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Social Tribuna. Roma-Verona 1-1: Dzeko è cieco? No, è Mario Gomez travestito

Il bomber bosniaco continua a non incidere e la pazienza nei tifosi è finita: "e se l'attesa dei gol di Dzeko fosse essa stessa Dzeko?". Le pubbliche scuse di Leo Castan commuovono, ma il caso del giocatore preoccupa e molto

Bruno Di Benedetto

"L'amore è cieco. L'amore è Dzeko. Dzeko è cieco".

A leggerlo così sembra quasi un ragionamento sensato. Invece no, è un sillogismo non valido, la cui conclusione non segue necessariamente dalle premesse. Eppure tutte e tre le proposizioni sono vere, e se anche la logica non le unisce in legami necessari, scandiscono la cronologia dell'assurda relazione che si sta consumando da 5 mesi tra Roma e Edin Dzeko.

Notato, sospirato, invocato, lungamente corteggiato e infine conquistato: era la nostra cotta, quella ragazza che avevamo tanto desiderato e con cui, dopo il primo bacio, già volevamo una storia seria. La Roma e il suo centravanti decisivo, per sempre (5 anni). La prima volta erano stati subito fuochi d'artificio: dopo tre minuti di amichevole contro il Siviglia, una bomba contro la faccia inferiore della traversa e un gran gol. Grande anche l'atteggiamento negli allenamenti e in partita, dove Edin aveva messo in mostra potenza fisica, qualità tecnica e sacrificio. Altro gol, stavolta decisivo contro la Juventus alla seconda di campionato. Ammettiamolo: a quel punto un'occhiatina su internet per cercare una gioielleria in cui comprare l'anello, l'avevamo data un po' tutti.

Ma facciamo un salto in avanti di cinque mesi e veniamo accolti dalle parole di Luigi: "Ma io dico solo perché ti chiami in un certo modo non devi giocare per forza. Sadiq sta in forma, perché deve perdere il posto? Sono convinto che se avesse giocato Sadiq sarebbe finita diversamente". Nella piazza social dei tifosi romanisti troviamo un gran fermento. E' in corso una discussione e qualcuno alza il tono, rivolgendosi con rimprovero alla folla. Lando dice: "Destro, per molto meno, è stato crocifisso, vilipeso e portato al pubblico ludibrio". Marco prova a rispondere con moderazione - "Ha giocato discretamente. Ha fatto i giusti movimenti e se quella palla invece di prendere il palo fosse entrata staremmo a parlare di altro. Sì, si è mangiato 3 gol nel secondo tempo, ma secondo me si deve solo sbloccare!" - ma l'aria è pesante, gli animi alterati. Si parla proprio di Edin Dzeko, che non segna, che è in crisi, che è letteralmente messo in discussione.

22 partite, tanto impegno e lavoro sporco, ma solo 5 gol, due dei quali su calcio di rigore. Mentre a 200 km dalla capitale osserva Higuain segnarne uno a partita, da cinque mesi il tifoso romanista è in attesa del suo bomber. "Stai tranquillo che questo è una garanzia", gli dicono. "Si deve solo sbloccare", insistono. Lui ci crede e cerca di rimanere calmo, ma intanto Dzeko continua a non incidere. Intanto la Roma annaspa, gioca male, cambia allenatore, pareggia in casa contro l'ultima in classifica. Aspetta e aspetta, il tifoso si innervosisce: batte il piede, la fronte gli si fa sempre più corrucciata, inizia a guardarsi intorno cercando segni di cambiamento, si alza e accenna a una protesta. Infine un pensiero gli attraversa la mente: "e se l'attesa dei gol di Dzeko fosse essa stessa Dzeko?" (Davide).

Così si scatenano le polemiche e gli sfottò. L'amore è ancora "Dzeko", come volevano quelli di "Serie Romanista"? No, non più. Oggi al massimo è il calciatore bosniaco che pare avere problemi di vista. Una foto circolata dopo la partita rivela il complotto: il giocatore visto in questi mesi al centro dell'attacco della Roma sarebbe in realtà Mario Gomez, attaccante flop ex Fiorentina, con indosso la maschera di Dzeko. E se invece i risvolti fossero ben più inquietanti? Nella settimana in cui Aaron Ramsey ha mietuto altre due vittime generando ilarità e discussioni in tutto il mondo, qualcuno in città azzarda una teoria: "Se segna Dzeko muore Ramsey". Forse fa ridere, forse no: noi comunque lo riportiamo.

Mentre nel reparto offensivo si consuma la crisi sentimentale, dall'altra parte del campo se la passa male Leo Castan, che aveva promesso una grande prestazione al nuovo mister Spalletti, e invece ha mostrato al mondo il gap che ancora lo separa dal calcio professionistico. Il fallo da rigore che ha permesso al Verona di pareggiare ha fatto perdere le staffe anche ai monaci tibetani, ma il sentimento giusto da provare per Castan uomo è il dispiacere. Lo conferma l'atteggiamento della stragrande maggioranza dei romanisti, commossa dalle scuse del giocatore, pubblicate sui social dopo la partita. "La professionalità, la modestia, l'educazione, l'impegno, la voglia: quelli restano gli stessi - commento Luigi - Ma i riflessi, i comandi forse non rispondono più come in passato. Potrebbe non recuperare mai a questi livelli. Dispiace tantissimo perché oltre ad essere un bravo difensore è sempre apparso un ragazzo impagabile. Con queste scuse lo ha dimostrato ancora una volta". Qualcuno, più ottimista, spera ancora che il difensore possa ritrovare la familiarità col campo, magari continuando a mettere minuti nelle gambe. Certo tutti sono dispiaciuti e commossi dalla storia di quest'uomo a cui la sorte ha giocato uno scherzo crudele.

La storia di Castan, e anche il palo colpito da Dzeko nel primo tempo, ci danno l'occasione di menzionare il fatto che la cecità non è attributo solo dell'amore, ma anche della fortuna. Se vogliamo pensare anche al caso Strootman, e a quanto anche lui fosse decisivo per il progetto della Roma, ci rendiamo forse conto che alcuni colpi pesanti a questa squadra li ha dati anche il caso. Questo comunque non esclude le responsabilità degli uomini. Salutato Rudi Garcia con un po' di amorevolezza nel momento dell'addio, ora lo sguardo dei tifosi si fa severo nei confronti dei giocatori: l'allenatore nuovo non può essere colpevole, e soprattutto: "Una partita come Roma-Verona si vince anche senza allenatore" (Mirko).