(di Alessio Nardo) Nel calcio si vive quotidianamente di strategie. La Roma negli ultimi due anni ne ha attuate molte senza raccogliere, almeno sul campo, i risultati sperati. Ma si va avanti, si guarda al futuro con la convinzione di poter migliorare. Qualcosa nel percorso si cambia, si deve cambiare, e Walter Sabatini sembra averlo capito. Gli innesti di fisicità, esperienza e personalità stanno arrivando, qualche pedina (per fortuna) ha salutato per sempre la Capitale. Altre no. Altre restano e resteranno. Non solo per questioni strettamente tecniche, ma anche per positive conseguenze extracampo che la permanenza delle stesse determinano.
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Bradley e Lobont, oltre il campo c’è di più
(di Alessio Nardo) Nel calcio si vive quotidianamente di strategie. La Roma negli ultimi due anni ne ha attuate molte senza raccogliere, almeno sul campo, i risultati sperati. Ma si va avanti, si guarda al futuro con la convinzione di poter...
A chi ci riferiamo nello specifico? In primis a Michael Bradley. Non ce l'hanno mai detto e mai ce lo diranno, ma l'acquisto, dodici mesi fa, del centrocampista ex Chievo ha avuto un secondo fine, se non addirittura primo: promuovere il marchio AS Roma negli States attraverso la presenza in squadra di un calciatore americano. Di mediani migliori di Bradley, in Italia e non solo, ce ne sono un bel po'. Ma Michael è America, è immagine, è promozione strategica dei viaggi giallorossi oltreoceano. Non è un caso che il ragazzo sia approdato alla Roma proprio a metà luglio del 2012, poco prima che l'allora squadra di Zeman partisse per la prima tournée. Lui, Bradley, nelle conferenze stampa statunitensi c'è sempre. Il suo volto e le sue parole si uniscono a quelle di Totti, l'attrazione principe costante, e diventano un ulteriore motivo d'interesse per chi è lì e vede la Roma arrivare. Anche in questi giorni la presenza di Bradley è fondamentale. Non solo per Garcia, che può godersi un duttile soldatino in mezzo al campo, ma anche per la Roma. Un elemento utile fuori e dentro il rettangolo di gioco. Quasi un dirigente in più.
Oltre a Bradley c'è altro. Bogdan Lobont, ad esempio. Chi, il 27 maggio, giorno successivo alla chiusura ufficiale della stagione, avrebbe scommesso un centesimo sul possibile rinnovo contrattuale del portiere romeno, giunto ormai a scadenza? Quasi nessuno. E invece, a fine giugno, ecco il notizione a sorpresa. Accordo per altri tre anni e conferma dell'ex guardiano di Ajax e Fiorentina a Trigoria. Un triennale. Per un 35enne. Tanto, forse troppo, probabilmente il giusto se dietro a ciò ricompare la strategia. Ovvero, il consolidamento del rapporto con la famiglia Becali, sovrana del mercato romeno e pronta a ricompensare la Roma concedendole corsie privilegiate in caso di future trattative o intrecci di mercato. E l'intrigo Chiriches, il cui passaggio al Tottenham è stato in qualche modo frenato, può esserne un esempio. Nuove frontiere, risorse alternative. La Roma a stelle e strisce, in fondo, è anche questo.
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