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“Il mio Totti a Porta Metronia”

Roma, Porta Metronia: è lì che nel 1976 nasce la storia di Roma e della Roma, Francesco Totti. Roma, Porta Metronia, 2014: non poteva che essere realizzato nelle strade di San Giovanni un murales dedicato al fuoriclasse giallorosso.

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Roma, Porta Metronia: è lì che nel 1976 nasce la storia di Roma e della RomaFrancesco Totti. Roma, Porta Metronia, 2014: non poteva che essere realizzato nelle strade di San Giovanni un murales dedicato al fuoriclasse giallorosso. L’opera campeggia in tutta la sua maestosità sul muro della scuola Pascoli, tra via Sibari e via Apulia. A realizzare l’omaggio al numero 10 è Lucamaleonte, 31 anni, artista conosciuto per gli esperti di Street Art. Romanista “viscerale”, al punto di non voler “parlare parlare pubblicamente di calcio”. Non gli interessa farsi pubblicità con la Roma“parliamo del mio lavoro, è meglio”, ha detto adAs Roma Membership (T. Riccardi).

Parliamo del tuo lavoro, allora: come nasce l’idea del murales?

“Il dipinto murale coniuga due progetti. Il primo, chiamato Mitologia Contemporanea, prevede l’intervento sul territorio del municipio di diversi artisti, alcuni italiani, altri internazionali, che dipingeranno alcuni personaggi della nostra contemporaneità riletti in chiave classica, come a creare un olimpo di miti del presente, ognuno porterà un messaggio e sarà legato alla poetica dei singoli artisti che li interpreteranno. Il secondo progetto, invece, riguarda soltanto il mio lavoro, assieme alla galleria 999contemporary. Sto portando avanti una riflessione sulla condizione di svantaggio nelle sue molteplici forme, condizione che approfondirò nella mia mostra personale “the Underdog””.

E Totti in tutto questo dove viene collocato?

“Sono partito da un presupposto assurdo, un’anomalia di questa società, ovvero che il Capitano, nel suo mondo, può essere considerato fuori età massima per giocare a pallone a dei buoni livelli, cosa che invece continua a fare, con energia, prestazioni e risultati al di sopra della media, e da qui la frase sul muro “Vecchio a chi?””.

Quanto tempo hai impiegato per realizzarlo?

“Lavoravo sulla bozza da un mese. In loco ci ho messo circa una settimana per finire tutto”.

Qual è la foto o l’immagine dalla quale hai preso spunto per la raffigurazione?

“Una foto dal mio archivio di reference, ovviamente ho modificato qualcosa, i capelli e l’espressione, mi piaceva che il Capitano sorridesse guardando il Campo Roma. In questo caso la direzione del suo sguardo è verso il futuro delle nuove generazioni, perché ne traggano esempio”.

È cresciuta la tua popolarità in questi ultimi giorni?

“Ammetto di sì e, dico, in realtà troppo. Non mi piace stare al centro dei riflettori, fino a qualche anno fa neanche mi mostravo in volto durante video ed alle mostre. In questo caso forse ho preso un po’ sottogamba il rinculo mediatico che ha avuto questo progetto, i miei familiari ed i galleristi hanno dovuto affrontare diverse crisi emotive in questi ultimi giorni. Lo userò come stimolo per continuare a produrre con maggiore energia e qualità, e per provare a diffondere la mia visione del mondo più di quanto ho fatto fino ad ora”.

Qualcuno ha già provato a rovinare l’opera imbrattandola con della vernice.

“Il tentativo di vandalismo è stato goffo e sgraziato, sono riusciti ad imbrattare il marciapiede e una piccolissima parte sotto la mascella, dove però c’è una predominanza di nero e che quindi non si nota. Questo intervento non verrà restaurato, dovrebbe essere stata passata una vernice protettiva antigraffiti studiata apposta per casi simili. Verrà quindi sistemato tutte le volte, almeno ci proveremo con i nostri mezzi, sarà anche responsabilità del quartiere sensibilizzare al rispetto”.

Che messaggio trasmette l’arte di strada?

“Questo cambia a seconda degli artisti o del progetto che si affronta, c’è chi parla di sé, chi trasmette una sua critica alla società. Io racconto la mia visione del mondo, di quello che vivo sulla mia pelle e quello che non mi va bene”.

Cosa rappresenta nella tua visione un muro bianco?

“A me piace vedere la città come una tela, sono nato e cresciuto a Roma, e sono abituato a vedere scritte sui muri, mi servono per orientarmi, per ricordarmi dove ho parcheggiato la macchina. Provo a decifrarne i sotto testi, quando e perché sono state fatte. Non riesco ad immaginarmi una città con i muri puliti. C’è una grossa differenza tra arte urbana e vandalismo, ed è importante creare una coscienza pubblica al riguardo, educare le nuove generazioni alla bellezza”.