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Baldini, fine dell’illusione

(di Alessio Nardo) E’ finita. Stavolta per sempre, anche se mai dire mai. Di certo, se in un futuro prossimo il nome di Franco Baldini dovesse riaffacciarsi sulla sponda giallorossa della Capitale, le reazioni generali non sarebbero pi?...

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(di Alessio Nardo) E' finita. Stavolta per sempre, anche se mai dire mai. Di certo, se in un futuro prossimo il nome di Franco Baldini dovesse riaffacciarsi sulla sponda giallorossa della Capitale, le reazioni generali non sarebbero pi? d'ottimismo e speranza, ma di paura e timore. Il dirigente filosofo lascia in preda alla malinconia, in mezzo al vuoto totale di una Roma che ad oggi non ha nulla. Societ?, allenatore, squadra. Tutto in alto mare, tutto da rifare. Quando all'inizio effettivo della nuova stagione manca poco pi? di un mese.

E' la fine di un qualcosa. Di un'idea mai nata, di un progetto mai decollato. I sogni di un'era grandiosa, segnata dalla forza d'urto del consorzio americano e dal carisma di un plotone dirigenziale italiano di alto rango, si sono disintegrati sul devastante muro della realt?. Due anni interi pieni di delusioni, accomunati dal fallimento. Di quei noiosi "dateci tempo" e "abbiate fiducia in noi", ora, cosa rimane? Baldini, andandosene, avr? anche compiuto un gesto onorevole. Ma ha soprattutto ammesso di aver fallito. Si ? arreso, ha alzato bandiera bianca. Rendendo felici tanti e spiazzando quei pochi che ancora oggi, giugno 2013, difendevano ad oltranza l'operato societario.

La sconfitta ? di Baldini e della Roma. Soprattutto di quella fetta di Roma (tifosi compresi) che nell'ex ds dell'era Sensi intravide l'arma ideale del riscatto. Il gran ritorno, la seconda era, i dolci ricordi di un passato eccellente. Cos'era Baldini, circa un decennio fa? Semplicemente altro. Un personaggio forte, carismatico, capace di cantarle a chiunque sia in privato che davanti ai microfoni. Abile e fedele nel fiancheggiare il presidente nelle sacrosante battaglie di potere, scaltro in sede di mercato ed ambizioso in fase di costruzione della squadra. Il dirigente ideale, colui al quale affidare un programma vincente. Ma di quel Baldini l?, ? rimasto solo il nome. Roma ha riabbracciato un'altra persona.

Il "non so neanche perch? sono tornato", datato ottobre 2011, fu gi? un messaggio sbagliato. Segno del distacco emotivo da una realt?, quella romana, che va inevitabilmente vissuta a 360?. Sia nel bene che nel male. Le scelte? Errate. Quasi tutte. Da Luis Enrique in gi?. Poi altre frasi insensate, messaggi morbidi, presenza evanescente all'interno della struttura. Baldini ? stato esattamente il contrario di ci? che sognavamo. Non un leader, non un fiero rappresentante del romanismo. Bens? un fantasma, senza grandi idee n? ambizioni. Se ne va cos?, da perdente. Con Londra nei sogni e Roma negli incubi. In fondo, ci dispiace. Ma il rimpianto ? per l'errore iniziale, per averci creduto in buonafede. Baldini rester? questo: il pi? grande abbaglio degli ultimi anni. Una magnifica illusione.