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Floris: “La Roma ha un problema: la mancanza d'obiettivi”

Il conduttore televisivo Giovanni Floris è intervenuto questa mattina ai microfoni di Centro Suono Sport.

Redazione

Il conduttore televisivo Giovanni Floris è intervenuto questa mattina ai microfoni di Centro Suono Sport.

Queste le sue parole:

Perché abbiamo la classe dirigente che non meritiamo? Perché l’abbiamo scelta noi e l’abbiamo scelta male. Poi, dopo averla scelta, non abbiamo fatto nulla, per cambiarla. Alla fine, è caduta da sola. Ora, ci sono i professori che proveranno a risollevare la situazione economica del nostro Paese. Ma, è una situazione transitoria. Presto arriveranno altri capi.

Nel libro affronti la questione della crisi di leadership che ha letteralmente decapitato l’Italia. Parlando di leader, fai l’esempio di Totti nel calcio… Totti è un vero leader, perché ha con sé una squadra, una tifoseria e una città. E’ il re di Roma, il Capitano indiscusso dei giallorossi, perché, scegliendo di giocare nella squadra della sua città, ha vinto poco, di certo molto meno di quello che avrebbe potuto vincere altrove. Anche gli italiani hanno imparato ad amarlo, perché è simpatico, intelligente e sa farsi perdonare tutto. Per restare a Roma ha rinunciato a tanto: ha avuto molto, ma forse ha dato di più. Che caratteristiche ha il leader nel calcio? Bisogna distinguere tra giocatori forti e giocatori leader. Essere il leader della propria squadra è diverso dall’essere un grandissimo campione. Implica appartenenza ad un gruppo, accettandone anche i limiti. Vuol dire prendersi la responsabilità di modificarne le sorti con la propria guida. Baggio, ad esempio, è stato un grandissimo campione, ma ha giocato in tantissime squadre, mettendo il suo talento al servizio di tanti gruppi, non di uno solo: e questo, in uno spogliatoio si sente. Pelè è stato forse il più forte di tutti, l’atleta perfetto, ma in quel Brasile il leader era Garrincha. Maradona è stato, invece, un grande leader, pur nella sua imperfezione: tanto eccessivo nella sua vita privata, quanto amato dai suoi compagni di squadra; un vero trascinatore.

Tornando alla Roma, di cui notoriamente tu sei un tifoso, in molti pensano che il più grande leader sia stato Paulo Roberto Falcao. E’ così? Falcao è stato il leader assoluto della Roma nei primi anni Ottanta, finché ha deciso di non calciare un rigore nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Da quella sera un’ombra è calata sul Divino. Falcao era stato capace di sollevare una squadra, dandogli una mentalità vincente. Una presenza dominante in campo e anche nel cosiddetto spogliatoio. Ma, si tirò indietro nella partita più importante. Non importa perché lo fece. Lo fece. Da quel momento, squadra, società e tifosi gli voltarono le spalle. Un leader deve esserci sempre e deve dire sì al momento giusto.

Nella Roma attuale chi ha la leadership? La Roma ha un problema: la mancanza di un obiettivo. Come risolverlo? La dirigenza deve farsi leader e dare all’allenatore un obiettivo. E’ questo che a Luis Enrique manca. Lui non è dipendente dal risultato. Invece, un obiettivo gli va dato. Magari non raggiungibile il primo anno. Ma un obiettivo deve esserci!