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Grazie per i musei gratis. Ma i razzisti chi li ferma?

Perché se si fa “il terzo tempo” e si costruisce uno stadio senza recinzioni ma poi si insultano i giocatori di colore della squadra ospite, tutto viene vanificato in un solo secondo

Redazione

L’incipit, a dir la verità, non era stato proprio dei migliori: “Ci auguriamo davvero che i tifosi romani dimostrino quanto rispetto ed amore hanno non solo per la loro città ma anche per le altre, in particolar modo quelle d'arte”. Si era espresso così, alla vigilia del match Fiorentina-Roma di Europa League, il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

Un’iniziativa, nella sostanza, comunque, davvero bellissima. E degna della massima lode. Musei civici della città aperti a tutti i tifosi per l’intera giornata del 12 marzo. Firenze città aperta e solidale, secondo i più limpidi valori dello sport, della cultura e dell’arte. Peccato che poi tutto (o quasi) sia stato rovinato prima, durante e dopo la sfida dello stadio Franchi. Il richiamo a quegli stessi “valori dello sport”, violato dall’atmosfera poco amichevole dello stadio.

Urla, cori e insulti ai giocatori della Roma per tutta la partita, gente tarantolata che si alzava dagli spalti senza recinzioni per urlare frasi irripetibili contro il romano ospite indesiderato.

Ma, fin qui, normale malvezzo che capita in un po’ tutti gli stadi d’Italia, diremmo noi. Quello che non può essere accettato è invece ciò che sarebbe successo (secondo la denuncia del giocatore romanista Radja Nainggolan) al termine della gara. E’ bastato che un giocatore di colore, Seydou Keita, si macchiasse dell’onta di segnare un gol contro i padroni di casa, per scatenare il putiferio nell’immediato dopo partita. Nainggolan si è sfogato in televisione: “Tensione a fine partita? Ce l’avevo con qualche tifoso della Fiorentina che faceva dei cori razzisti contro Keita”.

Peccato che la denuncia sia finita subito nel dimenticatoio e che si sia preferito continuare come se niente fosse a discutere di rigori, espulsioni mancate e falli in area. Il rischio che episodi come questo potessero rovinare una giornata che era iniziata nel rispetto dei più sani valori della sportività, è stato, in effetti, un pericolo concreto. Perché se si fa “il terzo tempo” e si costruisce uno stadio senza recinzioni ma poi si insultano i giocatori di colore della squadra ospite, tutto viene vanificato in un solo secondo.

I tifosi romani hanno dimostrato, come il sindaco si augurava, di amare e rispettare anche “un’altra città d’arte”, visto che l’affluenza ai musei di tifosi con il biglietto della partita è stata definita più che soddisfacente. Ora, per Firenze, si tratterà solo di emarginare quella sparuta minoranza di razzisti. E allora si, che il gemellaggio fra queste due splendide città si potrà davvero considerare compiuto.