rassegna stampa

Luciano, l’inquieto che cambia tutto. Ma non il bel gioco

Dagli inizi a Empoli ai trionfi russi, sino alla Roma di oggi e ieri: ora l’allenatore è pronto per l’Inter

Redazione

Luciano Spalletti è un uomo lucido, a volte nervoso e un po’ permaloso. Conosce l’arte della dialettica e sa mettersi di tre quarti in video quando serve. Con i trequartisti invece qualche volta ha avuto dei problemi, ma ha saputo come risolverli. Arriva dalla provincia e da una lunga gavetta, cosa che lo accomuna al tecnico della Juve Allegri, ed è stato più fortunato di lui all’inizio: Allegri ha smesso da giocatore e cominciato da allenatore con l’Aglianese, Spalletti con l’Empoli, e non è la stessa cosa. Con l’Empoli è stato amore, fuoco e fiamme: promozione in Serie B, poi in Serie A. A Empoli Spalletti ha fatto la storia del club, poi si è spostato sul mare.

Grande sfida, grande bellezza: la Roma di Spalletti travolge con il suo calcio contemporaneo, non riesce a scalzare Mancini in campionato ma fa innamorare molti. Liberate da Juve e Milan, una mandata in fuorigioco dalla scandalo, l’altra distratta come sempre dall’Europa, l’Inter e la Roma diventano protagoniste, Mancini e Spalletti i tecnici top: vince quasi sempre Mancini, però Spalletti lo mette in difficoltà diventando l’unico antagonista. La sua Roma vince in coppa, perde un campionato a pochi minuti dalla fine, scintilla in Europa. E’ una squadra cicala: raccoglie poco, ma affascina. Spalletti però è un uomo inquieto e quando capisce che difficilmente la Roma sarà pronta a fare l’ultimo step lascia: è la fine del 2009, l’esperienza in Russia è alle porte..

Nella sua prima Roma c’è un certo tocco di Spalletti: più giovane, deciso a giocar bene, a stupire, a divertire. Nella seconda Roma c’è lo Spalletti maturo: bel calcio ma anche equilibrio, e pugno di ferro quando serve. Allegri ha qualche problema con Bonucci e altri giocatori, Spalletti ne ha molti di più con Totti, una divinità. Reagisce alle dichiarazioni di Ilary Blasi con ironia. "E’ un piccolo uomo", dice lei in un’intervista alla Gazzetta . Lui qualche giorno dopo si presenta con un disco di Mia Martini da regalarle. «Piccolo uomo», appunto. Ma non ci sono solo le schermaglie con Totti o, meglio, con l’ambiente intorno a Totti a punteggiare l’ultimo anno romano. C’è un rendimento ottimo, e Spalletti capisce che forse per fare l’ultimo step dovrà cambiare ancora, scegliere una città senza acqua che scorre, e non dovrebbe essere una grande fatica ripensando ai giorni belli di Udine. L’Inter per lui non è un salto nel buio, tantomeno nell’acqua che non c’è più.

(A. Bocci)