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Il calcio si interroga sulla morte di Morosini: “Mettiamo i defibrillatori a bordo campo”

(Di Andrea Corradetti) Esistono dei momenti in cui ogni “malato di calcio” si rende conto della superficialità della propria passione.

Redazione

(Di Andrea Corradetti)Esistono dei momenti in cui ogni “malato di calcio” si rende conto della superficialità della propria passione.

Perché in fondo lo sport è solamente questo: un futile passatempo in un mondo sempre più triste. Solitamente non mi piacciono le decisioni imposte dall’alto, ma stavolta è diverso. Perché se é vero, da un lato, che in casi come questo il mondo si riempie di commenti ipocriti, è anche vero, dall’altro, che davanti a tragedie di questo tipo è giusto fermarsi. Ognuno di noi vive i suoi drammi in modo personale. Qualcuno pensa che sia corretto chiudersi nel dolore, mentre altri ritengono sia più giusto continuare con lo spettacolo. L’idea però, stavolta, è che davanti a delle immagini così brutte, un weekend di riflessione possa starci. Troppo brutta la sequenza proveniente dall’Adriatico per far finta di niente. Morosini ha lottato fino alla fine: è caduto, si è ripreso, è ricaduto, si è rialzato. Non c’è stato nulla da fare. Il suo cuore ha smesso di battere e non ha più ripreso. Necessario adesso è agire. Perché se è vero, come detto dal dottore Mario Brozzi che l’arresto cardiaco nello sport è un rischio connaturato allo sport stesso”, è altrettanto vero, infatti, come “l’aumento dei controlli, il lavoro sulla prevenzione e la possibilità di disporre sin da subito di defibrillatori a bordo campo sono degli accorgimenti che si rendono a tutti gli effetti necessari”. Soprattutto su quest’ultimo punto l’ex medico sociale della Roma è apparso poi fermo: “Dovete sapere che l’uso immediato del defibrillatorein questi casi riduce del 40% il rischio di decesso. 40% non è poco, non capisco come ancora nessuno abbia mai preso questo provvedimento. Dichiarazioni queste che ben si sposano con quelle del Presidente della Federazione medico-sportiva, Maurizio Casasco: "Abbiamo brevettato da circa un anno quello che è un pronto soccorso sportivo per la gestione dell'emergenza in campo. Restiamo a disposizione del ministro Gnudi per ogni eventuale chiarimento esiamo pronti a metterlo in pratica sin da subito". D’accordo anche il presidente della Figc, Giancarlo Abete: “Estenderemo l’uso dei defibrillatori sui campi di calcio

 

IL CORDOGLIO DEL MONDO DEL CALCIO"Il presidente Pozzo e noi giocatori vogliamo andare avanti per aiutare per sempre la sorella di Piermario, lui ci teneva moltissimo, era molto importante. Un ragazzo eccezionale, pieno di vita, sorrideva e nonostante i tanti problemi che aveva era sempre d'aiuto alla squadra. Io ho perso mia mamma quattro anni fa e lui mi e' stato molto vicino. Per me Mario era come un fratello". Tra le tante testimonianze di affetto rilasciate in queste ore dal mondo del calcio le parole più toccanti sono state sicuramente quelle dell’ex compagno di squadra Antonio Di Natale. Dichiarazioni queste che mettono in luce soprattutto le grandi tragedie di cui il povero Morosini era stato colpito sin da piccolo. Orfano sin dall’età di 16 anni, lo sfortunato calciatore, infatti, in seguito anche a quella che era stata la tragica morte del fratello, era rimasto purtroppo l’unico componente della sua famiglia a poter badare alla sorella disabile. Un dramma questo del quale il mondo del calcio non può e non deve assolutamente dimenticarsi. Alla web tv della società friuliana, lo stesso capitano bianconero ha poi aggiunto: «Il calcio è bello, è uno sport importante, ma c'è anche la salute da salvaguardare. Lo sto dicendo da tanto tempo, ne ho parlato spesso anche con i nostri medici. Ho 34 anni e l'anno scorso ho pensato, scherzando ma non troppo, di ritirarmi perché non si riesce più a riposare». Al di là di un breve pensiero su Twitter, «Un altro cuore giovane ha smesso di battere, lasciando lacrime. Ciao Moro» e di alcune dichiarazioni pubblicate da "Il Messaggero" nelle quali Franco Baldini ha applaudito la decisione dello stop, la Roma invece ha preferito la strada del silenzio. Strada questa perseguita anche dal capitano Francesco Totti: «Crollare a terra - si legge sul sito internet del numero dieci giallorosso - e morire a 26 anni in un campo di calcio. Immagini scioccanti che rimarranno a lungo impresse nelle nostre menti. Davanti a una tragedia così non ci sono parole: solo rispetto e silenzio». Seppur con fatica, la squadra giallorossa poi ha ripreso stamattina gli allenamenti in vista delle prossime gare contro Juventus e Fiorentina. Ancora non chiaro l’ordine delle due partite, di sicuro c’è che si scenderà in campo anche mercoledì 25 Aprile. Capitolo mercato: vicino il riscatto di Gago e Marquinho. Heinze conteso da Boca e River.