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rassegna stampa

Gli attivisti si ribellano a Raggi e Grillo

Consiglieri e attivisti sfogano la propria rabbia contro il loro leader, colpevole di tenere in piedi la Raggi e di aver dato l’ok all’impianto sportivo

Redazione

L’accordo di massima tra il Campidoglio e i proponenti sullo stadio della Roma a Tor di Valle non va giù alla base grillina. Consiglieri e attivisti sfogano così la propria rabbia, puntando l’indice non solo contro la sindaca Virginia Raggi, ma anche il leader Beppe Grillo, colpevole fondamentalmente di due cose: tenere in piedi la Raggi e aver dato l’ok all’impianto sportivo.

E non è neppure un caso che gran parte di questi sfoghi trovino cittadinanza nel Forum degli attivisti M5S del Municipio VIII, uno di quelli in cui lo scontro tra l’ala vicina alla sindaca e la frangia ortodossa che fa riferimento a Roberta Lombardi è più aspro. Nel Forum alcuni consiglieri municipali – gli stessi che stanno muovendo guerra al mini sindaco Paolo Pace sulla riqualificazione degli ex Mercati Generali dell’Ostiense – e gli attivisti si rendono protagonisti di dichiarazioni feroci contro i portavoce meno oltranzisti. Non manca chi istiga a far cadere il Municipio per vedere che cosa farebbe Grillo in un caso del genere. Si parla apertamente di «dittatori». La sindaca Virginia Raggi è stata messa a conoscenza di una situazione grave e che prima o poi andrà affrontata. Lo scontro interno ai 5 Stelle ormai certifica come sullo stadio della Roma – e sull’urbanistica in generale – il MoVimento sia spaccato in due.

Da una parte gli «ortodossi» o «talebani», l’anima più di sinistra e gruppettara, molto critica nei confronti della politica della Raggi, con posizioni molto radicali in tema di ambientalismo. È, questa frangia più ortodossa, quella che mette spesso in discussione i provvedimenti della giunta comunale e quelli dei presidenti di Municipi, a volte ancora prima che vengano presi, come ha spiegato Grillo nella riunione dell’altra settimana con consiglieri comunali e mini sindaci. C’è poi la frangia più governativa, che a Roma ha un’anima decisamente meno di sinistra ed è schierata con la Raggi. E poi, ovviamente, c’è lui, Grillo, che ha spiegato chiaramente che il tempo dell’attivismo e dei meet -up è finito: il M5S apre la fase due, quella di governo, con una rigida separazione dei ruoli tra attivisti e portavoce e tra gli eletti stessi, che devono comportarsi in base alla carica ricoperta. Ma molti attivisti non l’hanno evidentemente capito. Così nel Forum dell’VIII Municipio se ne scrivono di tutti i colori. Un attivista giudica lo sta dio «una pantomima» perché «Grillo dichiara che è meglio spostare lo stadio per sicurezza idrogeologica. Si accorda con Virginia che sventolalo spauracchio e Parnasi cede. Virginia è un giocattolino nelle mani di Beppe e tutti siamo i nuovi palazzinari. Così si muore perché uccidiamo la proposta politica. La prossima porcata saranno gli ex Mercati di Ostiense».

Qualcuno difende la sindaca e «il grande successo» ottenuto sullo stadio, ma la stragrande maggioranza è fortemente contraria. Qualcun altro dà il merito a Roberta Lombardi e a Francesco Sanvitto – l’urbanista «scomunicato» da Grillo – il merito di aver ridotto le cubature. Ma non manca chi grida al tradimento della Carta di Firenze del 2009 e accusa la vendita dell’anima – e di qualche altra parte anatomica – del M5S a Roma. E c’è anche chi dopo lo stadio provocatoriamente dice che la prossima mossa di Grillo e Raggi sarà un bel quartiere a luci rosse, come voleva fare Marino. In molti parlano di mini sindaci che «contano come il due di coppe quando regna bastoni».

L’accusa è a Pace e agli ex Mercati Generali, ma anche alla Raggi, perché «la trasformazione del MoVimento a partito è pressoché completata». Con buona pace dell’«uno vale uno», archiviato perché il governo è un’altra cosa. Ma gli attivisti non sembrano capirlo. Loro, gli attivisti «storici» vicini alla Lombardi, si sentono bollati con una «lettera scarlatta» e denunciano: «Siamo considerati dissidenti». Manca solo la scissione modello Pd… Così mentre consiglieri municipali e attivisti chiedono la caduta del Municipio VIII pur di bloccare la «colata di cemento» degli ex Mercati Generali, e chi si oppone viene prontamente rintuzzato, non manca chi dice che il MoVimento dovrebbe cambiare nome da 5 Stelle a 4 Stelle, visto che quella ambientalista nel frattempo è stata sacrificata sull’altare del dg romanista Baldissoni. Un consigliere arriva a invocare licenze edilizie solo per demolizioni e ricostruzioni. Né manca chi lamenta il fatto che sullo stadio non si sia fatto un referendum. Gli attivisti difendono così Sanvitto e perfino il sindaco di Parma Pizzarotti. «Dopo che abbiamo portato l’acqua con le orecchie il sistema ci restituisce tanti dittatorelli», mentre qualche altro si lascia andare sconfortato: «Grillo non vuole perdere Roma solo perché crede di poter vincere le politiche» e per questo scomunica «chiunque disturbi il manovratore. Ormai sembra il remake di Forza Italia» Addirittura…

(D. Di Mario)