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Delio Rossi e Gamberini, tradizioni maledette

(di Alessio Nardo) La Roma, da sempre, è fedele alle tradizioni. Una su tutte: quando si perde, non si può perdere e basta. Si deve “straperdere”.

Redazione

(di Alessio Nardo) La Roma, da sempre, è fedele alle tradizioni. Una su tutte: quando si perde, non si può perdere e basta. Si deve "straperdere".

E a Firenze, regolarmente, si è straperso. Sconfitta netta, devastante, fragorosa. Il 3-0 impresso sul tabellino è un semplice responso numerico. Il campo ha tristemente narrato di una squadra inerme, frustrata e in confusione. Tre espulsi, nervosismo, errori a valanga e la miseria di due tiri in porta in 90'. Che dire di più?

La tradizione, per l'appunto. Fedele alleata delle sorti romaniste. Al "Franchi" alcune amare consuetudini sono state rispettate alla lettera. Delio Rossi, tanto per cambiare, ha fatto la parte del guastafeste. Da ormai cinque anni la Roma perde consecutivamente in trasferta contro le squadre guidate dal tecnico romagnolo, a partire dai tre derby del 10 dicembre 2006 (3-0), 19 marzo 2008 (3-2) ed 11 aprile 2009 (4-2). Un anno fa, il 28 novembre 2010, giunse il cocente schiaffo di Palermo: 3-1 al "Barbera". Infine, il "non c'è quattro senza cinque". Viola letali, Delio puntuale ed implacabile.

L'altro uomo del giorno è Alessandro Gamberini, 30enne capitano della Fiorentina. In dodici anni trascorsi in Serie A, il ragazzo di Bologna ha realizzato appena cinque reti. Tre delle quali, contro la Roma. Sempre al "Franchi", sempre di testa, tutte e tre nella stessa porta. La prima? Il 26 settembre 2007, nel match conclusosi sul 2-2. Il bis circa tre anni e mezzo dopo, il 20 marzo 2011. Di nuovo Gamberini, di nuovo 2-2. La rigorosa tradizione avrebbe voluto un terzo pareggio, ma stavolta è andata male. Al difensore viola consegnamo idealmente la tessera del club "Rompiscatole Perenni", già in possesso dei vari Daniele Conti, Morimoto e soci.