rassegna stampa

Derby, dalla parrocchia allo stadio. Una questione di… campanile

Don Andrea tifa Lazio, don Manrico è della Roma: "Anche se si gioca alle 12,30, dopo la Messa vedremo la partita"

Redazione

Il derby con gli occhi di due «don» della Capitale, uno laziale e l’altro romanista. Un punto di vista angelico, potremmo dire. E anche molto pratico. Don Andrea Carlevale, da due anni parroco di Santa Maria di Loreto, periferia est di Roma, tifoso della Lazio dal 1981. Come riporta Alessandra Gaetani de La Gazzetta dello Sport segue la squadra sui quotidiani on line e tramite la app biancocelesti News sul cellulare. «Tifo facendo goliardia. Prendo in giro e mi piace essere preso in giro dagli amici romanisti. È una scusa per parlare con i miei parrocchiani e gli amici. Il calcio è divertimento».

Domani il derby si giocherà alle 12.30, un’ora concomitante con molte messe...«Io celebro la messa alle 11,30 e seguirò l’incontro dopo aver salutato i fedeli». Innegabile dire che il calcio è cambiato. «È diventato uno spettacolo televisivo. Si è ridotto il gusto di andare a vedere la partita allo stadio».

Don Manrico Accoto, da 4 anni parroco di Santa Giulia Billiart, al Tuscolano. Tifoso da quando aveva 4 anni. «Seguo la squadra della Roma sui quotidiani e in tv con i miei parrocchiani, con i quali vado anche allo stadio con gli striscioni». Lui vive il tifo «con ironia quotidiana in oratorio e sfottò reciproci, nei limiti. È uno strumento educativo perché aiuta a legare con i giovani. E anche ricreativo. Guardiamo le partite insieme». Riguardo gli incontri di domenica a ora di pranzo, dice: «Non mi condizionano. Finisco la messa alle 12,15. Ora tutto è al servizio del business. È tutto il contesto, non solo la partita, che scardina un modello di domenica e del tempo».