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Dalle regole di Zeman alle casse di Di Fra: quando l’allenatore non ha peli sulla lingua

Roberta Moli

 

Tra un discorso e l’altro su Totti, anche il tecnico toscano non si è risparmiato. Gennaio dello scorso anno: “Non siamo in condizione di dire prendiamo questo o quello. Rincon piaceva e ne abbiamo anche parlato, poi non si riesce a prenderlo perché ci sono club più forti con disponibilità maggiori”. E ancora: “Quando giocheremo 11 partite in 40 giorni avremo dei problemi. Se la società mi dicesse che deve fare operazioni per racimolare soldi da mettere sotto il materasso allora farei casino, ma so che la società cerca soluzioni per sopperire a queste difficoltà. Ma non voglio far polemiche, sono dati di fatto”. Gli stessi fatti di cui parlava Garcia, l’uomo che giusto un anno prima gli aveva lasciato la panchina. Spalletti non è stato esonerato, come i suoi predecessori, ma ha scelto di non rinnovare il contratto. Nessun messaggio alla società, ma un fatto. Netto e chiaro. Come sono state chiare le parole di Di Francesco oggi e di Zeman nel 2013. Tutte dette da Trigoria, in conferenza stampa, non in qualche intervista “rubata” e poi rettificata.

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