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Gago, la grandezza nella semplicità

(di Mirko Porcari / Forza Roma Stadio) Storia di muscoli e silenzi, di un successo assaporato nell’élite del calcio mondiale e un addio consumato tra polemiche e amarezza.

Redazione

(di Mirko Porcari / Forza Roma Stadio) Storia di muscoli e silenzi, di un successo assaporato nell’élite del calcio mondiale e un addio consumato tra polemiche e amarezza.

Cinque anni di vita, a Madrid, inseguendo l’ombra di Fernando Redondo, connazionale dai mille trofei con la camiseta blanca e parte di un amore corrisposto oltre ogni immaginazione: Fernando Gago era pronto, a venti anni c’erano da raccogliere un’eredità ingombrante e un paragone lusinghiero, grinta e fosforo al servizio della squadra più forte del mondo sotto l’ala protettiva di Jorge Valdano.

Fantastico l’inizio: c’è lui al centro della nuova linfa madrilena, una filosofia fatta di big e talenti rampanti, due scudetti e una Supercoppa spagnola sigillati dal “graffio” delle sue prestazioni, incantando Fabio Capello prima e Bernd Schuster poi. L’austerità del biennio successivo, sotto la guida di Juande Ramos e Manuel Pellegrini, regalano a Gago solo il ricordo di una fiducia ad oltranza: la mangia finisce con Josè Mourinho, un dramma sportivo che si consuma tra panchina e musi lunghi, fino a diventare addio nel corso dell’estate passata. “Gago è una spia”. Non le manda a dire lo Special One: mentre il mondo dei “blancos” naufraga di fronte allo strapotere del Barcellona, il p r o b l e m a sembra essere diventato Gago.

I saluti, frettolosi, preparano all’argentino la strada per la capitale, verso una rivoluzione dai colori giallorossi. Facendosi largo tra l’indifferenza e lo scetticismo (“questo sta sempre fuori per infortunio”) comincia una nuova era per le ambizioni di Gago: a Roma c’è Luis Enrique, portatore di un calcio che vuole essere novità, pagine bianche da scrivere senza alzare la voce. Nel corso del tempo, i tifosi iniziano ad apprezzarne la grandezza: tutto sta nella semplicità, un segreto carpito e affinato nelle stagioni spagnole, un credo da applicare anche fuori dal campo. Dopo quattro mesi, il mediano ha scalato le gerarchie del reparto, arrivando praticamente alla vetta, cucendosi addossi il ruolo di leader e pedina fondamentale.