rassegna stampa

Manuale del Derby: dagli Alibi a Zeman. Storie di gol, eroi ed esultanze «cult»

La stracittadina in 21 lettere che raccontano Lazio e Roma: un nuovo capitolo di una sfida eterna

Redazione

A come alibi. Perché il derby è così: se lo vinci esulti, se lo perdi cominci a sventolare scuse qua e là. E di solito la più gettonata comincia con la A: arbitro.

B come bagno. Dicembre 2006: Delio Rossi vince il derby e poi festeggia con un bagno al Fontanone del Gianicolo.

C come Champions League. È il retrogusto dolce di una sfida che sa d’Europa, con i 57 punti complessivi delle due squadre.

D come Delvecchio. Mani alle orecchie e i laziali tutti zitti. Con 9 gol all’attivo, Marco Delvecchio è entrato nella leggenda del derby della Capitale.

E come esultanze. Quella di Giorgio Chinaglia dopo il gol che, spiega 'La Gazzetta dello Sport', il 31 marzo 1974 diede la vittoria alla Lazio. Sotto la curva sud dal dischetto Chinaglia realizzò il 2-1 ed esultò puntando il dito verso il cuore del tifo romanista, diventando un manifesto laziale. Manifesto che è pure l’esultanza di Francesco Totti con il selfie. L’11 gennaio 2015 il capitano della Roma riacciuffa con una doppietta la Lazio. Esulta sotto la Sud dedicandosi un selfie che farà il giro del mondo. E il Mirror spiegò: «È il giocatore più “cool” che sia mai esistito. Può fare quello che vuole».

F come Flaminio. Si è giocato anche lì, il derby. E nel 1989-90, aspettando il Mondiale, i tifosi di Roma e Lazio assaporarono il gusto di giocare una stracittadina in trasferta.

G come Gottardi, che segnò al 94’ nel derby del 1998 siglando la vittoria per 2-1 nel ritorno dei quarti di Coppa Italia. In quella stagione, tra campionato e coppa, i biancocelesti di Eriksson conquistarono quattro derby su quattro.

H come hotel. Perché una volta le vigilie cominciavano nei ritiri degli alberghi: l’Americana sull’Aurelia ai tempi della Lazio di Chinaglia, il Cicerone in Prati per la Roma.

I come interrotto. Come il derby che fu fermato dopo la falsa notizia della morte di un bambino: il derby fu rigiocato in seguito, finì 1-1.

L come Lulic . Ha siglato l’ultima vittoria della Lazio nel derby. Un gol che regalò la Coppa Italia nella finale del 26 maggio 2013.

M come Montella. Ma potrebbe essere anche “P” come poker, perché mai nessuno aveva segnato 4 gol in un derby. Il 10 marzo 2002 fini 1-5 per la Roma e l’ultima rete la realizzò capitan Totti con un «cucchiaio» a Peruzzi, esibendo subito la maglia «6 unica» dedicata alla fidanzata Ilary.

N come Negro. Dicembre anche allora, il 17 di 16 anni fa. La Lazio scudettata contro la Roma prima in classifica: vincono i giallorossi su autogol di Paolo Negro, da allora bersagliato dai tifosi romanisti. A fine stagione fu scudetto giallorosso.

O come Olympia, un’aquila reale americana che dal 2010 vola sul prato dell’Olimpico prima delle partite della Lazio. Ma nel derby il volo del rapace è stato ormai escluso per tutelare la sua incolumità.

P come Piola, che il 16 marzo 1941 fissò con una doppietta il 2-0 della Lazio nel derby. Si era fatto male in uno scontro con Acerbi dopo appena 18 minuti. Una ferita suturata a bordo campo per rientrare in campo col capo fasciato. Poi Silvio Piola realizzò le due reti, la prima addirittura di testa.

Q come «quelli che hanno portato il calcio a Roma»: è il vanto dei tifosi della Lazio, che rivendicano di essere la prima squadra della capitale.

R come «Raggio di luna». Era il soprannome di Bernt Arne Selmosson. L’attaccante svedese arrivò alla Lazio nel 1955 dall’Udinese. Tre stagioni dopo passò alla Roma per 135 milioni. Al primo derby da avversario segnò alla Lazio (30 novembre 1958, 3-1 per i giallorossi), ma tornò subito a metà campo senza esultare.

S come scudetto. Perché il derby ha fatto anche rima con tricolore: nel 1999-2000 la Lazio vinse 2-1, Nedved e Veron ribaltarono la rete di Montella e avviarono la rimonta scudetto sulla Juve, sette vittorie e un pareggio che valsero il sorpasso all’ultima giornata. Nel campionato successivo il derby scudetto fu della Roma: vittoria con autogol di Negro all’andata e rimonta indolore subita da Castroman al ritorno.

T come Totti. Toc toc, il capitano della Roma bussa al derby numero 42 della sua carriera. È vero, questo non è ancora sicuro di giocarlo, ma se capiterà aspettatevi l’assalto al primato solitario dei gol segnati nelle stracittadine. Per ora, fermo a quota 11, lo condivide col brasiliano Da Costa, domani chissà…

U come «undici anni in B». È lo sfottò per eccellenza dei tifosi della Roma nei confronti dei biancocelesti, ricordando le stagioni trascorse dai rivali nella serie cadetta.

V come villaggio. È lo slogan che usò Rudi Garcia dopo il derby vinto 2-0 il 22 settembre 2013: «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio» disse il francese.

Z come Zeman, l’uomo dei derby. In tutto ne ha vissuti 12, 5 sulla panchina della Lazio e 7 su quella della Roma. Il bilancio è negativo, con 3 vittorie, altrettanti pareggi e sei sconfitte.

(Nicola Berardino/Davide Stoppini)