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Da Choutos a Viviani: top & flop della “cantera” giallorossa

(di Alessio Nardo) Progetto giovani. Una parola (anzi due) di grande fascino e prospettiva.

Redazione

(di Alessio Nardo) Progetto giovani. Una parola (anzi due) di grande fascino e prospettiva.

Puntare su talentuosi ragazzi al di sotto dei 23 anni, farli crescere, coltivarli con pazienza e rigore sino alla loro esplosione. L'idea di questa Roma è accattivante, e contempla sia il mercato estero (leggasi acquisti estivi di Lamela, Pjanic, Bojan e compagnia cantante) sia l'apparato interno di Trigoria. Ovvero, le giovanili. Il dg Franco Baldini, in una recente conferenza stampa, ha confermato: "Già dai prossimi mesi inseriremo in pianta stabile i migliori giovani della Primavera in prima squadra". Da sempre, il vivaio giallorosso è una fucina costante di pedine. Alcune di primo livello, altre "normali", altre ancora mediocri. La cosa importante, in chiave futura, sarà non affrettare i tempi. Non affibbiare l'etichetta di "fenomeno" ad un giovane al suo primo passaggio indovinato. Raggiungere i livelli mondiali di Totti e De Rossi è un'impresa titanica per chiunque, figuriamoci per giovanotti (segnatamente Viviani, fresco d'esordio in Serie A con la Juve, Caprari, Verre, Antei ed altri) agli inizi dei rispettivi percorsi.

Dunque, calma. Ce ne vuole, alla luce del passato. Troppe volte la piazza si è sbilanciata, portando alla ribalta in fretta e furia dei ragazzi in seguito ridimensionatisi o addirittura scomparsi dai grandi palcoscenici. L'esempio più eclatante degli ultimi 15 anni porta il nome di Lampros Choutos. Chi è costui? Un attaccante greco, stella del settore giovanile romanista negli anni novanta. Per molti, un predestinato. 4 presenze in prima squadra, un'esplosione mai avvenuta ed una carriera spesa altrove, con la fugace apparizione all'Inter nel 2007. Agli albori dell'era Capello, la città iniziò a "pompare" due nomi della Primavera giallorossa: Maurizio Lanzaro, difensore centrale, e Gaetano D'Agostino, trequartista. Entrambi classe '82, considerati da molti gli eredi naturali (udite udite...) di Alessandro Nesta e Francesco Totti. Risultato? Pressione eccessiva, lento ridimensionamento, discreta carriera per entrambi. Oggi, alla soglia dei 30 anni, Lanzaro gioca in Spagna, nel Saragozza. D'Agostino da rifinitore si è trasformato in regista di centrocampo e fa la sua degna parte nel Siena di Sannino.

Due delusioni, anche piuttosto cocenti. Ma fu solo l'inizio. La generazione di "canterani" a cavallo tra il 1982 e il 1987 produsse svariati talenti e molteplici illusioni. De Rossi e Aquilani (e mettiamoci anche Amelia, campione del mondo nel 2006)  i capolavori assoluti. Sul resto, si può discutere. Cesare Bovo e Daniele Galloppa se la cavano egregiamente in Serie A, Damiano Ferronetti è riserva stabile ad Udine, Aleandro Rosi e Leandro Greco fanno tuttora parte dell'organico giallorosso (seppur con alti e bassi...). I veri abbagli, all'epoca, furono Daniele Corvia e Alessio Cerci. Il primo, bomber implacabile in Primavera, venne spesso paragonato a Christian Vieri. Risultato: un solo gol ufficiale in giallorosso (al Siena in Coppa Italia) ed una carriera non esaltante tra B e A. Il secondo fu addirittura accostato a Thierry Henry per via del talento sopraffino e dell'abilità nel saltar l'uomo. Classico esempio, Cerci, di talento puro non supportato dalla testa. Si sta pian pian riscattando ora, con la maglia della Fiorentina, dopo aver lasciato Roma nell'indifferenza generale.

Altri due flop storici? Gianluca Curci e Stefano Okaka. Il portiere classe 1985 venne promosso titolare da Bruno Conti sul finire della stagione 2004-2005, per sostituire i disastrosi Pelizzoli e Zotti. A suon di miracoli, egli trascinò la Roma alla salvezza. Gli affibbiarono subito l'etichetta di "nuovo Buffon". Da lì, il crollo. Riserva di Doni dal 2005 al 2008, poi due retrocessioni consecutive (da titolare) con Siena e Samp. Oggi è una semplice comparsa a Trigoria: terzo portiere alle spalle di Stekelenburg e Lobont. Il buon Stefanino sembrava davvero destinato alla gloria. Esordì ufficialmente nella Roma a 16 anni (come Totti...), nel match di Coppa Uefa con l'Aris Salonicco del settembre 2005. Trovò il primo gol pochi mesi dopo, a Napoli, negli ottavi di Coppa Italia. Fisico, tecnica, un futuro potenzialmente radioso e l'accostamento continuo al primo Adriano. Ecco, l'Okaka degli anni successivi è stato più simile all'Adriano ultima maniera (non per i vizi alcolici, sia chiaro). La prodezza di tacco al Siena resta una rara gemma. Per il resto, tante chance fallite, anche in altri lidi (Brescia, Fulham, Bari). Luis Enrique ad oggi non lo ha mai chiamato in causa, aldilà del preliminare estivo d'Europa League con lo Slovan Bratislava.

C'è spazio, infine, per l'ultimo blocco, dedicato a quei ragazzi di prospettiva mai sbocciati, di cui si è parlato giusto il tempo di vederli sparire calcisticamente. Sotto la gestione Zeman esordirono in Serie A il biondissimo difensore Luca Ferri (oggi all'Albalonga), il terzino Marco Quadrini (ritiratosi a soli 27 anni) ed il centrocampista Daniele De Vezze (qualche lampo in cadetteria, attualmente punto fermo del Pergocrema). Intorno agli anni 2000 tentarono di farsi largo nel grande calcio i vari Alessandro Tulli (ex Lecce e Piacenza), Massimo Bonanni (ex Samp e Lazio, ora al Lugano), Alessandro Zamperini (pilastro del Ventspils, squadra lettone), Ednilson (mediano portoghese in forza alla Dinamo Tbilisi). Chi non ricorda i due giovani nigeriani Akande Ajide (paragonato all'ex interista Martins) e Adewale Dauda Wahab (due presenze in prima squadra), in seguito sconfinati in Svizzera senza gloria. E poi altri nomi in sequenza: Andrea Conti (fratello del più fortunato Daniele), Di Magno, Romondini, Domanico, Martinetti, Servi, Galasso, Scurto, Briotti, De Martino, Marsili, Grillo, Pipolo, Della Penna, Virga, Giacomini, Brosco, Frasca, D'Alessandro, Scardina, Pettinari. Tanti ragazzi interessanti, per un motivo o per l'altro (almeno fin qui) rimasti nell'ombra. Morale della lunga favola? Viva i giovani, spazio alla verde età. Senza esagerare con pressioni e aspettative.