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Burdisso scrive a Luci: “Forza Andrea, Angelina era malata ma ce l’abbiamo fatta”

Sarà un caso, ma a memoria di chi segue le vicende del pallone il calciatore che visse

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Sarà un caso, ma a memoria di chi segue le vicende del pallone il calciatore che visse (oltre a raccontarla più volte) una vicenda simile a quella di Andrea Luci rientrò in campo proprio contro il Livorno: era il 16 ottobre 2005 e Nicolas Burdisso, argentino, difensore della Roma e in quel momento nelle file dell’Inter, fece il suo ingresso a San Siro tra gli applausi del pubblico.

Un omaggio liberatorio per lui e soprattutto per la figlia Angelina alla quale, un anno prima, venne diagnosticata una leucemia acuta. «Tutto iniziò da una caduta - ha raccontato un po’ di tempo fa lo stesso Burdisso -, Angelina aveva due anni ed era a casa di un mio compagno di squadra quando battè la testa con conseguente bernoccolo. Lì per lì non mi preoccupai perché i bambini sono così: vivaci e non stanno mai fermi un attimo». Ma quel bozzo non andava via e in casa decisero di portare la piccola all’ospedale di Niguarda dove i medici dissero che non era niente di grave, diagnosi confermata anche in Argentina. Nei mesi successivi, ci furono altri controlli ed anche l’asportazione chirurgica del bernoccolo, fino a quando, l’8 marzo, arrivò «la telefonata che ti cambia la vita»: la bambina aveva una leucemia linfoblastica acuta. Burdisso si allontanò dalla squadra per molti mesi, ma appena superato il momento critico, torno a giocare, con il rientro ufficiale appunto contro il Livorno.

Angelina, che ora ha 11 anni, un fratello ed una sorella, sta bene e papà Nicolas ha deciso di raccontare tante volte la sua storia. Insomma, è diventato un importantissimo testimonial del coraggio. Giovedì, attraverso Il Tirreno ha voluto essere a mandare il suo sostegno a Luci:

«Andrea, questa è la partita più importante che devi giocare, da papà che ha passato una malattia difficile insieme a mia figlia, ti consiglio solo di andare avanti, sempre, con fede in Dio e facendo tutto quello che hai a disposizione. Non pensare al risultato, cerca di lottare giorno dopo giorno, per Marco e per la tua famiglia. Tutto andrà bene... Io e tutta la squadra della Roma ti abbracciamo in questo momento. E col tempo questo sarà solo un ricordo. Forza!».(s.b.)

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