(di Alessio Nardo) Parola d’ordine: ricostruire. Magari anche ripartendo da zero (o quasi), senza paura. Prima o poi il momento della rifondazione doveva arrivare. Non con la gestione Sensi, ovvio, poiché avente poche idee (soprattutto sul mercato) e dunque abituata a conservare più che a rinnovare. Del resto, se la rosa della Roma è la più anziana dell’intera Serie A, qualcosa vorrà pur dire. Sempre gli stessi, sempre loro, da quasi cinque anni. Un tempo valorosi condottieri, oggi alla stregua di semipensionati sull’orlo del collasso. Thomas Di Benedetto è pronto a fare il suo ingresso (previsto ormai entro una settimana), a piazzare gli uomini giusti nei settori giusti e a dare vita alla nuova era. Chi andrà via? Certamente Mexés, Rosi, Loria, Guillermo Burdisso e Castellini. Punti interrogativi? Cassetti e Perrotta, in scadenza di contratto e forse in odore di rinnovo annuale, oltre a Vucinic (richiestissimo sul mercato) e Borriello (la nuova proprietà dovrà decidere se riscattarlo o no dal Milan). Gli altri, tutti dentro, indesiderati e non. Secondo l’opinione generale dei tifosi la nuova Roma è chiamata a ripartire necessariamente da alcuni punti fermi: Nicolas Burdisso, David Pizarro, Daniele De Rossi, Francesco Totti. A meno di sorprese, il nuovo corso partirà da loro, con tanti altri elementi in esubero destinati a rappresentare un’autentica zavorra per il bilancio e l’organico romanista. Di seguito, ecco i dieci nomi ‘incriminati’.
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Gli ingombri della Roma
(di Alessio Nardo) Parola d’ordine: ricostruire. Magari anche ripartendo da zero (o quasi), senza paura.
DONI (scadenza 2012) – E’ tornato primo portiere dopo un anno e mezzo nel dimenticatoio. Sta dimostrando un evidente ritardo sul piano fisico e mentale, non è più il paratutto dell’era spallettiana. Ha 32 anni, deve sperare di trovare un ‘amatore’ che abbia il coraggio di riproporlo titolare nella prossima stagione, assumendosi la responsabilità di rimetterlo in sesto. Con Montella avrebbe qualche chance, con altri meno. In ogni caso la tifoseria gli ha da tempo voltato le spalle e lui, di andarsene, non ne ha la minima intenzione, visto il duplice rifiuto esternato a Fulham e West Ham nel mercato estivo.
JULIO SERGIO (scadenza 2014) – E’ stato il guardiano romanista dello splendido primo anno targato Claudio Ranieri, tanto da guadagnarsi un contratto (precedentemente in scadenza nel 2010) sino al 30 giugno 2014. Un’eternità per un portiere classe 1978. Negli ultimi mesi è calato di rendimento restituendo i pali giallorossi al ‘nemico acerrimo’ Doni. Sul mercato vanta meno estimatori di quest’ultimo ed è difficilmente piazzabile. L’idea che sta maturando è di una sua conferma nel ruolo di ‘secondo’, magari alle spalle di un titolare nuovo, affidabile e definitivo.
LOBONT (scadenza 2013) – Il ‘cocco’ di Ranieri. Mentre il mister di San Saba promuoveva titolare Julio Sergio e stimolava Doni a lavorare bene, nell’ambiente trapelava un’indiscrezione fondata: in realtà al sor Claudio piaceva molto Lobont. Ed in effetti al termine dell’ultima stagione per il nazionale romeno è arrivato l’acquisto definitivo dalla Dinamo Bucarest con contratto sino al 2013. In campo lo si è visto sempre meno, gradualmente retrocesso a riserva di chiunque. A gennaio ha rifiutato di trasferirsi al Galatasaray. In caso di buone offerte (e Bogdan ne avrà, vista la reputazione) a giugno stavolta non esiterà a far le valigie.
JUAN (scadenza 2013) – Sino a pochi mesi fa era considerato il centrale difensivo più forte all’interno dell’organico. Era il Juan ispirato, pronto a giocarsi la vita in Sudafrica con la maglia della nazionale brasiliana. Poi, come spesso gli è accaduto, una volta trascorsa l’enfasi verdeoro ha finito per perder smalto, producendosi in prestazioni indecorose. La sua attuale stagione è la peggiore delle quattro disputate in maglia romanista. E’ un over trenta, in Germania e in Brasile lo richiedono ma lui non intende muoversi. La Roma vuole parlarci, per capire se è ancora spinto da stimoli e motivazioni per poter proseguire la sua avventura nella Capitale.
RIISE (scadenza 2012) – A settembre per lui si parlava di rinnovo immediato sino al 2014. Un attestato di stima rimasto chiuso in un cassetto maleodorante. Del resto John ci ha messo del suo per farsi dimenticare, o per far desiderare un suo pronto addio alla casacca romanista. Dall’eccelso rendimento nello scorso campionato è passato ai disastri odierni. Non ha più fiato, non ha più ritmo, non sa cosa sia una diagonale difensiva. La sua stagione è da quattro, nessuno sul mercato sembra disponibile a spender qualcosa per lui. Nemmeno in Inghilterra, dove da sempre vantava estimatori. Potrebbe giocoforza restare, ma non più da titolare.
TADDEI (scadenza 2014) – Lo scandalo degli scandali (forse persino peggiore della ‘farsa’ Adriano), il rinnovo contrattuale più assurdo mai concesso da una società di calcio a un proprio giocatore. Nel bel mezzo dell’estate 2010, Rodrigo Taddei si è ritrovato in mano un nuovo accordo, con tanto di brindisi estasiante e incredulo. A 30 anni passati, dopo due stagioni disastrose, erano in molti a prevedere un suo addio a parametro zero, senza reciproci rimpianti. Invece, rinnovo. Per lo più di quattro anni ad un giocatore già entrato nella fase ‘stra’calante. Lo scorso giugno Fiorentina e Juve fecero un pensierino al suo acquisto gratuito. Oggi nessuno è disposto a pagarne il cartellino nemmeno un euro.
BRIGHI (scadenza 2014) – Uno degli ultimissimi rinnovi autografati Rosella Sensi. Un bel contratto fino al 2014 ad un semplice gregario, anch’egli entrato nel roster degli over 30. Gran bravo ragazzo Matteo, utile ruota di scorta sia nell’era Spalletti sia nell’ultimo biennio. Un giocatore normale, a tratti buonino, spesso mediocre. La Roma in estate cercherà soprattutto di rinforzare un centrocampo debole e Brighi sarà messo sul mercato. Ma non è che ultimamente abbia fatto molto per farsi desiderare. Potrebbe restare come mediano in più in una rosa già affollata.
GRECO (scadenza 2012) – Una delle poche scoperte ‘giovani’ di Claudio Ranieri, che lanciò il buon Leandro prima in estate (nel torneo di Parigi in cui segnò un gol), poi in Champions League a novembre contro il Basilea (altro gol e vittoria preziosa). Da lì, il ragazzo è entrato a far parte stabilmente della rotazione, spesso prendendo persino il posto di gente affermata come Pizarro, De Rossi o Perrotta. Ha fatto intravedere buone cose, altre volte ha deluso. In sostanza non convince ad altissimi livelli. La Roma proverà a cederlo, altrimenti sarà costretta a tenerlo.
SIMPLICIO (scadenza 2013) – Ad oggi, dopo qualche mese di giudizi alternati e traballanti, si può dire: il brasiliano ex Palermo non è stato un grandissimo acquisto. Era un parametro zero, faceva comodo, poteva far comodo, ha fatto in parte comodo. Ma parliamo di un giocatore sostanzialmente mediocre con rari momenti di creatività e brillantezza. Un po’ vecchiotto anch’egli (tanto per cambiare), abbastanza appesantito, fermo, poco mobile. La pessima gestione ‘tattica’ che ne ha fatto Ranieri ha finito per penalizzarlo, ma Simplicio non è certo la reincarnazione di Falcao. E nemmeno del Perrotta vecchia maniera. Difficile trovare estimatori per lui.
MENEZ (scadenza 2012) – Fa un po’ effetto inserirlo nell’organico degli ‘ingombri’, ma tale rischia di diventare l’eterno incompiuto transalpino, ormai 24enne, ancora frenato dalla scomoda etichetta di ‘giovane promessa’. Giovane pian piano non lo è più, e nemmeno una promessa. Ménez sta diventando semplicemente Ménez, coi suoi pregi e i suoi difetti. Talento? Sì. Classe? Sì. Guizzi? Molti. Efficacia? Non vicina allo zero, ma nemmeno al dieci. Insomma, parliamo di un mezzo giocatore. Un po’ campioncino, un po’ nullità. Non riesce a variare il suo gioco, non riesce ad imparare a tirare in porta, soprattutto non aiuta la difesa e non collabora con atteggiamenti idonei e cattivi. Se verrà messo o meno sul mercato, dovrà deciderlo il futuro allenatore.
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