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I nuovi che avanzano

Spalletti e gli acquisti di gennaio stanno dando una sterzata alla stagione della Roma. Stavolta, a differenza di 12 mesi fa, Sabatini ha indovinato il mercato invernale

Alessio Nardo

Walter Sabatini si starà godendo, in silenzio e tra mille sigarette, il suo piccolo successo. Magari ripensando al passato, ad un anno fa. Doumbia, Ibarbo e Spolli. Il fallimento di un'intera sessione di mercato sintetizzato in tre nomi. Calciatori per lo più inadeguati, trasportati a Roma senza un vero perché, con l'intento semplice e un po' superficiale di ampliare l'organico a disposizione di Garcia, senza badare alla caratteristica fondamentale che dovrebbero avere degli elementi degni di vestire la maglia di una squadra ambiziosa: la qualità. Nomi, solo nomi, gettati nel vortice di una stagione bruttina, poi diventata decisamente brutta e faticosa nel corso dei mesi. "Salvata" solo da un derby.

Sbagliando s'impara, dice il proverbio. Di sicuro si migliora. Ed è quello che ha fatto la Roma, nella persona del suo direttore sportivo. Magari un po' tardivo in certi interventi, ma essenziale e risolutivo. C'era da cambiare parecchio a gennaio. Sul mercato bisognava scovare dell'efficienza a basso costo. Via Iturbe e Gervinho, entrambi ormai fuori progetto. Il primo per disagi tecnici e ambientali, il secondo per il legittimo desiderio di andarsi a godere i profumati milioni della Terra d'Oriente. Servivano i sostituti. Forti, pronti, capaci, tecnicamente all'altezza. In grado di far la differenza subito. Dentro Stephan El Shaarawy, lo stradiscusso Stephan El Shaarawy, e Dieguito Perotti, altro elemento finito in fretta nell'occhio del ciclone. "Fantasisti leggerini", "Trequartisti con poco carattere", "Calciatori in linea con i gusti tipici del ds, un po' troppo innamorato della fuffa e poco della sostanza". Ciò è stato pensato e detto.

In più è arrivato Ervin Zukanovic dalla Sampdoria. Non la prima scelta per la difesa, ma forse nemmeno l'ultima. Il top player (anzi, top defender) arriverà a luglio. Ora ci si accontenta. E tutto sommato è un bell'accontentarsi. L'impatto? Incandescente. Roma-Frosinone, Sassuolo-Roma, Roma-Samp. Nove punti in primis, e non è poco. E ben quattro gol (su sette totali segnati) che hanno visto protagonisti proprio loro: i nuovi. L'assist di Zukanovic per il tacco volante di El Shaarawy contro i ciociari, l'azione personale di Perotti con tanto di tocco delizioso per lo stesso ex milanista al Mapei Stadium, e infine le due giocate dello stesso El Sha (decisivo e motivato come raramente lo abbiamo visto nella sua carriera) per i gol di Florenzi e Perotti (!) contro i blucerchiati. Ciò significa che le operazioni di Sabatini hanno avuto un riscontro immediato e strapositivo. I nuovi stanno incidendo al massimo, il loro inserimento è stato rapido e brillante.

La differenza sostanziale la sta facendo la quarta novità, quella in panchina. Luciano Spalletti non ha ancora risolto tutti i problemi, ma pian piano sta restituendo una dignità tecnica ed organizzativa ad una squadra che s'era smarrita. Rudi Garcia ha avuto grandi meriti, ma si era esaurito un ciclo. Se solo la Roma avesse avuto il coraggio di cambiare il 29 novembre scorso, giorno della debacle interna contro l'Atalanta, oppure il 16 dicembre, quando lo Spezia di Mimmo Di Carlo venne a strappare una clamorosa qualificazione ai quarti di Coppa Italia all'Olimpico, forse oggi staremmo parlando di una stagione diversa, con prospettive migliori. Al diavolo i rimpianti, meglio guardare avanti. Consapevoli più che mai che la Roma sta ripartendo. Tra mille fatiche ancora da superare ed ostacoli, tanti, da abbattere. Ci sono i nuovi, con il loro carico di freschezza e motivazioni. E c'è Spalletti, l'uomo che per la seconda volta in undici anni ha ridato una speranza al popolo romanista.