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Di Francesco e il cubo di Rubik Roma: se il tecnico diventa capro espiatorio

Valerio Salviani

Il tempismo. Sta tutto lì a volte. Perdere Strootman alla vigilia del match, con la convocazione in bilico fino alla fine, è stato un colpo duro per lo spogliatoio. E chi dice che Di Francesco è stato il primo a festeggiare per la cessione, dovrebbe ricordare qualche dato: 44 presenze nella scorsa stagione, di cui 36 da titolare, alle quali si aggiungono i 90 minuti in campo contro il Torino da sommare ai 90 che Pellegrini – il pupillo a cui Eusebio finalmente potrà dare spazio senza il peso di Kevin - ha passato a guardare dalla panchina. Un titolare a tutti gli effetti, venduto a campionato iniziato e mercato in entrata chiuso. Tanta delusione per i compagni, convinti di contare su uno che per tutti là dentro è sempre stato una certezza, anche quando stava fuori dal campo a lottare contro il ginocchio per la sua carriera. Invece oggi Strootman è pronto a firmare con il Marsiglia e Di Francesco deve ricostruire gli automatismi del centrocampo, reparto fondamentale nel suo gioco, con 3 giocatori nuovi che si conoscono appena. Servirà tempo e lavoro.

 LaPresse

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