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Boniek: “L.Enrique scommessa intelligente, non come Adriano”

Boniek, ex gloria giallorossa è stato intervistato in merito alla nuova Roma che sta nascendo. Come ha visto la Roma in queste prime uscite? “Né più né meno della normale stagione estiva di una squadra. C’è molta voglia, ma...

Redazione

Boniek, ex gloria giallorossa è stato intervistato in merito alla nuova Roma che sta nascendo. Come ha visto la Roma in queste prime uscite? "Né più né meno della normale stagione estiva di una squadra. C'è molta voglia, ma bisogna aspettare le partite vere per giudicare. Sicuramente intorno alla Roma c'è una ventata di ottimismo".

I primi acquisti in campo che impressione le hanno fatto?"Come dicevo non si possono giudicare dopo una partita, tra l'altro non era neanche facile vederla. Bojan è un giocatore interessante, anche se a Barcellona rivestiva un ruolo di secondo piano. Preferisco essere cauto, qui c'è troppo la tendenza ad accendere prematuramente facili entusiasmi per poi frenare. Io preferisco aspettare e magari rimanere piacevolmente sorpreso dopo".

Che ne pensa della cessione di Vucinic e Menez? "Menez è stato acquistato quando era molto giovane, così come quest'anno è stato preso Lamela. C'è una forte tendenza in Italia ad acquistare giovani all'estero invece che provare a inserire giocatori altrettanto promettenti direttamente dai vivai e non se ne capisce il motivo, o forse lo sappiamo... Magari se l'anno scorso qualche primavera fosse stato portato in prima squadra, quest'anno sarebbe un giocatore pronto per la serie A. Per la partenza di Vucinic mi dispiace".

Che idea si è fatto di Luis Enrique? "E' una scommessa intelligente. L'anno scorso la dirigenza ha fatto una scommessa con Adriano, ma quelle non sono scommesse, sono quasi truffe. Chi capisce di calcio sa che è stata una scommessa senza alcun senso. Luis Enrique è una scelta intelligente, ha allenato il Barcellona B, non una squadra qualsiasi ed ha personalità e volontà".

L'idea tattica di Luis Enrique è il 4-3-3, può andare bene secondo lei per la Roma? "Non parlo di moduli, i moduli sono buoni per i giornalisti. Il 4-3-3 in fase di non possesso palla si trasforma rapidamente in 4-5-1 con gli esterni che tornano e durante la partita le cose possono cambiare, ad esempio con l'ingresso di una prima punta; è solo un modulo di partenza. Il Barcellona di fatto vince senza centroavanti di ruolo, che sulla carta non è ottimale, ma poi ha Xavi, Iniesta, Messi, Pedro, uomini che sanno giocare, sanno muoversi e sanno fare la differenza".

Considerati i colpi di mercato messi a segno fino ad ora, secondo lei, a che obiettivi può puntare la Roma nella prossima stagione?"Dev'essere la società a porre gli obiettivi in partenza; una squadra si giudica sulla base degli obiettivi che si è posta a inizio campionato. Per ora la società non si sbilancia perché siamo ancora in fase di calciomercato, la squadra è in costruzione. A mio avviso la Roma deve riprendersi assolutamente il posto in Champions e lottare per lo scudetto. Un obiettivo serio per la società, sarebbe senz'altro quello di riportare le persone allo stadio, rendere più semplice andare a vedere una partita: tra tessere del tifoso, file, controlli, parcheggi insesistenti o lontani chilometri, lo stadio è sempre più deserto. L'olimpico è accogliente solo per i VIP, ma la gente comune, che è la vera trascinatrice e linfa vitale della squadra, non viene tutelata".

Questo per lei può essere un fattore determinante del gap che c'è tra Italia e paesi come la Spagna o l'Inghilterra?"Certamente. Anche la semplicità di acquisto di una società, di chiusura degli affari. L'Italia calcistica non ha più la cosiddetta AAA, ma è a una AA, e tende a decrescere ad una singola A. In nessun altro posto al mondo ci vogliono 8-9 mesi per acquisire una società. Ora c'è il closing confermato per il 18 agosto, chi guarda questa situazione con attenzione teme un nuovo slittamento. Mi auguro che questa storia si chiuda davvero il 18. Gli americani sono arrivati per fare buisness, ma forse si sono resi conto che fare buisness nel calcio italiano è difficile. All'estero acquisire una società è più semplice".

 

 

(vocegiallorossa.it)