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De Sanctis: “Pensavamo fosse la partita della svolta…”

Il portiere non ha giocato contro la Fiorentina, ma si fa portavoce dei compagni, dopo la pesante contestazione subita con la Fiorentina in Europa League

Redazione

Queste le parole del portiere MorganDe Sanctis rilasciate a Mediaset, Roma Tv nel post partita di Roma-Fiorentina 0-3

Quali responsabilità dei giocatori e come ripartire?

La mia presenza è determinata per l'obbligatorietà della presenza. Il sentimento dello spogliatoio è condiviso, nessuno aveva voglia di parlare. Alle parole dovremmo sostituire i fatti, questo per dire che chi viene qui non è meglio di chi non è venuto. Questa sera è stata una batosta terribile, credevamo nella partita della svota. Parliamo di due partite simile per ingenuità. Nella partita precedente avevamo fatto cose migliori sul piano del gioco. Ci siamo presi la responsabilità di sentire il sentimento dei tifosi che sono delusi da un po' di tempo a questa parte. Siamo in una situazione di difficoltà, ma il calcio ti offre di invertire la rotta. Abbiamo 11 partite e vogliamo mantenere il secondo posto.

DE SANCTIS A ROMA TV

"Non ci si sottrae davanti alla responsabilità e ci sentiamo di averne, siamo i primi a non essere contenti di quello che stiamo facendo. Quando i tifosi manifestano disappunto è doveroso prenderci le nostre responsabilità e ascoltare da vicino il loro pensiero e la loro delusione, che però non posso fare a meno di dire che sono anche nostre".

Ci si appella ai leader, visto che al confronto con i tifosi sono andati giocatori che non hanno giocato...

Nello spogliatoio non c’è voglia di parlare, c’ è tanto rammarico. Speravamo fosse la serata del riscatto, tenevamo all’Europa League. Essere sotto di 3 gol in 20 è qualcosa di inimmaginabile. E’ successo per una serie di motivi, siamo stati sfortunati e disattenti. La voglia di parlare non c’era e qualcuno deve andare a parlare, da alcune situazioni non ci si può sottrarre.

Ci si aspettava anche una reazione nervosa nel secondo tempo...

E’ evidente che qualcosa si è provato a fare, si pensa che ci fossero i presupposti per rimettere in piedi la situazione. Ma arrivano queste botte e non è semplice. Dopo il terzo gol qualcosa si è visto, abbiamo avuto ottime occasioni con Ljajic. Ma se non succede qualcosa repentinamente hai anche la preoccupazione di subirne altri gol e alimentare nelle proporzioni una sconfitta insostenibile. La Fiorentina ci ha concesso poco. I tifosi non erano arrabbiati per il secondo tempo, sono 4 mesi che non si vince in casa, hanno altro di cui arrabbiarsi piuttosto di un secondo tempo non veemente

Sta diventando un problema giocare all’Olimpico?

In casa o fuori gli avversari giocano sempre alla stessa maniera, è evidente da molto tempo a questa parte: si difendono, cercano di non subire e si attaccano ad episodi che purtroppo concediamo, per sfortuna, demeriti e disattenzioni. Se fossimo precisi non arriverebbero queste delusioni. E’ banale dirlo ma le 11 partite che restano sono occasioni per riportare i giudizi dalla nostra parte, una serie negativa così lunga non si può cancellare ma ci proveremo.

Skorupski, non sarà facile per lui...

E’ una serata storta per tutti. E’ un potenziale grandissimo portiere e ha tutto il tempo per riprendersi.

DE SANCTIS IN MIXED ZONE

Oggi Skorupski ha grosse responsabilità sul secondo gol. Quello della concentrazione è un problema generalizzato?

Per quanto riguarda i gol che stiamo subendo è evidente che la gestione personale di singoli episodi non è stata precisa. A rimetterci una volta è un giocatore, una volta è un altro. Noi comunque non riusciamo a rimediare a livello di squadra alle interpretazioni poco precise dei singoli. Non ci riusciamo nel senso che certe volte non è magari indispensabile non subire il gol: se ne può subire uno e se ne possono segnare tre. Complessivamente il fatto che questa squadra non ottenga risultati e vittorie da molto tempo a questa parte è un discorso attribuibile a tutti quanti. Nella negatività i protagonisti sono tutti quanti.

Anche Garcia?

Chiaramente, ci mancherebbe. Tra "tutti quanti" sono inclusi tutti quelli che lavorano per ottenere cose positive, e quando queste non arrivano il discorso della responsabilità è attribuibile assolutamente a tutti. Nessuno si può sottrarre a questo e sicuramente non è mai successo.

Cosa vi siete detti con i tifosi a fine partita?

Era doveroso andare perché loro avevano chiamato la squadra sotto la curva. Ci hanno chiamato per manifestare in maniera diretta il loro sentimento di frustrazione, delusione e rabbia per quello che la squadra non sta facendo in campo. Il sentimento di frustrazione non ce l'hanno solo i tifosi però. Il loro stato d'animo è del tutto legittimo ed è impensabile immaginare che ai tifosi della Roma appartenga un altro tipo di sentimento in queste condizioni, ma non si sollevi mai il minimo dubbio che tale sentimento non appartenga anche i giocatori. Alla fine ciò che conta è che noi abbiamo più di loro l'opportunità di cambiare le cose. Quindi sta a noi riportare i tifosi dalla nostra parte. Dobbiamo riportarli a noi attraverso il comportamento, le prestazioni e i risultati. Aggiungo che io sono qui perché sono obbligato, ma sappiate che il pensiero della squadra è quello, da un po' di tempo a questa parte, di sostituire i fatti alle parole. Perché sennò si rischia sempre di essere retorici.

Siete riusciti a spiegarvi il perché, la causa di questo momento? 

Le cause sono tante. Non si fanno risultati di questo tipo per due mesi con una rosa così forte per un qualcosa solo. Perché altrimenti sarebbe bastato cambiarlo quel qualcosa, e all'interno della Roma, tra società allenatore e giocatori esperti la capacità di trovare quella cosa sola e sostituirla ci sarebbe stata. Sono tante le cose che si stanno cercando di mettere a posto e che così come si sono diluite nel corso del tempo e stiamo cercando di metterle a posto. Non è semplice: ad esempio io oggi avevo la consapevolezza che avrei visto una squadra più precisa, che avremmo fatto una prestazione arrembante. Allora abbassi la testa ,ti prendi responsabilità, ti prendi contestazione. Cominci una riflessione su te stesso e pensi a come puoi dare qualcosa di più per aiutare i compagni di squadra. Se sotto la curva con me c'è un ragazzo come Iturbe che viene insultato così come sono stato insultato io, io avrò un certo tipo di reazione, Iturbe ne avrà un'altra. Allora il mio compito di giocatore esperto è stargli vicino. E' un esempio per farvi capire che ora contano soprattutto la responsabilità l'esperienza la partecipazione di tutti e il valore emotivo dei giocatori di questo gruppo. Valore emotivo che associato ai valori tecnici, tattici e fisici è sicuramente sufficiente per far meglio di quanto abbiamo fatto negli ultimi mesi.

Ti ha stupito che nella partita più importante della Roma sia rimasto fuori il suo giocatore simbolo?

Voi siete consapevoli del fatto che stiamo parlando di un giocatore stratosferico, ma che non può, e siete voi i primi a dirlo, giocare una partita ogni tre giorni. Non creiamo una situazione imbarazzo e incertezza di fronte a questo aspetto. Francesco ha avuto anche un problemino ieri in allenamento ed è probabile che il mister abbia ragionato sul fatto che rischiava poi di doversi fermare per più tempo. Abbiamo giocato con due giocatori veloci, la Fiorentina aveva preparato una partita difensiva ma prima o poi avrebbe dovuto spingersi in avanti per fare sto gol. C'è riuscita in venti minuti tre volte, e allora tutto decade.

I tifosi vi hanno chiesto di rimanere compatti con Garcia?

Credo che l'appoggio verso Garcia, anche nel corso della partita, sia stato totale da parte nostra. Non ce l'hanno chiesto. Hanno cantato "11 Garcia" perché a loro sta bene avere 11 Garcia, non intendendo dire che i giocatori non seguono Garcia.

Se però i giocatori seguissero Garcia sarebbero già Garcia.

E' diverso. Lo sapete benissimo. 11 Garcia, ok, magari perché lui ha personalità e voglia. Ma non è "Giocatori seguite Garcia", perché Garcia è seguito. La smentisco categoricamente questa associazione.

Cosa vi hanno detto dunque i tifosi?

Che non ne possono più, che bisogna fare qualcosa di diverso perché bisogna ottenere dei risultati che ci auspichiamo e ci auspicavamo anche prima.