(di Alessio Nardo) Americani veniteci a salvare. Non siamo negli anni quaranta e per fortuna non è in atto una guerra universale e catastrofica. Parliamo di calcio, la più importante tra le frivolezze della vita. Sport che porta gente in piazza e muove masse, soprattutto in luoghi caldi e passionali. Roma non è seconda a nessuno in tal senso, e sulla sponda giallorossa è sempre più frenetica l’attesa per il passaggio di proprietà. I giorni passano, il tempo trascorre ma prima di attender buone nuove ce ne vorrà ancora. Arriverà o no Thomas Di Benedetto? Lo sapremo solo fra qualche settimana, mentre Angelucci nel silenzio tenta di scalar posizioni nel cuore di Unicredit. Nel frattempo la squadra va che è un dispiacere: un punto col Brescia in casa, cinque gol incassati a San Siro e vetta della classifica provvisoriamente a -10. Buio, disastro, motivato da una serie di fattori elementari. Il gruppo storico non viene rinforzato e rimpolpato da anni, i limiti strutturali e mentali sono atavici e l’allenatore ha perso definitivamente il controllo della situazione. La mediocrità generale del torneo può consentire ancora qualche sogno di gloria (il terzo posto non è un’utopia), ma occhio ai possibili crolli verticali. La gente è stanca, i tifosi non gradiscono l’inesistenza societaria e le prestazioni a volte imbarazzanti di una squadra talentuosa ma con evidenti limiti di personalità e mentalità. Il fondo del barile è stato raschiato, è ora di rifondare.
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2011: Rivoluzione Roma
(di Alessio Nardo) Americani veniteci a salvare. Non siamo negli anni quaranta e per fortuna non è in atto una guerra universale e catastrofica.
QUESTIONE ALLENATORE – Una volta terminato il campionato (con una qualificazione in Champions in tasca, si spera), la nuova proprietà dovrà provvedere al quasi certo cambio d’allenatore. Ranieri ha ormai rotto con squadra e senatori, sente di vivere una situazione provvisoria e in cuor suo sa di dover dire presto addio alla sua Roma. Questione di feeling ormai lacerato con l’ambiente, stesso epilogo della love story con Luciano Spalletti un anno e mezzo fa. Parlare ora di eventuali successori è prematuro, ma la piazza ha già in mente il personaggio da cullare e coccolare: Carlo Ancelotti. Ormai classica figura tirata in ballo da radio e giornali quando si parla di cambio tecnico. Carletto è sinonimo di progetto competitivo e vincente, il personaggio ideale per dare vita ad un ciclo di qualità. Se ne riparlerà a giugno, ma intanto il Chelsea va male e l’esonero del mister di Reggiolo non è affatto un’ipotesi remota. Dal Colosseo si tifa in tal senso, affinché Carletto possa esser libero in estate e pronto a tornare laddove fu protagonista da calciatore negli anni ottanta.
DIRIGENZA, MARKETING E STADIO – Impossibile immaginare un futuro a grandi livelli della Roma senza un’adeguata ristrutturazione dell’assetto societario e dirigenziale. Chi acquisirà il pacchetto di maggioranza del club si dovrà occupare degli aspetti decisionali, dovrà tenere in mano il progetto con competenza e specifiche capacità di scelta e organizzazione. Tra i membri dell’attuale staff solo Gian Paolo Montali potrebbe essere confermato a pieno regime, con l’assegnazione di un ruolo più consistente e importante. Bruno Conti dovrebbe lasciare la direzione tecnica per tornare ad occuparsi a 360° del settore giovanile, in crisi da qualche anno, mentre a Daniele Pradé, autentica delusione dell’ultimo biennio (acquisti sbagliati, affari flop, zero idee e nessun giovane di valore portato a Trigoria) verrà affidato un ruolo marginale. L’ex Franco Baldini e Walter Sabatini sembrano gli uomini in lizza per gestire il mercato e gli acquisti. Da non trascurare affatto gli aspetti legati al marketing (con un approfondito lavoro di affermazione del marchio Roma in Europa e nel mondo) e allo stadio di proprietà, da costruire nel giro di cinque o sei anni per aumentare gli introiti e garantire ai tifosi romanisti un’arena adatta al calcio. Con il rispetto dovuto per l’ormai antico e obsoleto stadio Olimpico.
ROSA DA RIFONDARE – Infine ci si occuperà della ricostruzione di una rosa ormai logora e disperatamente bisognosa di ricambi. Niente spese folli, nessuna follia. Il fair play finanziario e la serietà di un progetto tecnico non prevedono milioni spesi a profusione tanto per sbattere in faccia alla gente nomi altisonanti e magari poco funzionali. Obiettivo: inserire pedine giuste al posto giusto, ragazzi giovani e talentuosi da inserire in un progetto tecnico e tattico interessante. Questione portiere: Julio Sergio e Lobont hanno contratti lunghi e potrebbero restare, ma il brasiliano da qui a giugno dovrà migliorare sensibilmente un rendimento al ribasso. Via Doni, chissà dove. In difesa conferme per Mexés (atteso il rinnovo), Burdisso, Juan e Riise. Via Cassetti, Rosi, Loria, il piccolo Burdisso e Castellini, dentro un centrale di scorta e tre terzini di qualità. A centrocampo Pizarro e De Rossi non dovrebbero muoversi. Gli altri? Tutti in discussione, dai senatori Perrotta e Taddei passando per i vari Greco, Simplicio e Brighi. Su talun elemento influirà ovviamente il giudizio del nuovo allenatore. Scontate conferme per Borriello e Ménez davanti, con i possibili addii (per diversi motivi…) di Adriano e Vucinic. E Totti? Romperà il contratto appendendo gli scarpini al chiodo, o deciderà di tuffarsi nell’avventura americana, se americana sarà? Forse la seconda. D’altronde vincere il secondo scudetto con la Roma e, perché no, la Champions sono i due grandi sogni che il Capitano ha ancora nel cuore.
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