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Di Feo (l’Espresso): “Fioranelli, Flick e Ciolini arrivarono ad un passo dall’acquisto della Roma. Ma era una mega-truffa”

Gianluca di Feo, giornalista dell’Espresso è autore insieme al magistrato Raffaele Cantone del libro “Football Clan”. Intervenuto ai microfoni di Rete Sport, ha raccontato cosa scoperto sulla vicenda Fioranelli:

Redazione

Gianluca di Feo, giornalista dell'Espresso è autore insieme al magistrato Raffaele Cantone del libro "Football Clan". Intervenuto ai microfoni di Rete Sport, ha raccontato cosa scoperto sulla vicenda Fioranelli:Il calcio è uno specchio della società?

Ne è il più genuino della società italiana. Da appassionati di calcio abbiamo voluto illustrare quanto  le mafie, quella criminalità organizzata che utilizza per i propri fini corruzione e violenza, sono entrate da protagoniste nel mondo del calcio. L'approccio che abbiamo avuto nel libro è di focalizzare una serie di storie in cui la mafia ha usato il calcio per raggiungere il successo o fare affari. Non per demonizzare il calcio, ma per far capire quanto lavoro ci sia da fare per restituire un calcio pulito. E per invitare chi di dovere a prendere dovute contromisure. Il grande pericolo del momento sono i nuovi stadi: uno sbocco importante per il calcio, ma allo stesso tempo per le mafie un'occasione per inserirsi nelle gare d'appalto. Bisogna vigilare su questo.

Sul ruolo dei tifosi

Il nostro è un libro che nasce dalla lettura di verbali, sentenze, quindi si basa sui fatti. In molte città le frange della tifoseria più violente sono manovrate dalla criminalità organizzata. Un esempio è Palermo,  quando venne esposto uno striscione contro il carcere duro per i mafiosi: «Uniti contro il 41 bis: Berlusconi dimentica la Sicilia». Stessa cosa accade a Napoli: si usarono gli ultrà per avvicinare calciatori importanti e cercare accordi di vario tipo con gli stessi. Per un mafioso è difficile avvicinare direttamente un calciatore, la mediazione è sempre effettuata da altre figure. Noi raccontiamo la storia surreale di Balotelli portato  a Scampia per vedere lo spaccio della drogra, la "Napoli vera" come gliela racconta il figlio del padrino. L'incontro avviene attraverso un ristoratore importante, socio di alcuni calciatori come Cannavaro, e che porta Balotelli in scooter a Scampia. Per i mafiosi la vicinanza con il calciatore è diventato quello che un tempo accadeva durante le processioni, con il padrino che si posizionava sotto la statua del Santo. Così è per i calciatori. Per un camorrista avere una foto  con un giocatore ha un valore gigantesco. Il boss di Scampia fotografato con Hamsik teneva lo scatto come se fosse una reliquia.

Sulla vicenda Fioranelli

Fioranelli sembrava uno con le carte in regola, e in effetti ha gestito il tutto in maniera limpida e trasparente. La nostra inchiesta inizia si basa sugli giudiziari. Fioranelli si presenta con tutte le credenziali necessarie: agente di calciatori famosi, ai tempi della Lazio di Cragnotti aveva concluso compravendite importanti, è uno uno dei primi  a capire anni fa che business stava diventando il calcio. Quando va a trattare per la Roma, si appoggia  ad Irti che è un importante avvocato e con la sua consulenza prepara l'offerta ai Sensi. Quando Fioranelli va a trattare deve passare per la Consob, perchè  se tratti la Roma, essendo società quotata, devi dimostrare alcune garanzie. L'anno prima era quasi riuscito a comprare il Bologna, non dovendo affrontare le stesse tutele.

Alla Consob  afferma di avere 200 milioni di euro, poi rilancia a 300.  Ad Unicredit brillano gli occhi. E' a questo punto che accredita questo misterioso imprenditore tedesco. Quando entra in campo la Guardia di Finanza, che schiera il suo reparto migliore di investigatori, vanno in Germania per cercare di capire chi è questo Volker Flick.  Si imbatteranno in un ex proprietario di un negozio di mobili fallito, impossibilitato ad emettere assegni. Da due anni andava in giro a proporre patacche. Questo signore aveva addirittura provato a truffare il presidente turco con una truffa da 1 miliardo di dollari! Ma né Unicredit nè Mediobanca verificarono chi fosse realmente questo tedesco. Anzi, gli atti mostrano che l'ansia di vendere la ROma, era tale che anche dopo che la Sensi annunciò la fine delle trattative, quelli di Medioabanca continuarono a inseguire Fioranelli dimostrandogli a riprendere le trattative in qualsiasi momento. La cosa più inquietante che emerge dagli atti è che l'istigatore di FIoranelli è Elio Ciolini, uomo che si è mosso nell'ombra delle più sporche storie italiane. Persona che è stata in cella con Licio Gelli, che è stato coinvolto nel depistaggio nella strage di Bologna, protagonista delle trattative stato-mafia nel '92,  è autore di una informativa che avverte su stragi e golpe. Ciolini spinge Fioranelli ad agire con trucchi che sembravano da mandrakata, ma che invece erano bastati per comprare il Foggia. Insieme sono arrivati ad un passo dall'acquisizione della Roma. Non ci sono riusciti per difficoltà tecniche. Quando Mediobanca non si è fidata di alcune credenziali telematiche è crollato tutto. Nel momento di cacciare i soldi, facendo un'offerta decisamente fuori mercato, si è rivelata la vera faccia di questa trattativa. Ma Fioranelli sognava in grande, dai documenti emerge come stesse già pensando al mercato, e fosse pronto a girare l'Europa per portare giocatori alla Roma. Secondo i magistrati è stato complice di Ciolini. La condanna penale riguarda solo le false comunicazioni alla borsa, che determinarono oscillazioni del titolo della Roma. A Ciolini questa operazione serviva sia per ripulire dei soldi, sia per usare dei titoli di stato in suo possesso per garantire su alcuni prestiti, con parte di questi soldi avrebbero acquisito la Roma.