rassegna stampa

Sacrificio alla Roma. Nuovo look senza un big

Strootman l’indiziato, ma pure Dzeko ed El Shaarawy sono corteggiati

Redazione

C’è come una distanza costante tra il percorso della squadra Roma, la sua società e la percezione dei tifosi rispetto ai risultati, positivi o negativi che siano. È la più grande pecca riconoscibile del club di James Pallotta, tutte le altre vengono dopo, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". Se n’è accorto pure Monchi, che ancora non è riuscito il "grigio" a metà tra i facili entusiasmi e la depressione. Troppo pessimisti nel pensare che il direttore sportivo non ci riuscirà mai, troppo ottimisti nell’immaginare che di fronte all’ultimo mese profondamente negativo della squadra corrispondano interventi tali sul mercato in grado di far riprendere la rotta a Di Francesco. L’input di Pallotta ai suoi uomini nel vertice di Londra è stato quello che i suoi uomini si aspettavano. Nessuna sorpresa: avanti così, l’organico è stato costruito bene. Se mercato sarà a gennaio dovrà essere autofinanziato.

La Roma è pur sempre una società che ha comunicato alla Uefa di aver sforato i paletti imposti dell’ultimo fair play finanziario. Tra un paio di mesi si capiranno le sanzioni. Nell’attesa non cambia il messaggio: plusvalenze oggi e domani. Il domani sarà Alisson, il presente è uno scenario che a Trigoria possono solo immaginare. La Roma non dice no a priori per nessun calciatore, neppure in questo mese invernale. Non può farlo, perché non è detto che vada in porto il piano A di Monchi, ovvero le cessioni di Bruno Peres e Skorupski e gli arrivi di un terzino destro titolare (Darmian resta in pole) e un altro portiere di riserva.

Il piano B è un telefono che squilla all’improvviso e ti cambia la prospettiva. Dzeko ha detto no alla Cina, ma non si possono escludere altri assalti, il bosniaco continua ad avere mercato e le antenne vanno tenute sintonizzate, pur essendo un giocatore centrale per il gioco di Di Francesco. Potendo scegliere, non Dzeko il primo dei sacrificabili. Discorso che non vale per Strootman: la clausola da 45 milioni pare un ricordo sbiadito, ora la quotazione è scesa e di fronte a una buona offerta l’olandese partirebbe. E infine c’è El Shaarawy: per caratteristiche è uno dei preferiti di Di Francesco, non trovano conferme le voci di interessamenti dalla Premier League mentre qualche movimento ci sarebbe in Bundesliga. In caso di addio di un titolare, cambierebbe il portafoglio e lo scenario di Monchi. L’obiettivo? La Grande Paura è quella non raggiungere la qualificazione Champions. Tutti gli sforzi della Roma vanno in quella direzione.