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I 5 momenti migliori e peggiori della prima era Zeman

(di Alessio Nardo) Pensi a Zeman e non sai se voltarti alle spalle o guardare avanti. Il boemo è storia, passata e futura. E’ soprattutto il presente della Roma, affamata di rinascita dopo il disastroso esperimento Luis Enrique.

Redazione

(di Alessio Nardo)Pensi a Zeman e non sai se voltarti alle spalle o guardare avanti. Il boemo è storia, passata e futura. E' soprattutto il presente della Roma, affamata di rinascita dopo il disastroso esperimento Luis Enrique.

C'è tempo per ripartire (il 3 luglio raduno a Trigoria, il 5 partenza per il ritiro di Riscone di Brunico). Ora come ora è bene fare un passo indietro, ripercorrere ciò che è stato. Riviverlo, con la mente, anche solo per qualche istante. Zeman d'altronde, non è cambiato. E' lo stesso di sempre. Spavaldo, fiero delle sue idee, convinto che il suo calcio possa essere sinonimo non soldo di spettacolo e risultati rocamboleschi, ma anche di vittorie. Utopia? Chissà. A Roma, nel complesso, la sua esperienza fu positiva. 1997-1999, un biennio di lenta e graduale crescita, segnato da rapide esaltazioni e clamorosi rovesci. Semplici e toccanti emozioni. Per Zeman ce ne sono di due tipi, quel che conta (in ogni caso) è regalarne il più possibile. In attesa di tuffarci in un nuovo elettrizzante capitolo di Zemanlandia, riviviamo le fasi più significative della prima era del boemo. I cinque momenti peggioriI QUATTRO DERBY PERSI - Zeman è sinonimo di derby, nel bene e nel male. La sua dichiarazione (o meglio, convinzione) in merito alla stracittadina è un marchio nella storia: "Per me è una gara come tutte le altre". Anche oggi, il boemo la pensa così. Eppure, da romanista, contro la Lazio (sua ex squadra) ha vissuto forse le emozioni più forti, sia in senso negativo che positivo. Primo anno, quattro derby, quattro sconfitte. Una ferita tuttora aperta. I biancocelesti guidati da Eriksson (destinati ad aprire il ciclo vincente dell'era Cragnotti) non trovano ostacoli. 1-3 in campionato nel girone d'andata (reti di Mancini, Casiraghi e Nedved, gol della bandiera di Delvecchio), 1-4 e 1-2 nei quarti di Coppa Italia, 0-2 nel girone di ritorno (a segno Boksic e Nedved). Una gigantesca umiliazione, accentuata dal famoso striscione "Siete su Scherzi a Parte" dei tifosi laziali. In classifica, la Roma (quarta) giunge davanti alla Lazio (settima). Ma ciò non basta a digerire la quadrupla disfatta. JUVENTUS-ROMA 3-1 - Più di una partita. La sfida personale di Zdenek Zeman contro la Juventus fa ormai parte della letteratura calcistica italiana. La Roma del boemo scende in campo al Delle Alpi l'8 febbraio 1998. E' la Juve di Lippi e della triade, che si laureerà campione d'Italia nel duello diretto con l'Inter (ricordate il big match deciso dall'arbitro Ceccarini, il rigore non assegnato per fallo di Iuliano su Ronaldo, il "vergogna vergogna" di Gigi Simoni?). Uno dei furti più clamorosi della storia della Serie A, una serie di episodi favorevoli a catena che consegnano di fatto il tricolore ai bianconeri. Anche la Roma è vittima del vortice di "favori". 3-1 il risultato finale: a segno Zidane, Del Piero, Paulo Sergio e Davids. Indimenticabile il rigore non concesso dall'arbitro Messina, sul 2-1, per fallo di Deschamps su Gautieri. Così Zeman a fine gara: "La Juve vincerà lo scudetto perchè è la più forte e la più aiutata". Il presidente Franco Sensi non è da meno: "Venti milioni di testimoni. Tutti hanno visto cos'è successo alla Roma". MILAN-ROMA 3-2 - Campionato successivo, 1998-1999. Quel Milan-Roma è, ancora oggi, una delle migliori rappresentazioni della filosofia zemaniana applicata al calcio. Novanta minuti quasi sublimi, splendidi, da favola. I giallorossi esprimono un gioco straordinario, creando un numero esorbitante di pallegol. Tre pali colpiti, un rigore sbagliato, due gol segnati (entrambi da Delvecchio). Ma anche le solite, immancabili ingenuità difensive, che consentono al Milan di colpire con Leonardo, Weah e Ziege e vincere la partita. Così il mister nel post gara: "Siamo stati grandi. Contento per la prestazione, abbiamo avuto più idee del Milan. Spero che la Roma si renda conto che più giocare alla pari con tutte. Quando se ne convincerà, in futuro di partite ne perderà pochissime".ROMA-ATLETICO MADRID 1-2 - Forse la delusione più cocente dell'era Zeman. Quarti di finale di Coppa Uefa, il 19 marzo 1999 contro l'Atletico Madrid all'Olimpico basta semplicemente rimontare l'1-2 dell'andata al Vicente Calderon per accedere alle semifinali. Lo stadio è una bolgia, la gente ci crede, la squadra entra in campo con voglia e convinzione. Al 32' l'apoteosi: Delvecchio sblocca il risultato, la Roma (in dieci per l'espulsione di Wome al 28') è virtualmente qualificata. Ad inizio ripresa arriva il pareggio spagnolo di Aguilera. Si va avanti, a caccia del gol dei supplementari. I giallorossi conquisterebbero un rigore (prima) e segnerebbero ancora con Delvecchio (dopo) ma un panciuto arbitro olandese, tal Mario Van der Ende (ricordate?), nega alla Roma i meritati frutti del raccolto. Nel finale, l'1-2 beffa di Roberto. L'amarezza di Zeman: "Van der Ende ha pesantemente condizionato la partita. La Roma è stata sfortunata con gli arbitri, sia in Italia che in Europa".ROMA-INTER 4-5 - Eccoci alla partita che per molti è il vero manifesto del calcio zemaniano. Il 2 maggio 1999 la Roma si gioca le ultime concrete possibilità di agganciare il quarto posto Champions. Di fronte un'Inter disastrata: quattro allenatori cambiati, Roy Hodgson chiamato d'urgenza in panchina per salvare il salvabile. Sulla carta, non c'è storia. La fame giallorossa dovrebbe prevalere (a mani basse) sulle scarse motivazioni interiste. E invece, i tifosi accorsi all'Olimpico si trovano a dover assistere ad uno spettacolo grottesco. Difese assenti, attacchi scatenati, continui ribaltamenti di fronte. Il primo tempo è un monologo nerazzurro: segna Ronaldo, raddoppia Zamorano, accorcia Totti (su rigore), poi ancora Zamorano firma il 3-1. Sembra finita, ma la Roma ruggisce ad inizio ripresa. Al 49' è già 3-3, segnano Paulo Sergio e Delvecchio. Non è finita. Ancora Ronaldo, 3-4. Poi Di Francesco, 4-4. All'87, lampo definitivo di Diego Pablo Simeone per il 4-5 interista. Forse proprio in quella sera di fine stagione, Franco Sensi decide di dire addio al boemo e puntare su Capello. I cinque momenti miglioriROMA-NAPOLI 6-2 - Zeman è anche altro. Certezza assoluta di vivere giornate di calcio indimenticabili. Uscire di casa, entrare allo stadio, godersi uno spettacolo mirabolante ed andarsene soddisfatti (e spesso vittoriosi). Il primo show in senso cronologico della Roma zemaniana è datato 5 ottobre 1997, quinta giornata di campionato. Sotto un sole splendente, Totti e soci annientano un Napoli in disarmo, alle prese con una delle sue peggiori stagioni di sempre (culminata con la retrocessione in Serie B). Ritmi frenetici, futbol supersonico, risultato tennistico. Candela al 16' sblocca il risultato con una straordinaria e insistita azione personale. Poi arriva il turno di Gautieri, 2-0 all'intervallo. Nella ripresa, tiro al bersaglio. A segno Balbo, Di Francesco ancora Balbo. Inutili i graffi partenopei di Altomare e Bellucci. In extremis, ancora capitan Abel in gol per il 6-2 finale. Clima elettrico sugli spalti, welcome Zemanlandia.ROMA-MILAN 5-0 - Una stagione positiva, guastata solo dai quattro derby persi, e conclusa in grande stile. Le ultime apparizioni casalinghe della Roma 1997-1998 targata Zeman sono all'insegna dello show e delle goleade. Tra le vittime illustri, il Milan di Fabio Capello (futuro sostituto del boemo a Trigoria), invischiato in un torneo medi

ocre, concluso al decimo posto. E' il 5 maggio 1998 e la Roma entra in campo con la giusta intensità. Quand'è così, di solito, non ce n'è per nessuno. Figuriamoci per un Diavolo derelitto e demotivato. Un gol pazzesco di Candela al 16' inaugura l'utilizzo del pallottoliere. Passano quattro minuti e Di Biagio raddoppia su rigore. Altri nove e lo stesso Gigi dona alla platea un sinistro stratosferico dalla distanza che s'insacca all'incrocio dei pali. E' show, si divertono tutti. Al 39' Paulo Sergio balla la samba e si regala un gol "brasiliano". Sono quattro. Nel finale (85') spazio al pokerissimo di Delvecchio.ROMA-FIORENTINA 2-1 - Tutto in due minuti. Una partita che resterà per sempre nella mente (e nel cuore) di chi l'ha vissuta. 17 ottobre 1998, quinta giornata di campionato, all'Olimpico arriva la Fiorentina del sogno proibito. Chi? Lui, Gabriel Omar Batistuta, scelto da Sensi per raccogliere l'eredità di Balbo ma bloccato a Firenze da Cecchi Gori. La Roma sul mercato è costretta a ripiegare su Gustavo Javier Bartelt, una meteora, che proprio nel match interno con i viola riesce a regalarsi l'unico grande pomeriggio della sua evanescente parentesi capitolina. Un pomeriggio aperto da una classica prodezza di Batigol: 1-0 viola. La Roma? Non ingrana. I minuti passano, il tempo scorre, si scorgono fantasmi all'orizzonte. Fino al minuto 89. Bartelt, subentrato a Delvecchio, spostato sulla destra, esegue numeri alla Maradona. L'angelo biondo fa fuori tutti, arriva sul fondo e la mette in mezzo rasoterra, dove c'è Alenichev: tocco vincente, 1-1. L'Olimpico esplode, ma il bello deve ancora venire. Sessanta secondi più tardi Di Francesco filtra ancora per Bartelt: prima conclusione respinta da un difensore, seconda da Toldo (di piede). Da dietro, come una furia, arriva Totti e di sinistro scarica in porta. Gol. E' l'apoteosi. Francesco impazzisce, sembra Tardelli al Bernabeu nel 1982. La Roma vince una partita incredibile e persino Zeman si emoziona: "La gara più coinvolgente della mia gestione".ROMA-JUVENTUS 2-0 - Il vero derby di Zeman, il Roma-Juve più sentito. L'estate 1998 è alle spalle, nessuno (in casa bianconera) perdona le allusioni del boemo sul doping. Si riaccende la vecchia rivalità di un tempo. L'Olimpico, come sempre, è più che mai al fianco dei suoi beniamini. Clima rovente sugli spalti, anche perché in classifica i giallorossi volano. E' novembre, c'è fame d'impresa, punti e spettacolo. Si decide tutto al termine dei due tempi. Al 45' Totti sfrutta il suo genio, battendo a sorpresa un calcio di punizione. Gustoso cucchiaio in verticale a cercare Paulo Sergio, che in spaccata (da fuoriclasse) trafigge Peruzzi. E' un gol strepitoso, l'Olimpico s'infiamma, Roma in vantaggio. La Juve ci prova e sfiora il pari nella ripresa (palo su punizione dell'ex Fonseca). All'87' è di nuovo estasi. Fa tutto Vincent Candela. Prende palla da sinistra, salta un avversario, entra in area e scaraventa sotto l'incrocio il bolide del 2-0. Altra magia da scolpire nel cuore. Vince la Roma, trionfa Zeman sull'eterna rivale bianconera. I DERBY DELLA RISCOSSA - Sì è vero. Ricordando Zeman vengono in mente i quattro derby persi del primo anno. Non bisogna però dimenticare le altre due stracittadine, quelle della stagione 1998-1999. Serate che il pubblico romanista non scorderà. I derby della riscossa zemaniana sui cugini laziali. Meglio il primo o il secondo? Difficile stabilirlo. Emozioni del genere sono forse uniche, irripetibili. Il 29 novembre 1998 va in scena lo Spettacolo. Con la S maiuscola. Il vero derby. Pazzo, incerto, infinito. Al 25' Delvecchio porta in vantaggio la Roma, poi è (quasi) solo Lazio. Mancini (doppietta), Salas su rigore, Petruzzi espulso, gol di Stankovic annullato ad un quarto d'ora dalla fine. La quinta gemma biancoceleste consecutiva è ormai ad un passo. Ma la Roma non molla, non muore. Al 78' Di Francesco accorcia, all'81' Totti pareggia. Sensi urla come un ragazzino, i laziali sono increduli. Delvecchio segnerebbe il 3-4, ma il guardalinee annulla ingiustamente. Primi sintomi di riscatto. La vera rivincita è nel derby di ritorno, 11 aprile 1999. La Roma schianta la Lazio (in corsa per lo scudetto), dominando in lungo e in largo. Finisce 3-1. E' la gran serata di Delvecchio (doppietta) e del "Vi ho purgato ancora" di Totti. Un dolce premio per il boemo. Strameritato.