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Cicinho: “Dopo l’infortunio bevevo fino alle 4. Arrivavo a Trigoria ubriaco”

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L'ex terzino della Roma racconta i suoi problemi con l'alcol, aumentati dopo il brutto infortunio al ginocchio

Redazione

Cicinho torna a parlare dei suoi tormenti causati dall'alcol, anche ai tempi in cui vestiva la maglia giallorossa. L'ex terzino della Roma e del Real Madrid si è raccontato nella serie 'Ressaca' di 'EPTV'. “Se mi chiedi se sono mai stato ad allenarmi ubriaco al Real Madrid, sì. Bevevo caffè per 'pulire' l'alito e facevo il bagno nel profumo. Con la mia professione è stato facile, non avevo bisogno di soldi per un drink, la gente era felice di offrirmelo”, le parole del brasiliano. Che già in altre occasioni aveva parlato dei problemi durante la sua carriera, partiti già da ragazzo: “A 13 anni, quando l'ho assaggiato per la prima volta, non ho mai più smesso. Vivevo in campagna e nei fine settimana radunavamo gli amici e uscivamo per le piazze, nei locali notturni. C'era un bar nelle vicinanze, ero minorenne e cercavo di nascondermi, chiedevo agli adulti di andare a comprarlo e bevevo di nascosto dai miei genitori e dalla polizia".

Dopo gli inizi di carriera in Brasile tra Botafogo, Atletico Mineiro e soprattutto San Paolo, poi il Real Madrid e nel 2007 l'arrivo alla Roma, quando ha vissuto un altro momento buio. In giallorosso ha subito un grave infortunio al ginocchio con la rottura del crociato, una situazione che ha peggiorato i suoi problemi di dipendenza: "Facevo fisioterapia e poi tornavo a casa verso le 14-14.30, non smettevo di bere fino alle 4 del mattino. Arrivavo ubriaco all'allenamento, i dirigenti lo vedevano e tutto questo mi ha fatto cadere in discredito". Cicinho si è pentito di questo periodo: "L'alcol ti circonda di persone a cui piace quello stile di vita e le persone che ti amano veramente restano fuori. Quando ti sbattono al muro, dicendo che non è una cosa giusta, non vuoi sentirlo. Ho un figlio di 15 anni e continuo a chiedergli scusa. All'epoca aveva due anni e non capiva nemmeno bene, ma mi è rimasto impresso nella testa".