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Il derby perso lascia il segno, Juan va ko

(Ansa) – Piove sul bagnato in casa Roma. Dopo aver perso il derby e aver detto addio alla zona Champions League, ultimo vero obiettivo stagionale, la formazione di Luis Enrique dovrà fare i conti anche con l’assenza praticamente fino...

Redazione

(Ansa) - Piove sul bagnato in casa Roma. Dopo aver perso il derby e aver detto addio alla zona Champions League, ultimo vero obiettivo stagionale, la formazione di Luis Enrique dovrà fare i conti anche con l'assenza praticamente fino al termine del campionato di Juan.

Il difensore brasiliano, uscito per infortunio nel secondo tempo della stracittadina persa per 2-1 contro la Lazio, è stato sottoposto ad accertamenti strumentali (risonanza magnetica) al ginocchio destro che hanno evidenziato una lesione di secondo grado del legamento collaterale mediale che lo terrà lontano dai campi per circa 45-50 giorni.

La prolungata assenza di Juan, che va ad aggiungersi a quella di Burdisso, spalancherà le porte della difesa a Kjaer: il danese, finora al di sotto delle aspettative, avrà così la possibilità di mettersi in mostra nelle restanti 12 gare. A partire dalla trasferta di sabato a Palermo, che Luis Enrique comincerà a preparare da domani a Trigoria confrontandosi con la squadra e riprendendo gli allenamenti. Il tecnico asturiano, nella trasferta del Barbera, dovrà fare i conti anche con le assenze per squalifica di Stekelenburg, Cassetti e Osvaldo (per quest'ultimo però la società domani presenterà ricorso), e con quella per infortunio di Pjanic (il bosniaco soffre per un affaticamento ai flessori della coscia sinistra e domani si faranno gli esami ecografici per capire se potrà recuperare in tempo per la gara col Genoa dell'Olimpico in programma lunedì 19 marzo), mentre tornerà a disposizione Gago dopo aver scontato il turno di stop inflittogli dal giudice sportivo.

Il giudice che adesso non fa dormire sonni tranquilli alla Roma è però un altro. La pazienza della tifoseria, con la sconfitta nel derby, è infatti ufficialmente finita. La piazza romanista, la stessa che aveva esposto in Curva Sud lo striscione 'Mai schiavi del risultatò, si è sentita tradita da un progetto che non ha mai veramente ingranato e che ora rischia seriamente la deriva. Le parole di Luis Enrique dopo il ko nel derby («non voglio essere l'allenatore di una squadra che non piace al club oppure ai tifosi, ma i giudizi si danno alla fine della stagione. E io mi sono meritato di finire la stagione solo per quello che ho vissuto») sembrano escludere l'ipotesi di dimissioni anticipate, mentre lasciano più di un dubbio sul secondo anno di contratto.

A fare chiarezza sul nuovo corso giallorosso sarà quasi sicuramente il socio forte della cordata statunitense, James Pallotta, atteso prossimamente a Roma (metà aprile) non solo per il programmato aumento di capitale - la cui prima tranche sarà di importo massimo di 50 milioni - ma anche per assumere il controllo formale della situazione e tirare le redini di una gestione che sembra essere sfuggita di mano ai diretti protagonisti.

Dall'altra parte dell'Oceano, infatti, non sono piaciuti alcuni particolari nell'immagine offerta dalla Roma negli ultimi tempi, così come non ha convinto la gestione del caso De Rossi. Gestione che ha lasciato particolarmente perplessi anche i compagni di squadra del centrocampista (Heinze e Osvaldo ne hanno parlato anche pubblicamente), contrariati inoltre dal basso profilo scelto da alcuni dirigenti nel commentare gli errori arbitrali che nel corso della stagione hanno danneggiato la squadra.