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La crisi della sinistra

Negli ultimi anni, la Roma ha faticato a trovare terzini sinistri affidabili. Da José Angel a Dodò, sino ai sempre meno convincenti Cole e Holebas

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I tempi di una volta. Ahi, che nostalgia. Quando sul versante mancino tinto di giallorosso svolazzava un fantasista travestito da terzino, un fuoriclasse sublime di nome Vincent Candela. Estro, eleganza, tocco raffinato, ma anche esperienza e solidità. Gli anni d'oro degli esterni d'oro: da una parte il francese, dall'altra un certo Cafu. Di tempo ne è trascorso parecchio e trovare gente simile da piazzare sulle fasce è diventato un serio problema. Non solo per la Roma, vista la carenza mondiale di materiale nel ruolo. Da queste parti, tuttavia, quello dei terzini è diventato un dilemma atavico. Una maledizione. Un guaio dalla risoluzione quasi impossibile.

Dall'era Capello ad oggi qualcosa d'interessante si è anche visto. Ma mai è stata trovata una soluzione duratura, vuoi per motivi di carattere anagrafico, vuoi per qualche affare di mercato non esattamente indovinato. Luciano Spalletti, ad esempio, ereditò dalla disastrata Roma dei quattro allenatori un terzino sinistro adattato, il mastino Leandro Cufré, che per un paio di stagioni riuscì a coprire la fascia mancina con onestà e mestiere.

Nel 2006 l'ottima intuizione giallorossa: prendere un parametro zero esperto e di qualità. Max Tonetto giunse dalla Sampdoria a 32 anni e si rivelò un ottimo colpo. Per due stagioni, la Roma poté contare su un esterno di corsa e buona tecnica. Giunto alla soglia dei 34, tuttavia, fu costretto a lasciare il posto a John Arne Riise, il roscio ex Liverpool divenuto beniamino dei tifosi. Titolare per tre anni, Johnny (già in declino atletico dopo le tante stagioni trascorse in Premier League) riuscì a spuntare un solo grande campionato, il primo con Ranieri alla guida (2009-2010). Gli altri due, il primo ed il terzo, assai deludenti. Tanto che all'alba dell'era americana, Riise fu tra i primissimi simboli del ricambio generazionale. Venduto al Fulham per poco più di due milioni.

A posteriori, trattenere il norvegese non sarebbe stata una cattiva idea. Il titolare della fascia sinistra giallorossa divenne il disastroso José Angel Valdes, spagnolino del Gijon preteso da Luis Enrique. Dopo un'intera annata di prestazioni imbarazzanti, Sabatini decise di intervenire, regalando al nuovo allenatore Zdenek Zeman non una ma due pedine: il giovane brasiliano Dodò ed il nazionale azzurro Federico Balzaretti. Anche per loro, però, tempi durissimi. Una prima stagione da dimenticare ed una seconda, se vogliamo, ancor più problematica. L'ex Palermo fu tra i protagonisti della cavalcata iniziale targata Rudi Garcia, prima di restare soffocato in un calvario di guai fisici tuttora irrisolto. Per Dodò, invece, poca gloria: prestazioni insoddisfacenti e cessione all'Inter senza rimpianti. Quindi, altra rivoluzione romanista a sinistra, con addirittura tre innesti nell'ultimo mercato: l'olandese Urby Emanuelson (impiegato una sola volta da Garcia), il greco José Holebas e l'ex stella inglese Ashley Cole. Questi ultimi due alternati di continuo dal tecnico, senza ricevere risposte confortanti. A gennaio, previsti nuovi scenari ed ulteriori cambiamenti. A Walter Sabatini l'onere di sbrogliare la matassa. La Roma, lì a sinistra, deve riaccendere la luce.