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Gervinho, la rivincita del Tendina

(sportmediaset-M.Cherubini) A volte nel calcio, come nella vita, basta poco per cambiare tutto. Da oggetto misterioso, capriccio di Garcia, ennesimo acquisto fallito da Sabatini, a risorsa strategica della nuova Roma capolista.

Redazione

(sportmediaset-M.Cherubini)A volte nel calcio, come nella vita, basta poco per cambiare tutto. Da oggetto misterioso, capriccio di Garcia, ennesimo acquisto fallito da Sabatini, a risorsa strategica della nuova Roma capolista. E' la storia di Gervais Yao Kouassi, meglio noto come Gervinho, ivoriano di 26 anni, arrivato dall'Arsenal per 8 milioni dopo che uno come Wenger lo aveva escluso, anche a causa dei suoi proverbiali errori sotto porta con la maglia dei Gunners, frutto perfino di un video su Yuotube cliccatissimo sul web.

Appena arrivato, subito il soprannome sprezzante: Er Tendina, per via di quella cascata di treccine a incorniciare la faccia imperscrutabile. Debutto opaco, poi, il primo guizzo: il rigore procurato a Parma, con Borriello pronto a mangiarselo per il mancato assist, ma subito incline al perdono per il penalty della sicurezza al Tardini.

Quindi, in quattro giorni, la metamorfosi: palla lunga in contropiede, Totti che ispira e Gervinho che fa centro. A Genova, per il due a zero della sicurezza. E soprattutto col Bologna, nel primo tempo devastante della Roma di Garcia. Con Totti a ispirare e lui a spaccare la difesa fragile del Bologna grazie a una velocità devastante.

Una risorsa importante per Garcia, che lo ha valuto fortemente, perché con lui, a Lille, Gervinho era così: veloce e vincente. Nella Roma del Totti intramontabile, del ritrovato De Rossi, con la difesa meno battuta d'Europa, con una mediana straordinaria - Strootman e Pjanic garantiscono qualità e un argine prezioso per De Sanctis - con Florenzi goleador e Ljajic chirurgico dalla panchina, l'ivoriano c'è e si vede.

Altro che tendina, questo è un attaccante giusto nella Roma capolista immaginata, voluta e costruita da monsieur Garcia. Magari tecnicamente non sarà il massimo – appena giunto a Roma molti a Trigoria l’avevano paragonato a Edgar Alvarez, detto alaveretto perché piccolo piccolo – ma il secondo gol col Bologna dimostra che se vuole Gervinho i piedi li sa usare anche per fare gol non solo per correre con un pallone.