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De Rossi, l’imprescindibile

(di Daniele Scasseddu) – Non poteva essere vera, non poteva essere plausibile una cosa del genere: Daniele De Rossi via da Roma, via dal suo mondo, dalla sua città, dai suoi affetti, dalla sua vita. A spazzare via troppi e tanti equivoci delle...

Redazione

(di Daniele Scasseddu) – Non poteva essere vera, non poteva essere plausibile una cosa del genere: Daniele De Rossi via da Roma, via dal suo mondo, dalla sua città, dai suoi affetti, dalla sua vita. A spazzare via troppi e tanti equivoci delle ultime settimane ci ha pensato lo stesso Daniele attraverso una bella intervista rilasciata al New York Times.

 “LA ROMA E’ CASA MIA” – Poche parole, pesate e pesanti come sempre, quelle di Daniele de Rossi. Una risposta a tutti quelli che negli ultimi tempi lo hanno criticato anche oltre i demeriti del campo. Una risposta a coloro che lo avevano già ceduto in Premier League oppure nella Liga e che giornalmente lo mettevano al centro dei problemi della Roma. E’ bastata una partita, contro il Milan, per far ritrovare a De Rossi il sorriso, quel sorriso in cui tutti i tifosi della Roma si riflettono da anni da quando in quel lontano 2001  Fabio Capello lo fece esordire tra i professionisti: 30 ottobre 2001, a 18 anni, facendolo entrare al posto di  Tomi? nel secondo tempo della partita di Champions League tra Roma ed Anderlecht.

Da sempre per Daniele De Rossi ha contato solo l’As Roma: « Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alla Roma una sola carriera», parole sue parole che vengono dal cuore che fanno venire la pelle d’oca solo a leggerle, parole piene di amore.Ed oggi è tornato a ribadirlo ancora una volta:  «Sono nato a Roma, per me è una cosa normale giocare solo qui. Non ho mai provato, o veramente voluto, andare in un’altra squadra: perché per me stare qui è fantastico, questa è casa mia. La prima volta che sono venuto a Trigoria avevo 12 anni. Pallotta mi ha detto che non sono sul mercato, lo ripeto amo questa città e questa squadra. Tutto quello che amo è qui. Sarebbe difficile per cambiare, se qualcuno mi vuole deve parlare con i dirigenti. Lo ammetto, ho sentito anche io le notizie sul Manchester City, sono sicuro comunque che il mio futuro sarà positivo, non importa dove. Spero un giorno magari di giocare in America. Ne ho parlato con Bradley, ma sono ancora giovane. Ho 29 anni, vivo per questa squadra perché amo la Roma e per me andarmene sarebbe un grande dramma. Voglio restare, non tutti i giocatori hanno la mia storia, alcuni cambiano paese o città da quando sono giovani. Per loro è normale, per me invece non è il modo di fare il mio lavoro. Io penso che alcuni giocatori che vengono qui sentano la pressione, io sono abituato, qui ci cresci sentendola questa pressione, anche se sei soltanto un tifoso. È semplicemente qualcosa con cui tu vivi».

E’ un De Rossi a 360° quello che si legge nell’intervista al New York Times:«Io sono abituato a sentire la pressione di una città come Roma, ci sono cresciuto e magari la cosa è diversa per chi proviene da altre parti. È una cosa con la quale ci convivi, anche se sei un semplice tifoso. Recentemente a Roma sono cambiate un sacco di cose, a cominciare dai proprietari, l’allenatore, i giocatori ma c’è sempre la stessa voglia di fare le cose per bene. Per i nuovi proprietari americani la Roma rappresenta un progetto a lungo termine e spero che si riesca a vincere qualcosa di importante. Prima di loro al comando del club c’era una famiglia che ha speso tutta la propria vita per la Roma, ora tutto è cambiato ma anche i nuovi proprietari stanno facendo il loro lavoro con grande passione. C’è un nuovo allenatore e tanti nuovi giocatori. Il mio compito è ancora giocare a centrocampo, ma per me è stato difficile trovare lo spazio cui ero abituato: devo soltanto lavorare sodo sul campo ed essere professionale e sono sicuro che avrò più spazio».

 

«Vanishing breed», letteralmente «razza scomparsa», così lo ha definito il New York Times; De Rossi è così, unico ed imprescindibile ed i tifosi della Roma lo sanno bene.