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Da Icardi a Totti, la rosa degli insofferenti ai cambi

A catalizzare l'attenzione della domenica calcistica c'è anche lo sguardo di ghiaccio di Francesco Totti che rifiuta l'abbraccio di Garcia

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Masticare amaro per una sostituzione è la norma, reagire manifestando il proprio malumore (pur senza arrivare al Vaffa alla Chinaglia) accade ancora oggi, ai tempi delle mille telecamere pronte a sottolineare anche un battito di ciglia.

E così accanto alla discesa alla Maradona di Tevez e alla goleada della Juve, alle vittorie di Roma e Napoli, a catalizzare l'attenzione della domenica calcistica sono anche lo sguardo di ghiaccio di Francesco Totti che rifiuta l'abbraccio di Garcia (costretto a una teatrale esplosione di riso per stemperare l'atmosfera) e il battibecco tra Icardi e Mazzarri, che entrambi derubricano a un'innocente incomprensione.

Ma nel fine gara i nervi in campo sono spesso scoperti e per il pur placido capitano della Roma sembra di assistere a un deja vu perchè lo stesso atteggiamento (via di buon passo, accigliato verso lo spogliatoio) lo aveva assunto nei confronti di Ranieri in un Roma-Inter del 2010 in cui anche Benitez si era sorbito le plateali rimostranze di Chivu e il rifiuto di subentrare di Adriano.

La storia recente del calcio è piena di rivolte, insulti, malumori, alcune delle quali restano scolpite nella memoria, a partire dal Vaffa in mondovisione di Chinaglia a Valcareggi in Italia-Haiti perchè sostituito con Anastasi al Mondiali del 1974. Le notti magiche di Italia '90 registrano l'insulto di Carnevale a Vicini al cambio con Schillaci, Più soft il commento ( 'questo è mattò) di Baggio nel '94 quando viene richiamato in panchina con la Norvegia dopo l'espulsione di Pagliuca. Anche l'estroverso Trapattoni tra i ricordi meno felici deve catalogare un insulto di Edmundo alla Fiorentina dopo una sostituzione con la Roma.

E proprio i giallorossi hanno una ricca collezione di bisticci: alcune reazioni di Panucci con Capello e Spalletti, ma soprattutto quella di Vincenzo Montella che getta una bottiglietta contro Capello per i 7' giocati contro il Napoli a pochi passi dallo scudetto. Come la Roma anche l'Inter ha una robusta aneddotica al riguardo: nella finale Uefa del 1997 perfino un campione di sportività come Zanetti perde le staffe per la sostituzione di Hodgson poco prima dei rigori. L'anno dopo tocca al pittoresco nigeriano Taribo West (diventato poi pastore pentecostale) gettare la maglietta per un cambio non gradito di Lucescu. Ieri Totti e Icardi si sono limitati a gesti e parole più morbidi, ma il fuoco cova sotto la cenere: l'attaccante prende troppo spesso la sostituzione come un affronto personale, anche se a volte certe scelte degli allenatori risultano difficili da digerire.