rassegna stampa

Roma camaleonte. Alchimie tattiche e cambi in corsa

LaPresse

Dal 4-3-3 al 4-2-3-1, passando per la difesa a tre. Con il "falso nove" e il centrocampo a cinque

Redazione

L a base è la difesa a 4, del resto Eusebio Di Francesco non ha mai nascosto il fatto che il suo calcio parta proprio da lì, da quell’assetto difensivo. Poi, però, l’allenatore della Roma ci ha messo sopra dell’altro. E così, in tre occasioni su 23, dietro si è passati anche a giocare a tre.

La Roma in questa stagione è partita 4-3-3, che poi è il modulo di base del calcio di Di Francesco, durato sostanzialmente tre partite (Torino, Atalanta e Real Madrid) per poi venire riproposto a singhiozzo in alcune circostanze. Per mettere a proprio agio Pastore, però, strada facendo Di Francesco ha cambiato pelle, passando al 4-2- 3-1. Solo che poi l’argentino si è fatto male nel derby e in quel ruolo è sbocciato prima Lorenzo Pellegrini e poi Zaniolo, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport.

Quando poi Di Francesco ha deciso di cambiare radicalmente, è passato alla difesa a tre. Come detto, la prima volta è successo in casa del Milan, sfida persa per 2-1 in extremis. Di Francesco in quell’occasione decise di cambiare sostanzialmente per due motivi: cercare di mettere insieme perla prima volta i due centravanti (Dzeko e Schick) e creare densità a copertura della difesa, con una linea che più che a tre era a cinque. Contro i bianconeri è andato in scena un 3-5-2 volto a togliere le linee di passaggio alla squadra di Allegri. L’ago della bilancia doveva essere Florenzi, anche se il vicecapitano giallorosso non è che poi sia andato così bene. Ecco anche perché con il Sassuolo si tornerà a 4. In attesa, magari, della prossima alchimia tattica di DiFra.