibilità. La B non si sente un figlio minore della A, ma sta cercando la sua strada (anche scendendo da 22 a 20 club, speriamo il più presto possibile).

Lega Pro: un anno importante, il 2011. L'ex serie C si è ripulita di tanti club fallimentari e dato un nuovo assetto più stabile: merito di Mario Macalli e del suo staff (in testa Francesco Ghirelli, ex segretario generale Lega A-B e Figc). Gli spettatori sono aumentati, ricorda Macalli, "e abbiamo piazze come Terni e Taranto con 6000 spettatori, Perugia e Catanzaro con 3000". C'è spazio anche nel calcio cosidetto minore, quello dei derby, dei campanili. Non esistono solo Milan e Juventus (vero, Andrea Agnelli?). Anche il piccolo calcio ha la sua dignità. Restano ancora problemi (l'ultimo, la gloriosa Triestina che rischia il fallimento) ma quando si arriverà a solo tre gironi da venti squadre ciascuno, allora anche il calcio della Lega Pro avrà trovato una sua dimensione più stabile.

La crisi e il volley femminile: troppi costi, troppe straniere... La crisi tocca anche il volley (femminile): il Conegliano, che faceva una media di 3000 spettatori, non pochi, ha dovuto ritirarsi dalla A1. Il campionato adesso ha solo 11 squadre. Il presidente della Lega Volley Femminile, Mauro Fabris, non ne fa un dramma, "era inevitabile", ma sa guardare avanti: "Dobbiamo trovare soluzioni sui discorsi delle straniere, sugli spazi del campionato, compresso dall'attività internazionale che non aiuta certo la visibilità. Dobbiamo aprire un tavolo con la Federazione". Giusto: semmai, andava fatto prima. Alcune azzurre di spicco per guadagnare di più vanno all'estero, in Russia come in Cina e in 5 anni circa 10 club non ce l'hanno fatta a continuare l'attività. Un altro (piccolo) esempio: il Donoratico è andato avanti in A2 femminile con estrema dignità, poi ha dovuto chiudere i battenti. Mancanza di sponsor "forti" e troppo alti i costi di gestione: ma che senso ha spendere gran parte del bilancio per prendere giocatrici straniere, invece di investirlo nei vivai? E pensare che il volley è lo sport preferito dalla ragazze e che la Nazionale di Barbolini (si sta lavorando per riportare la Piccinini) non ci dia qualche soddisfazione a Londra...