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Bartelt: “Con Zeman non c’è stata sintonia. Avrebbe dovuto proteggermi”

L'ex attaccante giallorosso: "Con Capello è andata male solo per questioni tattiche"

Redazione

Roma-Chievo è stata l'unica partita in cui Gustavo Bartelt è riuscito a segnare un gol con i giallorossi. In due anni in giallorosso 25 presenze, quasi tutte negative, e un Roma-Fiorentina dove ha raggiunto il punto più alto della sua carriera, contribuendo ai gol decisivi per la vittoria. Oggi è tornato a parlare in un'intervista al match program della Roma.

Ricorda quella serata al Bentegodi in coppa?

Come no, indimenticabile. Segnai, presi una traversa e creai qualche altra occasione. I giornali elogiarono la mia prestazione. Tutti parlarono bene di me, tranne uno….

Chi?

Zeman, il mio allenatore. Mi prese da parte e mi disse che non era contento della prova, nonostante avessi fatto gol. Mi invitò a partecipare di più al gioco di squadra e ad entrare maggiormente nei suoi schemi offensivi. Io ero un attaccante di movimento, dribblavo, non davo punti di riferimento. Il sistema, invece, prevedeva meno tocchi e più profondità. Avessi trovato maggior sintonia con lui…

Cosa sarebbe successo?

Sarebbe andata diversamente la mia esperienza nella Roma, credo. Dopo quella partita con il Chievo feci benissimo con la Fiorentina in casa, ma poi giocai sempre meno e non trovai lo spazio necessario per mettermi in evidenza. Avrei avuto bisogno di maggiore protezione e di qualche bella parola. Venivo da un altro continente, ero completamente spaesato. Un peccato, ora invece apprezzo tanto la tattica italiana e quelle parole di Zeman oggi le capisco.

Con Capello come andò l’anno dopo?

Non fui convocato per il ritiro a Kapfenberg, alcuni dirigenti della società mi fecero sapere che non rientravo nei piani del mister. Io rimasi perplesso, per un motivo: Capello non mi aveva mai visto giocare. Poteva valutarmi. Successe qualche giorno dopo, a Trigoria. Facevo parte della rosa e fu costretto a vedermi in allenamento. E come notò i miei movimenti in campo, cambiò subito idea. Mi chiese: “Ma perché non ti sei allenato con noi finora?”. Io replicai e gli riportai la versione a me nota: “Perché non mi vuole lei, mister, così mi hanno detto”. Lui rispose che non era vero e che mi avrebbe tenuto in considerazione. Mi impiegò sei volte, tre in Serie A e tre in Coppa Italia. Con lui ci fu solo un problema tattico.