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Balbo: “Per vincere servono più leader, non uno. La nostra forza per lo scudetto fu il gruppo”

“Sono sulla strada giusta, ma credo manchi un po’ di sana cattiveria agonistica. Nella squadra ci sono grandi qualità tecniche e umane, ma ci vorrebbe più voglia di vincere”

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Abel Balbo, ex attaccante di Roma e Fiorentina, ha rilasciato un'intervista sull'AS Roma match program. Ecco le sue parole:

Cosa ne pensa del Capitano? “L’ho cresciuto, ha cominciato con me alla Roma quando aveva diciassette anni. È un grandissimo. Segnare alla Fiorentina è difficile, fare gol ai viola è sempre stato un osso duro e se gli ha segnato tanto, speriamo lo faccia ancora”.

Qual è il segreto del successo di Totti? “Sono due gli ingredienti vincenti di Francesco che vengono al secondo posto dopo una classe indiscutibile, superiore a tutti. Il suo segreto è la professionalità e la semplicità, non si è mai montato la testa e ha sempre continuato ad allenarsi e fare una vita sana come quando era un ragazzino”.

È stato due volte alla Roma con un intervallo di due anni, due esperienze diverse, cosa è successo dal ‘93 al ‘98? “Era una squadra che vivacchiava a metà classifica, si cominciava a lavorare per un futuro migliore. Sono stato il primo acquisto di Franco Sensi. Tanto lavoro, ma sapendo che non si sarebbe vinto nulla”.

Poi cosa avvenne, come mai lasciò la Capitale? “Avevo giurato al presidente che sarei rimasto alla Roma a vita. Ad una certa età poi però mi accorsi di non aver vinto nulla e così chiesi alla società di andare via. Trovai un accordo con il Parma e l’anno dopo vinsi la Coppa Italia”.

L’anno successivo cambiò di nuovo casacca, si trasferì a Firenze... “Una scelta perfetta, mi trovai molto molto bene. La società e i tifosi mi accolsero benissimo. Non sarei mai andato via per nessuna altra squadra se non la Roma”.

Alla Roma non arrivò da solo, ma con un certo Gabriel Omar Batistuta... “Sì, lavorai con Franco Baldini per cinque mesi dicendo a Bati piccole bugie per convincerlo ad accettare il trasferimento a Roma. Ero a fine carriera e fui molto contento di poter tornare a Roma e soprattutto togliermi la grande soddisfazione di vincere nella società dove avevo lavorato tanto. Così mi furono ripagati tutti gli anni precedenti”.

Quanto il merito di quello scudetto è stato di Capello? “È un grande condottiero. Ha un metodo di lavoro molto particolare, che fa vincere le sue squadre”.

Qual è l’ingrediente per vincere qualcosa a Roma? “Alla Roma sono sulla strada giusta, ma credo manchi un po’ di sana cattiveria agonistica. Nella squadra ci sono grandi qualità tecniche e umane, ma ci vorrebbe più voglia di vincere”.

Come si alimenta la sana cattiveria agonistica? “È difficile parlarne da fuori, ma fa parte del carattere dei giocatori, magari meno dotati tecnicamente però caratterialmente forti. Un solo leader nel gruppo non basta, ne servono almeno quattro o cinque. Quei giocatori che nello spogliatoio ribadiscono che non c’è chance per l’avversario...”.

C’è un episodio di quella stagione che crede sia stato fondamentale per lo scudetto? “La nostra forza fu il gruppo, nella diversità di pensieri e caratteri. L’affiatamento non rappresentò il nostro punto di forza, ma lo spogliatoio decise che era l’anno giusto. Ci furono qualche litigata e anche delle scazzottate, ma non solo tra i giocatori anche con lo staff tecnico. Ma sempre con la massima sincerità”.

L’anno successivo arrivò la Supercoppa, ma in campionato la Roma arrivò seconda... “Quello resta il mio rammarico più grande. Eravamo fortissimi, ma ci mancò la cattiveria agonistica. Il gruppo era appagato dalla vittoria e non riuscimmo ad esprimerci come avremmo potuto”.

Parliamo della gara di Firenze di domani sera... “Dal punto di vista tecnico sarà una bella gara tra due squadre che giocano il calcio e cercano sempre di vincere. Sarà una partita aperta dove può succedere di tutto. La Roma non è riuscita nelle ultime gare ad esprimersi come nella prima parte del campionato, ma non perde da dieci partite. La Fiorentina ha giocato in Coppa Italia un giorno dopo la Roma e ha passato il turno”.

Montella e Garcia sono due allenatori giovani: uno lo conosce bene, come giudica il tecnico francese? “Vincenzo lo conosco benissimo, è un grandissimo allenatore ed è sempre stato un professionista. Fa un gioco offensivo e spettacolare. Ha la consapevolezza di quello che fa e sono certo che con il tempo, con l’esperienza, potrà lottare per vincere”.

E Garcia? “Devo essere sincero, quando è arrivato lo conoscevo poco. Non mi aspettavo riuscisse ad ambientarsi così rapidamente in un ambiente molto provato dalla stagione precedente. Farà bene”.

Ci fai un pronostico per Fiorentina-Roma? “3-3. Sono due formazioni che hanno giocatori forti in attacco e ci potrebbero essere tanti gol”.

Chi vince lo scudetto? “Io mi auguro lo vinca la Roma, ha grandi qualità tecniche. Deve solo dimostrare di avere la giusta mentalità in campo. Altrimenti lo vincerà la Juventus, hanno giocatori con grande personalità che hanno attributi per vincere”.

Prima di lasciarla, suona ancora la chitarra? “No, nessuno subisce più le mie strimpellate! Lavoro sempre nel calcio, cerco di insegnare calcio ad allenatori e bambini in giro per il mondo. Tra un paio di settimane vado a fare un corso allenatori in Canada, aspettando di venire in Europa ad allenare un club importante”.